Approfittava della sua posizione professionale per molestare sessualmente le donne che si recavano nell’ambulatorio in cui lavorava come guardia medica. Così E.A.N. medico quarantunenne originario del Camerun ma residente in provincia di Varese, ha ricevuto la seconda ordinanza di custodia cautelare per violenza sessuale aggravata dal gip di Milano, Cristian Mariani, in accoglimento della richiesta della pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini con i colleghi di Lodi.

Si tratterebbe di “un violentatore seriale privo di freni inibitori”, sono le motivazioni del gip, che aggiunge come l’uomo avrebbe violentato le proprie pazienti “utilizzando metodi fraudolenti e repentini per superare la loro resistenza” e “con abuso della professione medica”.

La guardia medica era già finita agli arresti domiciliari nell’ottobre scorso, dopo che quattro donne lo avevano denunciato tra il gennaio e l’ottobre del 2023, ma adesso si sono aggiunte altre tre pazienti che lo accusano dei medesimi reati. Le donne si presentavano nei suoi ambulatori, tra Milano città e San Giuliano Milanese, per curare sintomi influenzali e lui, sfruttando la propria posizione, le abusava sessualmente in vario modo.

“Ma è normale che mi abbia fatto abbassare i pantaloni e mi abbia visitato sotto?”, chiede ad esempio una paziente in un messaggio alla madre, spiegando come il medico l’avesse toccata all’interno della vagina con le dita, dopo averle chiesto di abbassare pantaloni e mutande.
“Mi è appena successo qualcosa di terribile – è la testimonianza di un’altra donna a un’amica – te lo posso giurare, sento schifo di questi uomini”.

In un caso il medico avrebbe detto che era necessaria una ispezione ginecologica per somministrare un antibiotico, con il marito presente che ha spiegato: “Mia moglie mi chiedeva se fosse una cosa normale ed io rispondevo di no, in quanto mi sembrava del tutto assurdo che un medico dovesse fare una visita ginecologica per poter prescrivere un antibiotico, non ho mai sentito niente del genere”.

Per il gip il medico avrebbe anche falsificato dei certificati medici per poter giustificare i propri abusi: sarebbe infatti emerso che “il medico abbia alterato i relativi certificati segnando sintomi o patologie mai lamentati dalle vittime, ma comunque inseriti per giustificare i trattamenti arbitrari, con il preciso intento di precostituire una prova” al “solo scopo di precostituirsi una scusante» per trattamenti non consentiti e che hanno causato pure problemi come depressione, insonnia e agitazione e panico”.

Il giudice aggiunge che le vittime, “nella convinzione di trovarsi di fronte ad un serio professionista, si sono lasciate sottoporre a pratiche particolarmente invasive senza alcuna necessità, e anche dopo gli abusi hanno spesso continuato a credere, o comunque a dubitare che si trattasse di trattamenti dovuti, salvo poi accorgersi, a volte con notevole ritardo, di essere state letteralmente violentate“.

Le vittime dell’uomo avrebbero in seguito lamentato attacchi di panico, insonnia e stati depressivi tali da doversi rivolgere al pronto soccorso; e c’è il dubbio che il medico possa aver agito anche in pieno periodo Covid, in tre diversi ambulatori del servizio di continuità assistenziale di San Giuliano Milanese, San Donato Milanese e di Milano, e in un caso nell’abitazione di una delle pazienti.

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