“Poor Things! Povere Creature!” e i furiosi sobbalzi di Bella Baxter per darsi la felicità

Dopo un Leone d'oro e una serie di premi a Emma Stone, l'ottavo lungometraggio di Yorgos Lanthimos arriva finalmente nelle sale italiane pronto a trascinare il pubblico alla scoperta dell'irrefrenabile sessualità della sua protagonista.

Quanto sesso libero e liberatorio, disinibito e mai perverso, in questo nuovo stravagante gioiello di Yorgos Lanthimos: Poor Things! Povere Creature! arriva finalmente in sala a ricordare quanto è divertente anche per una donna infilarsi una mano tra le gambe e darsi la felicità.

Difficile immaginare un film come questo uscire qualche anno fa senza destare scalpore e generare una diffusa pruderie: il regista greco, in un sodalizio che pare ormai assodato con Emma Stone (insieme anche ne La favorita del 2018 e presto nel prossimo Kinds of Kindness), costruisce sul corpo dell’attrice un personaggio senza legacci morali ma dall’etica ferrea, spogliando così la sessualità di ogni sfumatura pornografica. In 141 minuti “i furiosi sobbalzi“, come la protagonista chiama gli amplessi, saranno svariati, i nudi molteplici, sia femminili che maschili, in una parità di trattamento tuttora ardua da trovare nella cinematografia contemporanea.

Capita che in un approccio paritario e disimpegnato al sesso a uscirne malamente possa essere la figura maschile che – come  l’avvocato farfallone che mette in guardia Bella Baxter / Emma Stone dal non innamorarsi di lui – deve fare i conti con una certa impermeabilità dei sentimenti dagli orgasmi. Il pleaser, che fa tutto per piacere e dare piacere ma è preda del proprio narcisismo, non ha fatto i conti con una femminilità che sa darsi piacere anche da sola, non è vincolata da pregiudizi ed è spinta in tutto il suo essere dal desiderio di sperimentare e di conoscere: il sesso, insomma, può essere anche per una donna una delle tante vie per fare nuove esperienze e allargare il proprio sapere.

Poor Things! Povere Creature! è molto più di una storia di emancipazione femminile: Bella prende la rincorsa e supera di molto la Barbie stereotipo di Margot Robbie, bambola alle prese con il patriarcato costretta a ricorrere al chirurgo per avere una vagina. In questa ode al sesso, la creatura di Lanthimos non si limita a uscire con invidiabile nonchalance in deliziosi short di seta o lunghe gonne trasparenti senza sentire il peso dello sguardo esterno; affronta gli uomini su quello che è da sempre il loro campo e li neutralizza.

Bella, in fondo, è una inconsapevole e diretta discendente di Lilith, la prima donna creata con e non da Adamo, che al giacere sempre sotto durante l’amplesso preferisce una vita lontana dal Paradiso, da trascorrere allegramente in mezzo a satiri e demoni, condannata a una damnatio memoriae che l’ha cancellata da racconti e storie.

Tutta la sessualità è immorale“, fa presente lo scienziato che l’ha riportata in vita, dandole una seconda possibilità; lei ne farà tesoro e nel suo processo di crescita saprà smascherare i tentativi, più o meno maldestri, di trasformarla nel possesso di un altro e continuerà a svincolare l’atto sessuale dalla morale della buona società, senza usare e lasciarsi usare.

Poor Things! Povere Creature!
Emma Stone e Mark Ruffalo in Poor Things! Povere Creature! (Photo by Atsushi Nishijima. Courtesy of Searchlight Pictures)

Perché vedere Poor Things! Povere Creature!

È un mondo da cui si esce con disappunto quello creato da Yorgos Lanthimos in Poor Things! Povere Creature! film che trascina il pubblico in un’epoca vittoriana sui generis, un po’ gotica un po’ steampunk, rileggendo il mito di Frankestein, nato dalla penna di Mary Shelley, con un approccio più laico e scanzonato.

«C’è una grande differenza tra queste due storie – ha sottolineato in conferenza stampa a Roma Willem Dafoe, che nel film interpreta il dottor Godwin Baxter – perché il mostro che ha creato provoca repulsione a Frankestein, mentre nel mio caso il mostro è una creatura del quale il mio personaggio quasi si innamora: le sta dando una seconda chance e così la dà a sé stesso. Godwin crede profondamente nella scienza; ha un approccio estremamente non ortodosso e assolutamente non etico ma per lui è invece generoso ed entusiasmante».

Così Godwin Baxter, che Bella chiama God, giocando col suo nome, Godwin, e con la parola dio in inglese, si prende carico non solo di riportare in vita la ragazza, ma di istruirla assecondando il suo appetito insaziabile di novità.

Lo sguardo con cui Bella osserva il mondo trasforma la visione dal bianco e nero e dalle inquadrature distorte, spesso catturate con l’obiettivo fisheye, a panoramiche sempre più ampie, in una tavolozza di colori quasi irreali che richiamano quelle cartoline d’età vittoriana dipinte a mano; una realtà, quella esterna, tutta giocata su rimandi all’Art Nouveau. Imponente, dunque, il lavoro del reparto scenografico, guidato da James Price e da Shona Heath, alla sua prima esperienza nel cinema dopo anni di collaborazione con il celebre fotografo Tim Walker (indimenticabile il suo Calendario Pirelli del 2018 ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie), e dell’arredatrice Zsuzsa Mihalek, che si è dilettata in alcuni dettagli di carte da parati, complementi d’arredo e piccoli oggetti tra cui è un piacere un po’ perverso perdersi durante lo scorrere del film. Non meno importante l’impegno di Holly Waddington che ha curato l’eccentrico guardaroba di Bella e degli altri personaggi, che si farà desiderare in più di un capo da fashion addicted e non solo.

Su tutto, Emma Stone: come ha ammesso lo stesso Dafoe (che a 68 anni, dopo oltre 100 film e 4 nomination agli Oscar ha ricevuto da poco la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood) «in realtà tutto è incentrato e gira intorno a lei. Noi eravamo sul set per darle sostegno e appoggio. È bellissimo lavorare con lei, perché non ha assolutamente atteggiamenti da diva, è una persona molto flessibile, di grandissimo talento». Un talento confermato dall’incredibile performance non solo nelle tante scene di sesso e di nudo, ma nella potenza con cui occupa la scena, con quel suo gracile corpo che mano a mano impara a stare al mondo, liberandosi da quei movimenti maldestri che la facevano sembrare una bambola, fino a diventare una donna.

Non c’è una sola ragione per cui non si debba correre al cinema a vedere Poor Things! Povere Creature! film che affascina anche quando sembra perdersi, capace come è di irretire l’attenzione nei meandri di un universo che si lascia scoprire con la stessa incontenibile felicità di Bella, anche senza mani in mezzo alle gambe.

Poor Things! Povere Creature!
Emma Stone in Poor Things! Povere Creature! (Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved)

Scheda del film con Emma Stone

Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia 2023, Poor Things! Povere Creature! film diretto da Yorgos Lanthimos è tratto dal romanzo Alasdair Gray, uscito in Inghilterra nel 1992 e vincitore del Whitbread Novel Award e del Guardian Fiction Prize (in Italia disponibile col titolo Povere creature! con le edizione Safarà).

Un brillante e poco ortodosso scienziato, il Dottor Godwin Baxter, riporta in vita una suicida, Bella Baxter, e se ne prende cura finché la giovane, ansiosa di imparare e affamata di avventura, fugge con Duncan Wedderburn. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione.

L’adattamento si deve a Tony McNamara, geniale creatore della serie The Great e Oscar per la migliore sceneggiatura originale con il film La favorita, sempre di Lanthimos.

Nel cast, accanto a Emma Stone nel ruolo della protagonista Bella Baxter (che le è già valso un Golden Globe e un Critics’ Choice Award), ci sono Willem Dafoe, il Dottor Godwin Baxter, Mark Ruffalo che interpreta Duncan Wedderburn, avvocato dongiovanni e dissoluto, e Ramy Youssef, Max McCandless. Nel film ci sono anche Suzy Bemba, Jerrod Carmichael, Kathryn Hunter, Vicki Pepperdine,Margaret Qualley e la grande Hanna Schygulla.

Le riprese si sono svolte in numerosi teatri di posa degli Origo Studios di Budapest, dove la produzione ha costruito i mondi completi di Londra e della casa di Baxter, il transatlantico, la piazza e il bordello di Parigi, l’hotel e i quartieri poveri di Alessandria. Per le scene ambientate a Lisbona, la produzione ha utilizzato il più grande teatro di posa dell’Europa continentale, situato nei Korda Studios di Budapest.

L’autore della fotografia è Robbie Ryan, la scenografia si deve a James Price e Shona Heath, l’arredamento a Zsuzsa Mihalek, mentre i costumi sono firmati da Holly Waddington; le acconciature e il trucco prostetico sono di Nadia Stacey. La colonna sonora originale è composta da Jerskin Fendrix, il montaggio è di Yorgos Mavropsaridis.

Il lungometraggio ha vinto il Golden Globe come migliore commedia ed è candidato a 11 premi Oscar (tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice). È in sala con Searchlight Pictures dal 25 gennaio 2024.

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