La plastica è senza dubbio uno dei materiali più utilizzati a livello commerciale e il nostro rapporto con questo materiale onnipresente ha assunto dimensioni sorprendenti e preoccupanti. Tra acqua e cibo, ingeriamo il corrispettivo in plastica di una carta di credito ogni settimana. Un dato preoccupante, frutto di una serie di ricerche che mettono in luce la pervasività delle micro e nano plastiche nella nostra vita quotidiana e soprattutto nel nostro approvvigionamento alimentare.

Numerose indagini scientifiche hanno dimostrato che particelle di micro e nano plastica sono ormai diffuse lungo l’intera catena alimentare. Questo significa che non solo gli oceani, ma anche i nostri piatti e bicchieri sono contaminati da questo materiale sintetico. Sembra non ci sia via di fuga: il pesce che mangiamo, la carne che cuciniamo, la frutta e la verdura che coltiviamo, persino il miele, lo zucchero, il sale e persino la birra che beviamo possono contenere tracce invisibili di plastica.

Secondo la dottoressa Daniela Gaglio, responsabile scientifico dell’Infrastruttura di Metabolomica dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare (IBFM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), ogni settimana potremmo ingerire da 0,1 a 5 grammi di micro e nano plastica. Questo valore è quasi equivalente al peso di una carta di credito. Le implicazioni di questa scoperta sono alquanto inquietanti e sollevano serie preoccupazioni sulla nostra salute.

Lo studio condotto dal team di ricercatori coordinato dalla dottoressa Gaglio ha dimostrato che le cellule esposte all’esposizione acuta e cronica di particelle di polistirene, uno dei polimeri plastici più comuni, subiscono alterazioni metaboliche e mostrano un aumento dello stress ossidativo. Queste scoperte indicano chiaramente il potenziale impatto negativo che le micro e nanoplastiche possono avere sul nostro organismo.

“Lo studio dimostra che le micro e le nanoparticelle di polistirene assorbite dalle cellule del colon umano inducono cambiamenti nel metabolismo simili a quelli indotti dall’agente tossico azossimetano: quest’ultimo è una molecola cancerogena e neurotossica molto studiata proprio per la sua capacità di indurre tumore al colonha spiegato Gaglio.

L’81% dell’acqua del rubinetto e il 93% dell’acqua in bottiglia contengono micro particelle di plastica, sollevando dubbi sulla sicurezza dell’acqua che beviamo ogni giorno. È cruciale aumentare la consapevolezza pubblica e adottare comportamenti per ridurre l’esposizione a tali particelle, mentre la comunità scientifica continua la ricerca su questo fenomeno.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!