Il discorso di Drusilla Foer è ciò di cui ognuno di noi ha bisogno

In lei c'è talento, cultura, bellezza, ironia e intelligenza, una miscela di qualità che ha portato con sé all'Ariston, dove ha saputo donarci parole incredibili: "Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l'atto rivoluzionario, il più grande, che è l'ascolto. Ascoltate voi stessi, gli altri, le nostre unicità".

Ha incantato tutti Drusilla Foer sul palco dell’Ariston. In lei c’è tutto: talento, cultura, bellezza, savoir faire, ironia e intelligenza. Un mix di qualità che vengono fuori a ogni suo passo, a ogni sua parola. Per le oltre cinque ore della terza serata del Festival di Sanremo 2022, questa incredibile artista ha mostrato come si fa e come sa fare spettacolo, quello con la S maiuscola.

Dalla sua entrata in scena esilarante, quando snobbando con estrema eleganza Amadeus voleva imperterrita cantare, a quando si è messa in tasca con maestria le polemiche sulla sua partecipazione alla kermesse: “Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita”, ha spiegato al direttore artistico, stupito nel vederla nei panni di Zorro.

E poi il monologo. Abbiamo dovuto aspettare l’una e mezza di notte e oltre per ascoltare le sue parole, ma ne è valsa la pena anche se, obiettivamente, avrebbero meritato la prima serata. Drusilla Foer si è presa il palco dosando le sue parole che, nonostante la tarda ora, sono arrivate dritte a segno. Ha voluto parlare di diversità, o meglio, di unicità: “diversità è una parola che non mi piace. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco quello che penso. Credo che le parole siano come gli amanti, quando non funzionano più vanno cambiate subito”.

Allora spiega di aver trovato una specie di sinonimo che le suona meglio e si addice di più al suo pensiero:

“Ho cercato un termine per sostituire questa parola e ne ho trovata una che mi convince: unicità. Unicità mi piace, piace a tutti, perché tutti noi sappiano notare l’unicità dell’altro e tutti noi pensiamo di essere unici. Ma non è per niente facile. Per capirlo, dobbiamo comprendere di cos’è fatta la nostra unicità, di cosa siamo fatti noi. I valori, le convinzioni, i talenti, però i talenti vanno allenati, seguiti, delle convinzioni bisogna avere le proprie responsabilità…”.

E continua Drusilla Foer a parlare di questo mondo interiore che appartiene a tutti e che spesso fa paura e che ancora di più ci separa dagli altri:

“E poi ci sono i dolori, le paure che vanno esorcizzate, le fragilità che vanno accudite, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità, si tratta di un lavoro pazzesco. Come si fa a tenere insieme tutte queste cose? Io un modo l’avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, quelle brutte e quelle belle, si sollevano insieme a noi, alla luce del sole, e gridiamo ‘che bellezza, tutte queste cose sono io’. Sarà una figata pazzesca. E sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità, e a quel punto credo che sarà anche più probabile aprirsi all’unicità dell’altro e allontanarci da questo stato di conflitto che ci separa”.

Infine, Drusilla Foer fa un invito a tutti: “Date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto rivoluzionario, il più grande, che è l’ascolto. Ascoltate voi stessi, gli altri, le nostre unicità. Accogliamo il tutto, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convinzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà, i sentimenti, e liberiamoci dalla prigionia dell’immoralità”.

E conclude: “Immaginate se il mondo non ruotasse, se tutto il mondo fosse buio pesto”, e qui inizia a cantare, Guerra e non poteva essere che un fiume di applausi e di grazie.

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