La lettera del padre della vittima dello "stupro di Capodanno" alla ragazza di Palermo
L'uomo ha scritto una lettera piena di parole di vicinanza alla vittima di Palermo
L'uomo ha scritto una lettera piena di parole di vicinanza alla vittima di Palermo
Il padre della vittima dello stupro di Primavalle ha scritto alla vittima della violenza di gruppo di Palermo. La lettera aperta è stata pubblicata oggi, 28 agosto, sulle pagine del quotidiano Repubblica.
Nel 2021, ad una festa di Capodanno in casa, la figlia dell’uomo, all’epoca sedicenne, aveva subìto una violenza sessuale di gruppo dopo essere stata drogata. Il fatto si era consumato nel quartiere Primavalle, a Roma, e il gruppo si era poi dichiarato innocente, raccontando che la vittima fosse consenziente.
Molte quindi le analogie con il caso di Palermo, in cui un gruppo di ragazzi avrebbe trascinato e violentato una diciannovenne ubriaca, filmando il tutto con il telefonino, e in cui gli accusati dichiarano tuttora di non avere responsabilità, in quanto a loro dire la vittima sarebbe stata consenziente.
Oggi il padre di Bianca, questo lo psuedonimo della vittima di Primavalle, scrive una lettera al quotidiano, nella quale racconta la propria esperienza mostrando supporto alla giovane palermitana.
Cara ragazza di Palermo, sono il padre della vittima del tristemente noto ‘stupro di Capodanno’ di Roma, e scrivo per appoggiarti. Ma ti scrivo anche per avvertirti: sei sola, perché gli altri non capiscono. Il prezzo da pagare a esporsi in un processo per stupro è enormemente superiore a ogni possibile vantaggio personale. (…) Il gioco processuale sarà a dimostrare che tu, come lei, volevate esattamente quello che vi è successo.
Le parole dell’uomo rimarcano quello che purtroppo spesso accade nelle aule di tribunale: i processi per stupro diventano dei processi non ai carnefici ma alle vittime, alle quali viene richiesto di dimostrare di aver effettivamente subito la violenza.
“Pensavi di aver lasciato tua figlia minorenne in un luogo sicuro”, dice, raccontando di come si sia sentito ricevendo la telefonata della caserma dei carabinieri, seguita dall’ansia della corsa in macchina.
Poi, procede spiegando le difficoltà che sua figlia ha incontrato in seguito a questa vicenda, raccontando del suo disturbo post traumatico da stress accompagnato dall’assunzione di farmaci, come il Prozac o il litio. “Non riesce a entrare in un centro commerciale e corre di nuovo in casa perché si sente addosso tutti gli sguardi”, racconta.
Immaginatevi il dolore quando tua figlia ti chiede se sarà mai più capace di avere fiducia in un uomo, amarlo, costruire con lui un progetto o una famiglia; se potrà vivere una vita? Con il tempo il dolore non si attenua, anzi cresce man mano che i ricordi si fanno più precisi – era stata drogata quella maledetta sera – e man mano che raggiungi una certezza: non ci si può più illudere, ‘per tutti quelli che avevo creduto amici sono solo un problema da neutralizzare’.
Infine, si scaglia contro i carnefici, che minimizzano nell’aula di tribunale, sostenendo che la ragazza fosse abituata ad avere “rapporti multipli” e che fosse consenziente. Esattamente come i presunti carnefici di Palermo, i quali continuano a dichiarare davanti ai magistrati che la ragazza fosse consenziente.
“Ti siamo vicini, ora che tutto dipende dalla Giustizia”, conclude il padre, esprimendo comprensione per la vittima, e riconoscendo la difficoltà di esporsi sui social. Proprio pochi giorni fa infatti, la giovane ha rotto il silenzio, rispondendo ai messaggi d’odio che le sono arrivati da parte di chi la accusava di aver provocato i ragazzi.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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