Rebecca, diplomatica uccisa in Libano perché "aveva la gonna corta"

"Ho pensato che sarebbe stato facile violentarla visto che era straniera", queste le parole choc del tassista di Uber che avrebbe ucciso la diplomatica britannica in Libano. Una fine atroce per la giovane violentata, strangolata e abbandonata in autostrada.

“L’ho uccisa perché indossava una gonna corta”, queste le parole di Tarek Hawchieh, autista di Uber di 29 anni che avrebbe ucciso la diplomatica inglese in Libano, secondo quanto riportato dal Daily Mail. Rebecca Dykes, questo il nome della vittima, era stata trovata lungo un’autostrada poco fuori da Beirut: una fine atroce per la giovane donna in carriera. Stando ad una prima ricostruzione, infatti, l’ambasciatrice britannica sarebbe stata portata via dopo una piacevole serata trascorsa con le amiche. Salita sull’auto guidata da Tarek, un autista Uber, sarebbe stata prima stuprata e poi strangolata forse con una corda. L’omicida, adesso, ha confessato l’omicidio raccontando alcuni dettagli inquietanti sul delitto che avrebbe commesso: “Ho pensato che sarebbe stato facile violentarla visto che era straniera”, scrive il Daily Mail citando una fonte. A incastrare il presunto assassino ci sarebbero le immagini di una telecamera di videosorveglianza.

Un carattere particolare quello di Tarek che, originario di un sobborgo povero di Beirut, si lascia fotografare su Facebook con superalcolici ed armi in mano. L’uomo, che ha confessato l’omicidio, era già stato arrestato dieci anni fa per il furto di una moto e fermato per reati legati agli stupefacenti.

Gli inquirenti, tra l’altro, fin dal primo momento avevano escluso l’omicidio a sfondo politico sostenendo che si fosse trattato di un “crimine comune”. Infatti, a poche ore dal ritrovamento del suo cadavere, i militari hanno sentito tutte le persone che avevano incontrato la donna nelle ultime ore di vita e soprattutto quelle che con lei avevano trascorso la serata al bar. Rebecca, tra l’altro, era pronta a rientrare in Gran Bretagna dove l’attendeva la sua famiglia per trascorrere il Santo Natale. “Siamo devastati dalla perdita della nostra amata figlia. Stiamo facendo tutto il possibile per capire cosa è successo ma chiediamo il rispetto della nostra privacy” aveva scritto la famiglia in un comunicato.

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