“Basta sessismo”.

È con questo slogan che mercoledì 10 novembre i ragazzi del liceo classico Zucchi di Monza si sono presentati a scuola in gonna, come le compagne. “Per manifestare il desiderio di vivere in un luogo in cui sentirsi liberi di essere ciò che si è e di non essere definiti dai vestiti che si indossano”, hanno spiegato i promotori dell’iniziativa, chiamata Zucchingonna, appoggiati dalla dirigente Rosalia Natalizi Baldi.

L’idea è partita da alcuni studenti dell’ultimo anno, ma alla fine tutti e tutte si sono fatti/e coinvolgere volentieri, spinti dal desiderio di ribellarsi alla sessualizzazione dei corpi e alla mascolinità tossica.

Lo Zucchi è il primo liceo italiano a portare avanti un’iniziativa simile, mentre a proporla era stato un liceo di Valladoid, nel nord ovest della Spagna, dove un professore di matematica aveva pubblicato una sua foto mentre teneva una lezione in gonna, per solidarietà nei confronti di un alunno espulso e mandato dallo psicologo per aver indossato un abito femminile. Seppure a Monza nessun docente si sia messo in gonna, nessuno ha protestato per l’iniziativa dei ragazzi.

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Gli alunni hanno scelto di essere plateali perché vogliono essere visibili per affermare il valore della difesa della parità di genere e una visione pulita del corpo della donna non piegata dall’uomo – ha spiegato la preside – Ho consigliato loro di difendere il rispetto della parità di genere non solo con azioni eclatanti, ma anche nella quotidianità. Da parte mia però non c’è stata alcuna censura. Comprendo che a quell’età ci siano anche queste modalità di esposizione.

In realtà è dal 2020 che il liceo propone questa iniziativa, e i motivi per cui hanno deciso di promuoverla erano già stati spiegati lo scorso anno in un post.

Di recente sono diventati virali sul web diversi video, in cui ragazzi e ragazze di tutto il mondo si presentano a scuola indossando una gonna. Come mai? Esibizionismo, diranno alcuni, generazione deviata, diranno altri. O forse ci sono delle serie motivazioni alla base, che non sarebbero venute alla luce se non fossero sentite dalla sofferenza di molti di noi?

Viviamo in una società che, per quanto ami definirsi libera e inclusiva, non si dimostra tale. Le problematiche riguardanti le discriminazioni sono tantissime, ma impossibili da affrontare tutte insieme. Come in tutte le cose infatti bisogna fare piccoli passi alla volta, e perché non partire da un oggetto semplice e concreto?

Una gonna, per esempio, ci permette di sollevare due importanti questioni, attuali ed evidenti a chi combatte per l’inclusione: la sessualizzazione del corpo femminile e la mascolinità tossica. Sono problematiche diffuse nella nostra società, e quale luogo migliore se non la scuola riflette il sistema nel quale ci troviamo a convivere con tanti altri. L’ambiente scolastico infatti dovrebbe farci sentire protetti e compresi nel nostro esprimerci liberamente.

Questo non significa vestirsi in modo non consono al contesto, ma semplicemente renderlo più inclusivo e aperto. Per questo il 24 ed il 26 ottobre ci presenteremo a scuola indossando una gonna, ragazze e ragazzi insieme, per riaffermare quel diritto di libertà di espressione che spesso viene confinato sulla carta.

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