Torna a parlare, Gino Cecchettin, e lo fa in un dialogo con Viola Giannoli nel cortile d’Onore del Palazzo Reale di Napoli a “Repubblica delle Idee”, presentando il suo libro, Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia, e del progetto della Fondazione.

Mi sveglio tutte le mattine e passo davanti alla camera di Giulia. Soffro tantissimo, ma poi divento più forte e quando esco da quella stanza sono in grado di salire su un palco come questo e sono in grado di parlare, di contattare le Università per la Fondazione e sono in grado anche di andare a mangiare una pizza e di essere felice. Ho altre due figli e ho il dovere di essere forte. Voglio ricordare la mia Giulia e questo mi permetterà di essere potente e nessuno mi potrà dire di come vivere il mio dolore. Ognuno deve capire come vivere il suo.

Ha anche ammesso di aver vissuto momenti contrastanti, subito dopo il femminicidio della figlia a opera dell’ex fidanzato Filippo Turetta, lo scorso novembre, non negando di aver avuto “voglia di vendetta, ma poi mi sono concentrato su di lei che era amore ed è scomparso tutto il resto. Quando sentimenti di rabbia e vendetta iniziano a palesarsi mi concentro su di lei e ogni sentimento di odio svanisce. Per questo non ho voluto nominare Filippo. Nel libro volevo lasciare solo il bello”.

Cecchettin, da quando è accaduto l’evento che ha sconvolto la sua vita, si è impegnato molto per sensibilizzare ed educare soprattutto i più giovani contro la violenza di genere, per cui, sostiene, “vanno analizzate le cause, non ho i mezzi per trovare la cura. Devo fare il mio dovere come tante altre persone. Sono stato colpito da una vicenda troppo forte e troppo ingiusta. Pensare che un altro papà possa vivere una cosa che ho vissuto non lo posso sopportare. Continuiamo a parlarne, aumentiamo il dialogo. Mai demordere. La speranza c’è sempre e io ci credo”.

Nel corso dell’evento il padre di Giulia Cecchettin ha anche spiegato che la fondazione da lui ideata con il libro sarà aperta a docenti, giornalisti, educatori, perché “a livello di educazione si può fare di più”.

C’è un detto africano che recita: ‘se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano corri in compagnia’. Stiamo cercando di coinvolgere quanti più professionisti per raccogliere fondi e combattere la violenza di genere. Con team di specialisti, avvocati, giornalisti che possano andare nelle scuole e formare i ragazzi. Nelle scuole abbiamo gli uomini del futuro,.

E a proposito degli attacchi ricevuti da quando la figlia è morta, chiosa:

Il dolore subito per mia figlia è una montagna, quello per gli attacchi sono granelli.

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