Passano gli anni ma le polemiche che più infiammano gli animi social sembrano ripetersi in un loop infinito senza che nulla cambi.

Succede che mentre Blanco canta al concerto Radio Italia Live in piazza Duomo a Milano a stretto contatto con la folla, una ragazza appoggia la propria mano sull’inguine del cantante, il tutto immortalato da un video di un’altra fan, che posterà l’accaduto su Tik Tok commentando: “Grazie alla ragazza che ha messo la mano sul ca**o di Blanco rovinandomi il video dove lui prende per mano il mio ragazzo”.

La polemica esplode in tempo zero, con fazioni che si delineano in modi visti già tante volte: c’è chi grida alla molestia di per sé, chi loda la professionalità di Blanco che continua a lavorare mentre c’è stata chi “ha piagnucolato” per dei complimenti alpini, c’è chi lo invidia e sminuisce il tutto e c’è chi grida alla molestia sottolineando quanto poco si stia gridando solo perché Blanco è un uomo.

Quest’ultimi in particolari sono esemplari tanto tipici quanto particolari.

Due anni fa accadde una cosa simile per un commento di Daniela Collu nei confronti di Hell Raton, che evidenziò, proprio come ora, quanto il fattore “doppio standard” si inserisca nella polemica deviando brutalmente il discorso.

Domandarsi “e se Blanco fosse stata una donna?” è una domanda che avrebbe una sua validità, in un’epoca in cui l’attenzione nei confronti di violenze e molestie a carico delle donne è (giustamente) elevata. Perché un doppio standard esiste davvero, è inutile nasconderlo, e deriva da quello stesso sistema patriarcale che spinge gli uomini a parlare di molestie solo quando il molestato è un uomo, giusto per sottolineare che “visto? Anche le donne molestano”.

In tutti gli altri (molto ma molto più numerosi) episodi, questi paladini social invece se ne stanno ben zitti.

Perché, come scrissi due anni fa, le molestie vanno combattute perché molestie. Denunciare il “sessismo al contrario” porta con sé infatti il rischio che per risolverlo non serva combattere il sessismo tout court, ma semplicemente che le donne smettano di lamentarsi. Obiettivo che in certi casi non è nemmeno così celato (vedi i riferimenti ai “piagnistei” di chi ha osato criticare gli alpini).

Al netto di questa doverosa e scontata premessa, la domanda però resta: ciò che ha subito Blanco è una molestia?

Le molestie sono subdole nella loro natura borderline. Mentre (quasi) tutte le persone concordano nel dire, per esempio, che uno stupro è una violenza, quando si tratta di pacche sul c*lo, catcalling o, come in questo caso, palpeggiamenti, le opinioni si fanno più sfaccettate, tra chi pensa che una molestia è tale di per sé e chi pensa invece che sia l’interpretazione del gesto a fare la differenza.

Sono punti di vista che partono da due presupposti entrambi legittimi: da un lato c’è chi pone rilievo sull’interpretazione della persona direttamente coinvolta, la quale deve essere libera di poter giudicare l’esperienza e ritenersi o meno una vittima, senza che opinioni altrui la sovradetermino. Se infatti, in totale libertà e senza pressioni, la persona che subisce la presunta molestia non la considera tale, diventa a sua volta molesto accanirsi nell’imporre a tale persona la convinzione che invece dovrebbe sentirsi molestata. E quindi, in tal senso, solo Blanco potrebbe dire se si è trattata di una molestia o meno.

Dall’altro punto di vista, c’è il timore che tollerare comportamenti del genere, anche laddove accettati dalla presunta vittima, possa costituire un precedente pericoloso. Si ha paura che il caso specifico possa legittimare altri casi, in cui molestatori e molestatrici possa sentirsi giustificati ad agire perché “quella volta a quella persona questo gesto non ha dato fastidio”. È un timore che un fondamento più che solido all’interno della nostra società.

In queso caso specifico pare scontato affermare che toccare i genitali altrui senza previo e specifico consenso sia a tutti gli effetti una molestia, e come tale va segnalata come comportamento sbagliato. Questo però andrebbe fatto senza dimenticare l’importanza di ascoltare le persone coinvolte, cosa che spesso non viene fatta, vedasi il recente caso degli alpini.

È interessante comunque notare come questo duplice punto di vista si renda più facile quando la vittima è un uomo. In casi come questi, le certezze vacillano e si ammette un più ampio margine di incertezza. Frutto sicuramente di un bias culturale, quello che ci porta a pensare che “in fondo a un uomo piace essere toccato”.

Quando sono le donne a essere colpite invece, le certezze si fanno spesso più forti, ma anche più radicali, con chi addirittura arriva negare l’evidenza più ovvia, dove non esiste contraddizione tra gesto e interpretazione. Insomma, se Blanco fosse stato una donna non ci sarebbe stato spazio per alcuna riflessione articolata: sarebbe stata etichettata come molestia punto e basta da una parte e si direbbe che “in fondo se l’è cercata” dall’altra.

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