Le calciatrici italiane hanno conquistato un’importantissima vittoria, questa volta non sul campo, ma fuori: dal 1° luglio 2022 il calcio femminile, nel nostro Paese, diventa a tutti gli effetti professionistico. Un traguardo fondamentale, che di fatto conclude l’iter iniziato nel 2020, con l’approvazione in Consiglio Federale delle ultime norme disciplinari, e che adesso, con il completamento delle modifiche normative, ha reso ufficiale il passaggio al professionismo della Serie A femminile a partire dalla prossima stagione, la 2022/23.

Il processo per il calcio femminile è definitivo, finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile, è una giornata importante, dall’1 luglio inizia il percorso – ha spiegato Gabriele Gravina, presidente della FIGC – Oggi siamo la prima federazione in Italia ad avviare ed attuare questo importante percorso. C’è stata qualche piccola resistenza della Lega di A che riteneva di proporre un eventuale rinvio ma poi abbiamo raggiunto un accordo perché non si poteva tornare indietro. Quando si delibera qualcosa bisogna essere coerenti.

Naturalmente positive le reazioni di atlete e donne che orbitano attorno al calcio femminile italiano, a partire dalla presidente di Assist (Associazione Nazionale Atlete) Luisa Rizzitelli, che ha invitato le altre 44 federazioni sportive a seguire l’esempio della FIGC.

Oggi è un bel giorno per il calcio italiano: dalla nascita della Federalcio, nel lontano 1898, mai una donna aveva avuto accesso al professionismo, mai. Ma oggi con un annuncio giustamente roboante, sappiamo che alle calciatrici sarà finalmente riconosciuto il diritto sacrosanto e sancito dalla Costituzione di essere professioniste come possono esserlo gli uomini. La notizia è una cosa buona per il calcio italiano e per le calciatrici.

Soddisfazione anche da parte di Carolina Morace, ex giocatrice e oggi allenatrie.

Che non sia un traguardo ma che sia il traguardo di una partenza. È positivo. Ci sono tanti esempio in Europa. Non siamo i primi. I 90 mila spettatori a Barcellona dicono che c’è interesse per il calcio femminile, anche in Paesi latini come la Spagna e l’Italia. I risultati dell’Italia hanno certamente contribuito così come l’ingresso delle squadre professionistiche.

Vanno i complimenti alla Figc e al presidente per il fatto che sono stati i primi a farlo. Dimostra che grazie alla sua sensibilità si è arrivato a questo traguardo. Ora mi auspico che anche altre federazioni facciano altrettanto.

È sicuramente un passo importante per il calcio femminile italiano e, forse, anche per quello internazionale: le calciatrici da tempo si battono per essere riconosciute come atlete professioniste, e per abbattere il gender pay gap con i colleghi uomini (battaglia, questa, sostenuta ad esempio dalla capitana della nazionale statunitense campione del mondo in carica Megan Rapinoe).

E dire che la decisione definitiva non è stata certo priva di pathos: inizialmente, infatti, la Serie A aveva votato contro, nonostante il voto a favore nella propria assemblea interna. Una piccola incomprensione descritta solo come un malinteso, che ha però portato il Consiglio a votare di nuovo.

 

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