Nell’ospedale piemontese Ciriè, centro del Torinese, ci sono 9 ginecologi in organico: tutti e 9 sono obiettori. Ora il caso diventa politico e la Regione dovrà rispondere per l’accusa di non applicare un diritto fondamentale delle donne.

La Regione fa di tutto affinché la 194 sia disapplicata. Nella scorsa legislatura abbiamo approvato una delibera dall’indirizzo chiarissimo, del tutto disattesa dall’attuale maggioranza“, ha attaccato il consigliere regionale di Luv Marco Grimaldi.

L’ospedale di Ciriè, uno dei 15 ospedali in Italia dove non c’è un solo medico che pratica l’aborto, è un punto di riferimento sanitario per almeno 100 mila persone dalle alte valli di Lanzo a Venaria. La legge 194 stabilisce da ormai mezzo secolo che l’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto. Jessica Costanzo, ex Cinquestelle passata al Gruppo misto, ha ribadito in una nota alla stampa che “La Regione Piemonte non può consentire che la legge 194 sia palesemente disapplicata senza muovere un dito“.

Il consigliere Marco Grimaldi ha inoltre accusato la Regione Piemonte di “ostacolare l’autodeterminazione e la libertà delle donne“, non solo negando il diritto all’aborto, ma anche facendo entrare le associazioni Pro Vita nei consultori. Come ha ribadito il consigliere, quello dei ginecologi obiettori di coscienza non è un caso isolato circoscritto al Piemonte, ma una tendenza che non sembra smorzarsi e che viene trattata con accondiscendenza. In tutto il Piemonte sono 161 gli obiettori su 364 ginecologi, come riportano i dati di Silvio Viale.

La Asl piemontese si è subito affrettata a rispondere che l’interruzione di gravidanza è possibile in altri ospedali dell’Asl, come Ivrea e Chivasso, come ha specificato Stefano Scarpetta alla stampa. Come ha chiarito Silvio Viale, però, sarebbe meglio avere degli hub dove si pratica un numero alto di aborti, piuttosto che un singolo presidio in cui, a conti fatti, si fanno pochissimi interventi ogni anno.

Il Movimento 5 Stelle ha promesso che presenterà alla Regione Piemonte una interrogazione ufficiale in cui si dovrà attuare e dimostrare una ricognizione puntuale sulle percentuali dei medici obiettori presenti, in ogni Asl.

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