Il concetto tradizionale di famiglia, caratterizzato da una rete orizzontale di parenti come cugini, fratelli e zii, sta subendo un profondo mutamento. Questi legami, appartenenti alla stessa generazione, stanno gradualmente perdendo terreno e la loro presenza potrebbe ridursi sempre di più nel tempo.

L’evoluzione delle strutture familiari – portata dalla riduzione delle nascite, dall’allungamento della vita e dalla scelta sempre più diffusa di non avere figli o di averli in età più matura – solleva importanti questioni sulla sostenibilità dei sistemi di assistenza sanitaria e previdenziale. Con una popolazione invecchiante e una diminuzione delle nascite, ci si chiede come verranno gestiti i bisogni di assistenza a lungo termine e quali saranno le implicazioni economiche e sociali non solo in Italia ma nel mondo.

“Nel futuro non ci saranno più né fratelli né cugini”, ha profetizzato un recente studio pubblicato su PnasProjections of human kinship for all countries (“Proiezioni di parentela umana per tutti i paesi”) – un’autorevole fonte multidisciplinare di ricerca, che ha analizzato in modo approfondito le future dinamiche familiari in tutto il mondo.

Condotta da esperti come Diego Alburez-Gutierrez dell’Istituto Max Planck per la ricerca demografica di Rostock, Ivan Williams dell’Università di Buenos Aires e Hal Caswell dell’Università di Amsterdam, la ricerca propone una serie di proiezioni basate sulle dinamiche demografiche attuali e previste.

L’analisi si concentra sulle strutture di parentela e sui cambiamenti previsti nella dimensione e nella composizione delle famiglie fino al 2100. Uno degli aspetti più rilevanti dello studio è l’anticipazione di una diminuzione significativa nel numero di parenti per individuo nel corso del tempo. Ad esempio, come si legge nello studio, nel 1950 una donna di 65 anni poteva contare su una rete familiare composta da 41 persone, mentre nel 2095 questa cifra è destinata a scendere a soli 25 parenti.

Le proiezioni indicano che il cambiamento sarà più pronunciato in alcune regioni rispetto ad altre. “Ci aspettiamo che si verifichino pochi cambiamenti nella dimensione della famiglia nelle nazioni in cui le strutture familiari sono già relativamente piccole”, hanno specificato gli autori. In Europa e negli Stati Uniti, per esempio, ci si aspetta un significativo declino nel numero di parenti, con il passaggio da 25 parenti nel 1950 a 15,9 nel 2095. In Italia, questo calo sarà ancor più evidente, con un passaggio da 18 a 12,7 parenti (-30%).

Lo studio sottolinea però che le analisi storiche sulla parentela si concentrano principalmente su contesti a bassa fertilità in Europa e Nord America, limitando la loro rilevanza per le regioni del Sud del mondo. Ad esempio, i risultati del test potrebbero essere molto differenti in Africa sub-sahariana, dove ci si aspetta una crescita demografica significativa. Tutt’altra situazione in America Latina e nei Caraibi, dove lo studio ha previsto una diminuzione senza precedenti della dimensione della famiglia (pari a circa il 67%). Ancora diversa la situazione in Cina, dove la ‘politica del figlio unico’ causerà in futuro una rivoluzione totale della struttura della famiglia.

Questa situazione solleva naturalmente domande cruciali sul futuro del supporto agli anziani. Se da un lato vi è un aumento delle famiglie multigenerazionali, con una maggiore sovrapposizione tra le vite dei nonni e dei nipoti, dall’altro si mette in guardia sulla diminuzione dell’importanza della rete di solidarietà familiare. In contesti dove istituzioni affidabili forniscono assistenza sanitaria e supporto agli anziani, la dipendenza dall’assistenza da parte dei parenti potrebbe diminuire. Tuttavia, per la maggior parte della popolazione mondiale, il sostegno familiare rimane essenziale.

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