Siamo abituati a pensare ai pigiama party come a delle semplice feste casalinghe, ma in realtà avrebbero un’importanza ben più grande all’interno della società. Secondo la studiosa di folklore Alina Mansfield, i pigiama party non sono solo semplici ritrovi tra amici, ma hanno sempre rappresentato nella storia dei veri e propri riti di passaggio, in special modo per le donne. Segnano infatti il passaggio dall’infanzia alla femminilità.

I pigiama party, ha scritto Mansfield, “ricordano certe cerimonie o rituali di iniziazione interculturali e storici che, spesso, nel caso delle donne [consistono] in una qualche forma di isolamento forzato”. Questa tendenza all’isolamento delle donne si ritrova anche nelle tradizioni della tribù indigena americana Hupa, dove le ragazze che si avvicinano alla pubertà vengono mandate a vivere in una speciale “loggia lunare” sotto la guida di “aiutanti spirituali”.

Sebbene i pigiama party siano nati ufficialmente prima dell’Ottocento, trovare resoconti di pigiama party risalenti a quel periodo è praticamente impossibile. E questo perché all’epoca si credeva che i pigiama party favorissero quello che allora era considerato un tabù: la masturbazione.

Il medico americano del diciannovesimo secolo William Whitty Hall avvertì i genitori che ragazzi e ragazze imparavano a masturbarsi dormendo insieme. Di conseguenza, Hall condannò i pigiama party perché inducevano i bambini a “sprecare il vigore e forza del corpo”.

Sigmund Freud ha in seguito riabilitato l’immagine dei pigiama party. Freud insegnava che la masturbazione faceva parte dello sviluppo dell’infanzia ed era problematica solo se un bambino non la superava. Il primo pigiama party della storia, di cui sono arrivate fino a noi le testimonianze, risale al 1896 e le partecipanti erano sette ragazze.

Tra il 1911 e il 1920 ad attirare l’attenzione furono diversi rituali che pare venissero messi in pratica a mezzanotte durante queste feste. Nel dettaglio, si parlò a lungo della tradizionale “festa di mezzanotte“, durante la quale venivano servite deliziose prelibatezze durante “l’ora delle streghe“. Ma di rituali stregoneschi ce n’erano molti nei pigiama party di inizio Novecento.

Il giornale Rawlins Republican del Wyoming nel 1908 ha menzionato un pigiama party tenuto da una certa Irene Daley in cui la predizione del futuro era una delle attività dei partecipanti. E il quotidiano Salida Mail del Colorado ha raccontato di un pigiama party del 1909 in cui i partecipanti hanno raccontato “orribili storie di fantasmi conservate nella memoria di ogni ragazza, che si dice abbiano anche fatto delle imitazioni con l’effetto di spaventare anche se stesse”. Anche leggere le foglie di tè era di moda.

Sebbene ci siano poche prove concrete su cosa sia successo esattamente in questi primi pigiama party, i folcloristi hanno documentato il fatto che durante queste feste, negli ultimi 50 anni, sono stati fatti giochi raccapriccianti. Per folcloristi come Elizabeth Tucker, queste attività occulte sono più che semplici giochi: raggiungono il livello di “rituale”.

“Come in molti rituali, l’ordine degli eventi deve essere mantenuto fedelmente, il tono deve essere solenne e il risultato dovrebbe essere qualcosa di quasi miracoloso”, ha riferito la studiosa. Durante molti di questi giochi, era necessario cantare delle parole ripetutamente, quasi come in una sorta di messa solenne.

L’elemento ‘paura‘ gioca un ruolo rilevante nei pigiama party. E si tratta di paure comuni a tutte le ragazze che si preparano a diventare donne: la paura del futuro, dell’età adulta e, soprattutto, la paura dei loro corpi che cambiano.

Una di queste paure riguarda il tema delle mestruazioni, che ha portato alla nascita del gioco Bloody Mary, tipico dei pigiama party, che si è tramandato per generazioni. L’etnologo Petr Janecek ha osservato che, attraverso la globalizzazione, questa donna sanguinante spaventosa del gioco si è fatta largo anche in culture diverse da quella americana.

In Svezia è conosciuta come Bloody Black Madame, White Madame, Dirty Madame e Creepy Madame. In Spagna, le ragazze la devono chiamare Verónica. In Germania, risponde al nome di Heilige Blutige Maria (Holy Bloody Mary) e in Russia è “la regina di picche”.

In tempi recenti, il racconto di leggende metropolitane raccapriccianti è diventata un’altra tradizione dei pigiama party. Tanto che molte ragazzine hanno ammesso di aver provato paura per giorni dopo i vari racconti. Questo ha fatto allarmare molti genitori, che hanno lanciato l’hashtag #nosleepovers (no pigiama party) presto diventato virale.

Ma l’avvento dei social ha portato le “sfide” tipiche dei pigiama party e i rituali di passaggio a un livello ancor più alto: gli utenti si incitano a vicenda a mangiare “pollo Nyquil”, a ingoiare gocce di cannella. E le sfide a volte si fanno davvero pericolose. La differenza è che molto spesso queste sfide social si affrontano da soli, e non ci sono gli amici lì vicino a confortarci quando siamo terrorizzati. Anche questo non ha fatto che ingigantire i timori dei genitori.

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