Omar Favaro, già condannato per l'omicidio di Novi Ligure, rischia un nuovo processo

L’uomo, uscito dal carcere nel 2010 dopo aver scontato 9 anni di detenzione per l'omicidio della madre e del fratellino dell'ex fidanzata, rischia ora di andare di nuovo a processo per abusi nei confronti della moglie e della figlia.

Omar Favaro rischia di trovarsi di nuovo in un’aula di tribunale: il killer di Novi Ligure, che nel 2001 si era reso complice della fidanzatina Erika De Nardo nell’omicidio della madre e del fratellino di lei, sarebbe infatti accusato dall’ex moglie di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

È stata proprio l’ex coniuge, della quale non si conosce il nome, a denunciare gli abusi dell’uomo. Insieme a lei da nove anni, Omar Favaro, il cui vero nome è Mauro, avrebbe aggredito verbalmente la moglie con frasi come: “Ti sfregio con l’acido”, “Fai schifo” oppure: “Ti riduco in sedia a rotelle”, come riportato dal Corriere della Sera. Gli episodi sarebbero in totale una ventina e includerebbero anche violenze fisiche ed economiche: come si legge sull’atto conclusivo delle indagini, l’uomo lanciava addosso alla moglie oggetti, la insultava e la trascinava per la casa afferrandola per i capelli, anche in presenza della figlia.

Atteggiamenti che avevano portato la donna a richiedere per ben quattro volte l’intervento dei carabinieri, per poi minimizzare però l’accaduto all’arrivo delle forze dell’ordine. Nel 2021, la moglie di Favaro aveva quindi deciso di allontanarsi da casa, e la figlia della coppia era stata affidata al padre.

La procura di Ivrea aveva anche richiesto una misura cautelare restrittiva nei confronti del 40enne, respinta in quanto, secondo il giudice, il pericolo non sarebbe stato attuale dal momento che la coppia aveva smesso di vivere insieme. “Emerge qui una pena ‘naturale’ che dura e persiste nel tempo oltre e al di là di quella strettamente giuridica ormai espiata – avevano scritto i giudici del Riesame, come si legge sul Corriere della Sera –. Pena naturale che si manifesta sotto svariate forme: rispetto alla moglie che considera Favaro irrimediabilmente perduto, manifestando un forte interesse nell’escludere l’uomo dalla vita della figlia evitando così problematici confronti con il mondo esterno” e anche per la figlia, rispetto alla quale “si pone la problematica questione della rilevazione del trascorso del padre”.

Secondo i giudici, bisogna tenere conto del fatto che il massacro di Novi Ligure, in cui persero la vita la madre di Erika De Nardo, Susy Cassini, di 42 anni, e il fratellino di lei, Gianluca, di 11 anni, sia stato “commesso da un minorenne nell’ambito di una relazione di coppia in cui Favaro era soggetto debole e dipendente. I presenti fatti di reato riguardano, invece, un Favaro adulto e maturo e si inseriscono in un contesto affettivo diverso”.

Ora, però, l’atto conclusivo delle indagini della procura di Ivrea sembra andare in un’altra direzione, cristallizzando le accuse nei confronti dell’uomo il quale, con le sue azioni, avrebbe generato nella moglie un senso di “svilimento, paura e sofferenza”. Nel frattempo Favaro, difeso dall’avvocato Lorenzo Repetti, nega tutte le accuse.

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