Pippo Inzaghi e Angela Robusti saranno presto sposi: a darne l’annuncio è stato l’ex calciatore stesso, che ha raccontato i suoi piani per il futuro in un’intervista con Il Corriere della Sera: “Dovevamo sposarci due anni fa, poi Angela è rimasta incinta. Col tempo ho imparato a programmare di meno e a godermi i giorni”, ha detto al giornale.

Poi, parlando della sua compagna, ha raccontato come i due si siano conosciuti: “Una sera andai a una festa. La notai non solo perché è bellissima, ma anche perché era l’unica, insieme a me, ad avere in mano un bicchiere d’acqua. Dopo qualche settimana, venne a stare da me”. Insieme, i due hanno poi avuto due figli: Edoardo, di due anni, ed Emilia, di pochi mesi.

Prima di Robusti, Inzaghi aveva avuto un’altra storia importante: “Quella con Alessia Ventura, durata tre anni. Oggi lei ha una sua famiglia, abbiamo un bellissimo rapporto di amicizia”, ha raccontato.

E ora l’ex calciatore, che ha compiuto da poco 50 anni, è molto concentrato sulla famiglia. “Se fino a pochi anni fa lei mi avesse chiesto che cosa viene prima nella mia vita io le avrei risposto senza dubbio ‘il pallone’. Oggi le dico ‘i miei due figli’”. E, parlando del suo ritiro, ha confessato:

Ricordo benissimo i miei ultimi quattro minuti in campo. Era il 13 maggio 2012, ore 16.45. In verità, per me quelli dovevano essere gli ultimi minuti con il Milan, poi si sono trasformati nei definitivi ultimi. La cosa buffa è che pensavo al ritiro da tempo, come ogni uomo coscienzioso: farò altro, ho vinto tanto, mi dicevo. La verità amara è che la tristezza non la puoi controllare e così, dopo, sono stato malissimo. Per fortuna che c’era la mia famiglia: mamma, papà, mio fratello Simone Inzaghi.

Era una nera paura del futuro, dei giorni che dovevano arrivare. Un calciatore entro i quaranta deve chiudere tutto e reinventarsi”, ha concluso Pippo Inzaghi, che ora lavora come allenatore. “Io da calciatore ho sempre odiato la panchina, ma poi ne ho fatto un lavoro, come allenatore, perché io lontano dal campo non ci so stare. Non è debolezza, è umanità”.

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