Alcuni archeologi hanno cercato ricostruire la tragica morte di una ragazzina Inca di 13 anni il cui cadavere è stato ritrovato nel 1999 in stato di mummificazione (insieme ad altre due mummie di bambini più piccoli). Scelta come dono agli dei, fu uccisa più di cinque secoli fa sulla cima del vulcano Llullaillaco, in Argentina.

In epoca Inca i sacrifici dei bambini in onore agli dei erano molto frequenti e il rituale (la Capacocha) era sempre lo stesso. Venivano selezionati i giovani più puri e sani del villaggio i quali, dopo essere stati nutriti per mesi con il cibo migliore ed essere stati prepararti a dovere, venivano condotti sulla cima di una montagna, a 6000 metri di altitudine, e uccisi mediante soffocamento o violento colpo alla testa. In alcuni casi potevano anche essere bruciati vivi.

Un triste destino, che spettava a molti bambini di età compresa tra i 6 e i 15 anni, eppure considerato uno dei rituali più importanti per il popolo Inca. Per poter scoprire qualcosa in più riguardo alla tragica morte della bambina ritrovata (in ottimo stato di conservazione), alcuni studiosi hanno dato inizio a un’analisi biochimica dei suoi capelli. Gli scienziati sono stati in grado di tracciare la natura del suo consumo di cibo e bevande negli ultimi 24 mesi della sua vita.

Gran parte dei dati chiave sono stati rivelati dalla rivista scientifica statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), integrando altri dati dello stesso gruppo di ricerca, pubblicati sei anni fa.

Si è constatato che, circa un anno prima che morisse, la dieta della giovane era ricca di mais e proteine animali, ma non solo. Incredibilmente, è venuto alla luce il fatto che negli ultimi mesi prima del sacrificio la 13enne aveva cominciato ad assumere dosi massicce di alcol e droga, in particolare birra di mais e foglie di coca.

All’avvicinarsi della data del sacrificio, il dosaggio di queste sostanze è aumentato notevolmente. Con ogni probabilità l’intenzione era quella di mantenere la piccola tranquilla e il più possibile serena. Un dettaglio interessante è che anche i bambini più piccoli subivano lo stesso trattamento, ma senza l’incremento di dosaggio riscontrato nel corpo della 13enne.

La ragione di questo sta forse nel fatto che la ragazzina, essendo più grande rispetto agli altri bambini, fosse più consapevole del suo destino e quindi terrorizzata. Per questo i dosaggi di alcol e droga sono stati massicci nel suo caso.

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