La terra delle donne, quello spazio ancestrale in cui il patriarcato ci ha sempre relegato

Alla Camera dei Deputati, alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, la Presidente della Commissione contro il femminicidio ha presentato il film diretto da Marisa Vallone, parlando di Codice Rosso e prevenzione.

Fidela, protagonista de La terra delle donne film diretto da Marisa Vallone, è sa coga: la settima figlia femmina, nella Sardegna rurale fino a qualche decennio fa, era una disgrazia, condannata a essere una strega. Sua sorella Marianna, invece, è destinata a mettere il proprio corpo a disposizione delle esigenze della specie e a diventare madre; costi quel che costi. Se streghe si nasce, curatrici si diventa attraverso un apprendistato e una prossimità con la natura che ha permesso per secoli alle donne, e non solo a quelle sarde, di conoscere la capacità terapeutiche di molte erbe, di rendere fertili, far partorire e abortire, di avere familiarità con la vita come con la morte, con il sangue e umori vari.

Le Cogas, però, sono anche mammane di giorno e vampire di notte che, secondo molte leggende, uccidono in culla i neonati, soprattutto se maschi. Non a caso sono molti gli studiosi che ipotizzano una discendenza di queste figure ancestrali da Lilith, creata con Adamo – secondo il folklore ebraico – ben prima di Eva: in perenne contrasto con il primo uomo, perché rifiutava di obbedirgli, fino alla fuga dall’Eden. Lilith preferisce un’esistenza tra i demoni a una vita in paradiso, in posizione di sudditanza rispetto ad Adamo.

Da Lilith in poi, per perseguitare donne ingestibili dal potere costituito, indisciplinate secondo le norme sociali decise dai maschi, sono stati innalzati roghi in numeri ancora largamente dibattuti: la donna che non si sottometteva doveva morire.

Il destino per Fidela, però, non sarà il fuoco: irregimentata nel suo ruolo di strega al servizio della comunità, sarà privata del diritto di amare e di essere amata fin quando si dovrà prender cura di una bambina mal nata come lei, settima figlia femmina concepita fuori dal matrimonio; una maternità fino ad allora negata che porterà alla trasformazione e alla rinascita in forme norme. Fortuna – o forza – la sua.

Cronaca costante dice, invece, che abolita l’inquisizione e terminata la caccia alle streghe, alle fiamme delle pire, oggi, il potere maschile, consolidato nei secoli dei secoli, per  mettere a tacere le donne che vogliono essere libere preferisce l’acido per sfigurare o il coltello per fare a pezzi: una lunga scia di sangue che non accenna a diminuire.

La terra delle donne
Paola Sini in La terra delle donne (Courtesy Press Office)

Scheda di La terra delle donne

Interpretato da Paola Sini, Valentina Lodovini, Syama Rayner, Alessandro Haber, Hal Yamanouchi, Han Bijvoet e Fredie Fox La terra delle donne è stato in concorso al Bifest 2023 e ha fatto vincere a Paola Sini il premio Mariangela Melato per la migliore attrice protagonista. Il film è uscito in sala ad aprile, distribuito da Adler Entertainment.

Nella Sardegna rurale tra le due guerre, Fidela è, suo malgrado, la strega del villaggio: cura i malefici e fa nascere i figli di tutti, ma mai i suoi, perché è bene che nessun uomo la tocchi. In una famiglia bramosa di un figlio maschio, lei che è settima di una prole di sole donne, impara ad accettare quel ruolo sociale come unica fonte di rispetto, castrando nella sua solitaria intimità i suoi istinti più sinceri e la sua fragilità. Ma quando il destino farà in modo che proprio a lei venga affidata Bastiana, un’altra settima figlia illegittima nata dalla relazione clandestina tra il soldato americano Thomas e una donna sarda, Fidela non solo scoprirà la potenza di sentirsi madre, ma inizierà a vacillare e a mettere in discussione tutte le certezze che fino a quel momento le erano sembrate una condizione senza scampo.

Chiosa la regista, Marisa Vallone «Abbiamo cercato di raccontare tantissime forme di violenza, più o meno evidenti. A volte quello che sorprende è che è vero che la violenza più evidente e letale, purtroppo, arriva da parte dell’uomo, ma c’è anche da parte delle donne nei confronti delle donne. L’augurio è quindi che possano liberarsi da tutti i condizionamenti».

La terra delle donne
Una scena di “La terra delle donne” di Marisa Vallone (Courtesy Press Office)

Violenza di genere, l’incontro alla Camera dei Deputati

La terra delle donne, film diretto da Marisa Vallone e scritto e interpretato da Paola Sini, è stato presentato alla Camera dei Deputati il 24 novembre 2023, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, a corredo di un incontro voluto dall’Onorevole Martina Semenzato, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, con due scuole medie di Roma e della città metropolitana.

Da qui l’esigenza della Presidente di constestualizzare il film e spendere qualche parola sull’inasprimento del Codice Rosso, una serie di misure che mirano a potenziare strumenti come l’ammonimento, il braccialetto elettronico e la distanza minima di avvicinamento.

Ha detto l’Onorevole Semenzato alle ragazze e ai ragazzi: «Non siamo di fronte ad una società patriarcale, lo dico perché sennò rischiamo di essere irrispettose nei confronti di tutte quelle donne che invece le battaglie le hanno vinte per scardinare questa società patriarcale; ma anche dei tanti uomini. Mi rivolgo qui ai giovani ragazzi, che ci sostengono, ci aiutano e vicino a noi – vicino, non davanti e non dietro – ci aiutano a combattere le nostre quotidiane battaglie. E quindi è fondamentale che questo lavoro contro la violenza di genere lo facciamo assieme e sapete come lo facciamo? Attraverso la prevenzione, aumentando il livello di attenzione. Quindi quando abbiamo un’amica o un amico in stato di difficoltà, è corretto che tutti noi e tutte noi, alziamo la mano al nostro insegnante, ai nostri genitori, alla nostra amica stessa, al nostro amico stesso, e mettiamo in luce questo caso di difficoltà».

Ci si chiede con queste premesse come possa la Commissione mettere in campo serie ed efficaci misure di contrasto e prevenzione per quello che – e sono i dati a dirlo, non le opinioni – è a tutti gli effetti non un’emergenza ma un fenomeno strutturale. Ma a questo Governo è ben chiaro che la parola patriarcato faccia venire l’orticaria.

È indubbio che l’Italia del 2023 non sia la Sardegna rurale tra le due guerre in cui è ambientato La terra delle donne, che l’Onorevole Semenzato ha voluto far vedere alle decine di adolescenti presenti alla Camera dei Deputati. Ed è sotto gli occhi di tutte e tutti che la società patriarcale non goda più di ottima salute: dopo millenni, in Italia finalmente abbiamo il diritto di voto, da 77 anni; il diritto di studiare, di avere una professione e un conto corrente; da 42 anni, se ci ammazzano per un adulterio, l’omicida non è più protetto dalla legge sul delitto d’onore; da 27 anni, se ci stuprano, si commette un reato nei confronti della nostra persona, non della morale. «Oggi siamo più a rischio non perché siamo più oppresse, ma perché siamo più libere», come ha scritto Ida Dominijanni su Internazionale, nell’articolo Il campo di battaglia del patriarcato vacillante.

E sembra davvero difficile che il rischio sia minore se facciamo attenzione, se alziamo la mano per difendere chi è in difficoltà. Sembra davvero difficile che sia sufficiente l’ora a settimana di “educazione alle relazioni” nelle scuole superiori (prospettata dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, e dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano) per scardinare nelle nuove generazioni l’idea che sia accettabile sempre o in alcune circostanze che “un uomo controlli abitualmente il cellulare o l’attività sui social network della propria moglie/ compagna”; un’idea – a stare ai dati provvisori (relativi al periodo maggio-luglio 2023 dell’Indagine sugli stereotipi sui ruoli di genere e l’immagine sociale della violenza dell’ISTAT – condivisa dal 16,1% dei giovani dai 18 ai 29 anni.

Ancora numeri, relativi agli stereotipi sui ruoli di genere più comuni: “gli uomini sono meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche” (21,4%), “una donna per essere completa deve avere dei figli” (20,9%), “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (20,4%), “è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane” (20,2%), “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia” (17,2%).

Il cammino verso l’eliminazione del gender gap, lucuzione anglofona dal suono tanto esoticamente affascinante da impastarsi a più riprese nelle bocche più diverse, è solo cominciato.

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