Elena Cecchettin: "Mia sorella Giulia aveva paura per Filippo Turetta, non di lui"

La ragazza ha ripercorso gli ultimi giorni di vita della sorella, uccisa dall'ex fidanzato, che le aveva riferito di essere dsposto a togliersi la vita se non avesse avuto lei al suo fianco.

Il Natale 2023 sarà il primo che Elena Cecchettin trascorrerà senza sua sorella Giulia, uccisa l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta, reo confesso, e ritrovata senza vita una settimana dopo. Non può quindi che essere naturale in questi giorni ripensare all’ultimo periodo della ragazza e alle difficoltà che lei manifestava nel rapporto con lui.

Era una relazione di controllo e di abuso, ma all’inizio di una storia scusi tutto. Lui voleva essere presente in ogni cosa della vita di Giulia – ha detto la ragazza in un’intervista a RepubblicaLei non poteva uscire con le amiche senza dirlo, quasi dovesse chiedere permesso. Non le lasciava spazio, non voleva che lei avesse una vita al di fuori di lui”.

La giovane scomparsa, a detta di Elena Cecchettin, era consapevole di come i comportamenti del suo ex fossero sbagliati, ma lei temeva per la sua incolumità: “Certo che Giulia si è accorta che qualcosa non andava, sapeva che io avevo ragione ma come fai a immaginare che la persona con cui stai possa farti del male, non lo vuoi credere possibile. Mia sorella era una persona buona. Aveva davvero paura che lui si facesse del male. Aveva paura per lui, non di lui. Voleva aiutarlo, credo proteggerlo”.

Ancora una volta Cecchettin ha sottolineato come sia importante mettere in atto un cambiamento radicale nella società, che tarda però ad arrivare: “Misoginia e sessismo sono autorizzati dalla società, profondamente patriarcale. Si possono fare centinaia di esempi. Se una ragazza ha avuto molti partner non è considerata allo stesso modo di un ragazzo. Come ti vesti, come ti comporti. Non è uguale il giudizio. Sono pensieri radicati eppure sminuiti, banalizzati perché appaiono, appunto, normali. Il controllo comincia sempre dietro la maschera dell’aiuto, della cura. Si normalizzano da principio atteggiamenti che sembrano lievi, poi via via peggiori. Bisogna iniziare a puntare il dito sulle cose piccole. Lo svalutare le donne, per esempio. L’educazione è fondamentale, a partire dalla primissima infanzia: se lo Stato non investe in questo ha fallito il suo compito ed è complice, sì. Complice del sessismo e della misoginia diffuse che possono sfociare in violenza estrema”.

Questa è stata l’occasione per la studentessa di parlare di alcuni presentimenti che lei aveva avuto e che oggi vede in modo differente: “Ci siamo scritte fino alle 10 e mezza di sera. Parlavamo di vestiti, Giulia stava scegliendo quello per la laurea. Sapevo che era con lui, ci siamo scambiate messaggi mentre erano insieme. Fino alle 22.30. Poi le ho scritto e lei non ha visualizzato. Non mi sono preoccupata, era sabato sera, erano fuori. Ho pensato magari le si fosse scaricato il telefono”.

Ben presto, però, lei si è resa conto che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto: “All’1 e mezza mio padre ha scritto nella chat di famiglia: ‘Giulia, dove sei?’. Sono andata a letto e non riuscivo a dormire, sono molto ansiosa, quella notte avevo un’oppressione tremenda. Alle 8 di mattina arriva un messaggio di mio fratello che mi chiede: ‘Sai dov’è la Giuli, non è tornata a casa’. Ero in bagno, sono scoppiata a piangere. Ho capito subito”.

Elena Cecchettin ha inoltre parlato di una voce che la riguarda e che periodicamente torna a galla da quando sua sorella è scomparsa, quella relativa a un suo possibile impegno in politica. “La politica è nel mio passato e nel mio presente. Ma ci sono anche gli studi, l’arte. Le cose che mi fanno essere quella che sono. Poi certo c’è la nostra storia personale. Non voglio fare politica in nome di Giulia, diventare la testimonial del nostro lutto. Così come non voglio che Giulia sia ricordata solo come la vittima del suo assassino” – ha concluso.

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