Elena Cecchettin 'Persona dell'anno' per l'Espresso: "Le sue parole sul patriarcato sono una lucida analisi"

La rivista ha dedicato la copertina di dicembre 2023 alla sorella di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. "Sono contenta che quelle parole siano state prese sul serio", commenta lei.

Elena Cecchettin è stata definita ‘Persona dell’anno’ dal settimanale L’Espresso, che le ha dedicato la copertina dell’ultimo numero. In seguito alla morte di sua sorella Giulia Cecchettin per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta, la giovane si è infatti esposta più volte e pubblicamente contro la violenza di genere, puntando il dito contro il sistema patriarcale nel quale ancora viviamo.

Le sue parole sul patriarcato e la cultura dello stupro hanno impresso a un dolore familiare la cifra della responsabilità collettiva per la lunga catena di femminicidi che hanno scandito l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle”, si legge nel post Instagram che presenta il numero di dicembre 2023, e che definisce quella di Elena Cecchettin “una lucida diagnosi”.

La giovane donna, che appare sulla copertina del settimanale in un ritratto della fotografa Ilaria Magliocchetti Lombi, ha commentato la decisione durante un colloquio con Susanna Turco, come si legge nello stesso post: “Sono contenta che quelle parole siano state prese sul serio e che di fatto le persone abbiano iniziato ad avere voglia di realizzare quel cambiamento che già desideravano”.

In un Paese maschilista nel quale la narrativa sui femminicidi appare ancora problematica, Elena Cecchettin ha saputo ribaltare il pensiero dominante che vede nei responsabili di questi atti dei lupi solitari, chiamando gli uomini alla responsabilità collettiva. Lo ha fatto, forse per la prima volta, in diretta tv, dove ha rifiutato la parte di vittima silenziosa nella quale molti avrebbero preferito vederla.

Per questo, per essersi esposta, Elena Cecchettin è stata spesso vittima di veri e propri attacchi mediatici, tra chi l’ha accusata di cercare popolarità a chi si è scagliato contro il suo vestiario, giudicandolo poco consono e “satanista”. Ma le sue parole, che abbiamo sentito per la prima volta ai microfoni di Diritto e Rovescio poco dopo il ritrovamento della sorella, rimangono tristemente lucide e precise:

In questi giorni ho sentito parlare di Turetta, molte persone lo hanno additato come un mostro. Ma lui mostro non è, mostro è colui che esce dai canoni normali della nostra società. Lui è un figlio sano della della società patriarcale, che è pregna della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni che sono volte a limitare la libertà della donna, come controllare un telefono, essere possessivi, fare catcalling, ed è una struttura di cui beneficiano tutti gli uomini. Non tutti gli uomini sono cattivi, mi viene detto. Sì, è vero, ma tutti gli uomini ne beneficiano. Quindi tutti gli uomini devono essere attenti, magari richiamando l’amico che fa catcalling a una passante, o il collega che controlla la ragazza. Dovete essere ostili a questi comportamenti, che possono sembrare banali, ma sono il preludio del femminicidio. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere, è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere un’educazione sessuale e affettiva, in modo da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza, in modo tale che se le persone devono chiedere aiuto siano in grado di farlo. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.

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