Nuovo processo per Narges Mohammadi, Nobel per la Pace, in carcere da oltre 20 anni

Si è aperto il 19 dicembre il nuovo processo a carico della premio Nobel per la Pace 2023 Narges Mohammadi, che entra ed esce dal carcere da oltre 20 per il suo attivismo in Iran.

Nuovi processo in vista per l’attivista iraniana Narges Mohammadi, premio Nobel per la Pace di nuovo a processo; dopo il prestigioso riconoscimento ottenuto nell’ottobre scorso, e ritirato dai figli gemelli il 10 dicembre, il procedimento a suo carico si è aperto il 19 dicembre.

A comunicarlo è il marito di Mohammadi, Taghi Rahmani, attualmente in esilio a Parigi, che ha anche riferito che, proprio il giorno della consegna del Nobel, la moglie è stata convocata nel reparto femminile del carcere di Evin a Teheran, ricevendo una notifica con cui la si informava del nuovo processo presso la sezione 26 del tribunale rivoluzionario. Proprio quel giorno Narges Mohammadi aveva deciso di restare in sciopero della fame, per protesta contro le autorità che le negano cure e giustizia.

Una notifica del tribunale di sicurezza del distretto 22 ha inoltre annunciato che una eventuale esecuzione avrà luogo fuori Teheran, per volere del ministero dell’Intelligence per motivi politici e di sicurezza.

L’ipotesi dietro la scelta di trasferirla in un altro carcere è che da Evin attualmente Mohammadi riesce a far uscire i suoi messaggi e ha trovato la solidarietà di moltissime altre detenute, che hanno partecipato con lei ad azioni di protesta.

Narges Mohammadi è da anni una delle più importanti voci del dissenso dell’Iran, sostenitrice della campagna contro la pena di morte e vicepresidente del centro per i difensori dei diritti umani in Iran; da oltre 14 anni viene sottoposta a detenzione arbitraria, tortura e maltrattamenti. Attualmente la sua pena è di 12 anni e 11 mesi di carcere, oltre a 154 frustate e altre sanzioni ricevute in quattro processi diversi per il suo attivismo.

Soffre di patologie cardiache e polmonari per cui tuttavia in carcere non sta ricevendo un’assistenza sanitaria adeguata, le cure le vengono negate a causa del suo rifiuto di rispettare la legge sul velo obbligatorio. In una lettera indirizzata alla BBC nel dicembre 2022 ha parlato delle condizioni del carcere di Evin: “Un’attivista è stata legata mani e piedi a un gancio sul tettino del veicolo che l’ha portata in carcere ed è poi stata violentata dagli agenti di sicurezza”.

Mohammadi entra ed esce dalle carceri iraniane da oltre vent’anni, dalla prima condanna, nel 1998, a un anno di carcere, per aver criticato il governo; nel 2012 Narges Mohammadi è stata condannata a sei anni di carcere, prima di essere rilasciata a causa delle sue condizioni di salute, per essere poi nuovamente arrestata a maggio 2015 e condannata a dieci anni di carcere, accusata di aver fondato “un gruppo illegale”. Fra le sue condanne anche una a cinque anni per “crimini contro la sicurezza nazionale” e uno per diffusione di “propaganda contro il sistema”, stabilita usando come “prove” le interviste rilasciate ai media internazionali e l’incontro, nel marzo del 2014, con l’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Nel settembre del 2016 la conferma dei 16 anni di reclusione da parte della sezione 26 della Corte d’appello di Teheran con le accuse di adesione al Centro dei difensori dei diritti umani, collusione contro la sicurezza nazionale e propaganda contro lo stato.

Il 24 dicembre 2019 Narges Mohammadi è stata sottoposta da alcuni ufficiali iraniani a maltrattamenti durante il trasferimento dalla prigione di Zanjan, come lei stessa ha affermato in una lettera. L’ultima volta che è stata incarcerata è stato il 16 novembre 2021. Il 29 novembre è stata informata dalle autorità penitenziarie che non potrà più fare telefonate né ricevere visite.

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