Ci sono novità importanti per i genitori divorziati. Da oggi se uno dei due non paga l’assegno di mantenimento, rischia fino a un anno di carcere o una multa fino a 1.032 euro. Un inasprimento di pene che coincide con l’entrata in vigore dell’art. 570 bis del codice penale che prevede sanzioni più severe per i genitori che decideranno di sottrarsi “agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge”. Una regola che è stata inserita all’interno del decreto legislativo 21 del 2018.

Di fatto – come scrive l’agenzia di stampa AdnKronos – con l’introduzione di questo articolo “si amplia la tutela legale che il codice penale offre in ambito familiare sia dal punto di vista soggettivo che oggettivo” spiega l’avvocato Giuseppe Mauro, specializzato in diritto di famiglia. E ancora, aggiunge il legale:

L’art. 570 limitava la pena al genitore che faceva mancare i mezzi di sussistenza ai propri discendenti, generalmente ai propri figli. Ora quelle pene, come recita lo stesso articolo 570 bis, si applicano al coniuge che si sottrae all’obbligo di corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio, ovvero vìola gli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli.

La novità è rappresentata dall’estensione del reato da chi abbia fatto mancare “i soli mezzi di sussistenza” anche a chi abbia omesso di pagare “ogni tipologia di assegno”:

Più chiaramente sino ad oggi commetteva reato solamente chi faceva mancare ai figli i mezzi di sussistenza (ovvero l’essenziale per vivere: cibo, vestiario e casa) ma non anche chi, ad esempio, a fronte di un assegno di mantenimento di 1000 euro, decideva arbitrariamente di versarne 500. Ora non sarà più così e la reclusione (quantomeno sulla carta) sarà prevista anche a carico di chi ometterà di versare – ai figli o all’ex coniuge – l’assegno stabilito. In sostanza ogni inosservanza dei propri impegni diventa sempre più insidiosa se non motivata con estrema precisione in sede di giudizio. È vero, infatti, che alcuni padri si sono ‘salvati’ dimostrando la loro ‘effettiva incapacità economica’, ma questa è una prova molto difficile che a nulla serve rispetto ad un grave stato di necessità. 

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