25 anni fa Marta Russo moriva alla Sapienza: un caso mai davvero risolto

Il 9 maggio del 1997, la studentessa 22enne di giurisprudenza venne uccisa nei viali dell'Università La Sapienza di Roma da un colpo di pistola. Da quel giorno è passato un quarto di secolo e ancora viene ricordato come uno dei casi di cronaca nera italiana, più noti e oscuri.

Il 9 maggio del 1997, Marta Russo 22 anni e studentessa di giurisprudenza, venne uccisa nei viali dell’Università La Sapienza di Roma. Sono passati 25 anni da quel giorno che si ricorda ancora come uno dei casi di cronaca nera italiana, più noti e oscuri.

Marta Russo venne raggiunta da un colpo di pistola mentre camminava con un’amica tra le vie dell’Ateneo. Morì in ospedale cinque giorni, a causa delle gravi le ferite riportate. Le indagini degli inquirenti furono complicate: non c’era un movente,un’arma, nulla di nulla.

Tra la stampa e i corridoi dell’Università si vociferava di un delitto perfetto, il desiderio di qualcuno di mettere a punto un omicidio senza che i responsabili vengano mai trovati. Poi, il 19 maggio gli inquirenti trovarono tracce di polvere da sparo sul davanzale della finestra dell’aula 6 dell’Istituto di Filosofia del Diritto.

È da lì che sarebbe partito il proiettile che uccise Marta Russo. Le indagini portarono a tre ordini di custodia cautelare: due per gli assistenti di Filosofia del Diritto, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, e uno per l’usciere Francesco Liparota.

Sei anni dopo, nel 2003 con la sentenza di Cassazione, Scattone venne condannato definitivamente a 5 anni e 4 mesi di reclusione con l’accusa di omicidio colposo, mentre Ferraro a 4 anni e 2 mesi per favoreggiamento. Intanto, dell’arma del delitto e del movente nessuna traccia.

E se per il padre della vittima, Donato Russo, non c’è nessun dubbio sull’esito delle indagini e sulla colpevolezza dei condannati, “Può darsi pure che chi ha sparato volesse esercitarsi… Non si è capito perché c’è stata anche tanta omertà. Ma le indagini sono state seguite da persone competenti. Hanno valutato tutto, a 360 gradi“, ha dichiarato a Quotidiano Nazionale.

C’è chi ha sempre sostenuto che qualcosa non sia emerso dalle indagini, che ci sia altro e che forse Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone non c’entrino nulla. Ipotesi e tesi elencate nel podcast Polvere, di Chiara Lalli e Cecilia Sala, pubblicato da Huffington Post nell’autunno 2020.

Otto puntate per un totale di quasi trecento minuti, sull’omicidio di Marta Russo, in cui le due autrici si fanno carico di elencare, secondo la loro ricerca, quanto non torna nella ricostruzione della magistratura.

Intanto Donato Russo, ha fatto sapere che il 9 maggio del 2022 “Alle 11 saremo all’università. Gli studenti vogliono commemorare Marta. Il dolore non passa mai”.

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