"Se c’è una cosa di cui mi pento…": Elena Cecchettin parla di Turetta e della paura della sorella Giulia

Torna a parlare Elena Cecchettin, sorella di Giulia, uccisa dall'ex Filippo Turetta. E proprio di lui dice: "Gli ero ostile, ma mi pento di non esserlo stata apertamente".

Torna a parlare, dall’Austria dove si trova per motivi di studio, Elena Cecchettin, sorella di Giulia, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre scorso. Lo fa durante la trasmissione Chi l’ha visto?, raccontando di essere pentita per non “essere stata così apertamente ostile verso Filippo Turetta”.

Quello che emerge, dalle parole di Elena Cecchettin, è il quadro di un rapporto tra sorelle con caratteri diversi, con Giulia che forse, ha spiegato la ragazza, evitava di dirle delle cose per non deluderla o forse per non farla preoccupare.

Giulia non mi ha detto certe cose – ha raccontato Cecchettin – Magari lei lo percepiva così, ‘Se le dico che siamo tornati insieme, la deludo’. Ad esempio, lei non mi ha mai detto di avere paura di lui, una settimana prima che lui la uccidesse si erano visti in gelateria e lui aveva avuto dei comportamenti violenti sia a gesti che a parole. La sua amica le aveva chiesto in che senso e lei aveva eclissato. Io non sapevo tutto questo”.

E su Turetta, attualmente in carcere a Verona dopo l’estradizione dalla Germania, dove era fuggito dopo il femminicidio della ragazza, commenta recisamente: “Filippo per me è l’assassino di mia sorella: lui le ha tolto la vita e la libertà, le ha fatto vivere due anni infernali. Litigavano sempre, lei, tante volte, per evitare un litigio faceva quello che non voleva fare“.

Dopo i funerali, Elena Cecchettin è rientrata all’estero ma, racconta, non riesce a trovare pace: “Io dico sempre che il male che sto provando adesso, lo potrei sopportare se avesse un senso, ma non riesco a darmi pace pensando al male che ha provato lei. Pensare a tutte le possibilità che le sono state tolte, a tutte le cose che non potrà mai più fare, qualsiasi cosa. Tutto. La libertà prima ancora della vita“.

E fornisce ancora un quadro di Filippo Turetta diverso da quello del “bravo ragazzo” che molti, ancora dopo l’omicidio, hanno cercato di dipingere, secondo una pratica tanto illogica quanto assodata nel linguaggio giornalistico e in quello comune, per cui un assassino continua a ricevere umanizzazione ed empatia, venendo descritto con qualità e pregi che mal si sposano con quanto compiuto; un quadro in cui alcune avvisaglie di tossicità sembravano essere presenti:

Lui l’ha uccisa ma prima ancora la controllava, le metteva pressioni per cui lei non era libera di vivere la sua vita. Le chiesi io con chi sarebbe andata al centro commerciale e quando mi disse con Filippo, io non ero tranquilla. Pensavo che sarebbe stata l’ennesima occasione di litigare perché ultimamente quando si vedevano litigavano sempre. Io ero particolarmente ostile nei confronti di Filippo, sia quando parlavo di lui che quando parlavo con lui, mi facevo valere, non lo sopportavo”. Tuttavia, ci tiene a sottolineare che “Se ci sono stati episodi di violenza, lei non me li ha raccontati“.

Lui sembrava in competizione con me – ha concluso Cecchettin – mi diceva ‘Guarda che io la conosco meglio’. Oppure ‘Guarda che io so com’è fatta’. Giulia mi aveva detto, dopo che si erano lasciati, che lui le diceva ‘Sono il tuo migliore amico’, però, Giulia mi diceva anche: ‘Lo ha deciso lui che è il mio migliore amico, per me no, lui è il mio ex fidanzato'”.

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