I misteri sulla morte di Mahak Hashemi forse uccisa per avere indossato un cappellino invece che il velo

La giovane ormai da tempo avrebbe deciso di unirsi alle proteste che sono in atto nel suo Paese di origine: sarebbe stata uccisa a manganellate dalle forze di sicurezza iraniane. Alla famiglia sarebbe stato chiesto un riscatto per riavere il corpo.

Mahak Hashemi è morta a soli 16 anni in Iran. Si pensa che sia stata uccisa a manganellate dalle forze di sicurezza iraniane nella città di Shiraz, nella regione centromeridionale del Paese. Lei sarebbe uscita di casa come aveva fatto molte altre mattine il 24 novembre 2022 indossando un cappellino invece che il velo, come invece dovrebbero fare le donne sue connazionali.

I suoi familiari non l’hanno più vista rientrare, ma hanno avuto la certezza dell’accaduto dopo avere ricevuto una telefonata che invitava il padre a recarsi presso l’obitorio per poter riconoscere due cadaveri. Uno di questi era proprio quello di Mahak Hashem, anche se il suo volto era quasi completamente deturpato dai numerosi colpi che le erano stati inferti. Anche la sua schiena era ormai spezzata.

Una delle sue “colpe”, secondo quanto riporta La Stampa, sarebbe stata proprio il suo abbigliamento, che lei aveva scelto da tempo come forma di adesione alle proteste che si susseguono da giorni dopo l’assassinio della 22enne Mahsa Amini (tanti in Italia si sono tagliati una ciocca di capelli per mostrare quanto siano stati colpiti dall’episodio). La versione della polizia iraniana sarebbe però differente: Hashemi sarebbe stata vittima di un incidente, teoria che sarebbe stata confermata dalle fotografie che sono state diffuse in cui si vede una vettura ribaltata che lei avrebbe usato per gli spostamenti. Questa idea sarebbe stata confermato da alcuni account social, che sarebbero stati gestiti da alcuni parenti della vittima.

Ad aggravare ulteriormente il dolore dei genitori della ragazza ha contribuito la richiesta inaspettata che sarebbe stata fatta loro: avrebbero dovuto pagare un riscatto per poter riavere il corpo. Non solo, a loro sarebbe stato inoltre vietato di poterle dare un ultimo saluto attraverso un funerale o eventuali altri tipi di ricordi organizzati pubblicamente.

Il bilancio delle manifestazioni in corso in Iran sta diventando ormai sempre più pesante. Sulla base delle testimonianze riportate dalle Ong vicine all’opposizione, i morti avrebbero superato quota 400, molti dei quali giovani e giovanissimi, che sono stati tra i primi a esprimere il loro dissenso.

L”Unicef non ha mancato di prendere posizione sull’accaduto, arrivando a condannare “tutte le violenze contro i bambini e chiede di porre fine a tutte le forme di violenza e abuso che, secondo le notizie arrivate, hanno causato la morte di oltre 50 bambini e il ferimento di molti altri durante i disordini pubblici in Iran”.

 

 

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!