"La terapia di affermazione di genere ha salvato la vita a mia figlia"
La terapia di affermazione di genere può salvare molte vite. Ecco un'importante testimonianza da non dimenticare.
La terapia di affermazione di genere può salvare molte vite. Ecco un'importante testimonianza da non dimenticare.
Elaine Dobre, mamma di due figli di cui una transgender, ha voluto raccontare la sua storia di rinascita e di accettazione dopo il coming out della figlia. Secondo Dobre, è stata la terapia di affermazione di genere a salvarle la vita.
“‘Mamma, sono transgender”. Che sollievo è stato quando ho sentito quelle parole di mia figlia!”, ha esordito Dobre, in un articolo molto emozionante scritto per il sito Motherly.
La donna ha poi raccontato come la sua bambina, nata maschio prima dell’affermazione, che da piccola era sempre solare e sorridente, fosse diventata più introversa e triste durante il periodo delle scuole elementari. Nessuno riusciva a capire il motivo di questo suo improvviso cambiamento, neppure le maestre della scuola. Durante un incontro genitori-insegnanti, ha spiegato Dobre, “la sua insegnante ha esclamato: ‘non riesco a far sorridere questo bambino!’ mentre gli pizzicava la guancia e gli solleticava le ascelle. È stato imbarazzante”.
Da quel giorno, Dobre ha capito che avrebbe dovuto proteggere sua figlia, che ora si chiama Mackenzie (nome di fantasia), fin quando ne avesse avuto bisogno. Non riusciva, però, a capire dove fosse il problema e la sua ansia cresceva, mentre la ragazza cominciava a isolarsi sempre più dagli altri.
“Mackenzie è sopravvissuta a malapena al liceo, anche se non mi sono resa conto della gravità della situazione già dopo il diploma. È passata dall’essere una studentessa eccezionale a strappare a malapena la sufficienza”. Successivamente, la giovane ha cominciato ad avere atteggiamenti aggressivi. Era solita scaricare la sua rabbia e la sua frustrazione sui membri della sua famiglia, che continuavano a non sapere come comportarsi.
Un giorno, però la loro vita è cambiata per sempre.
“Mackenzie aveva tentato il suicidio“, ha raccontato la donna. “La mia dolce e vulnerabile bambina è stata rinchiusa e tenuta isolata da tutti per una settimana. Non ci è stato permesso comunicare con lei. Non le era permesso avere un telefono, nemmeno i lacci delle scarpe”. Un momento molto angosciante, che Dobre non potrà mai dimenticare. Quell’evento, però, “è servito per iniziare finalmente il nostro viaggio verso la guarigione”.
È stato allora, infatti, che Mackenzie ha deciso di fare coming out, “sapendo che sarebbe stata comunque amata e supportata”.
“Abbiamo cercato risorse, questa volta con feroce determinazione, sapendo che era in gioco la sopravvivenza di Mackenzie”, ha continuato Dobre. Ma non è stato affatto facile ricevere l’assistenza di cui necessitavano. Lo stigma che portano i bambini trans è ancora troppo grande e Dobre e la sua famiglia hanno faticato molto per trovare l’adeguata assistenza in grado di restituire a Mackenzie la sua gioia di vivere.
Ora, però Mackenzie è tornata a sorridere grazie all’aiuto di assistenti qualificati che l’hanno aiutata a trovare la vera se stessa attraverso una terapia di affermazione di genere basata anche su importanti terapie ormonali. “Riuscire a farle seguire una terapia di affermazione di genere è stato il passo che ha trasformato la vita della nostra bambina e quella della nostra famiglia”, ha dichiarato Dobre.
“Mackenzie è ora una donna in tutti i sensi, con un’attività retribuita, e si gode la vita grazie all’assistenza sanitaria legale che ha ricevuto.” C’è ancora molto da fare, a ogni modo, per migliorare la condizione delle persone transgender. “Abbiamo la responsabilità di consentire ai nostri figli di essere se stessi e autentici, indipendentemente da ciò che dice la legge”, ha dichiarato Dobre. “È tempo che i legislatori si rendano conto di rappresentare la società, non le proprie convinzioni superate e infondate.”
Giornalista sulle nuvole, i miei grandi amori sono i libri, il cinema d'autore e gli animali. Sepulveda e Tarantino: le mie ossessioni.
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