Una violenta rivolta è scoppiata nella prigione femminile di Tamara, a circa 50 km a nord-ovest della capitale Tegucigalpa, in Honduras. Durante il violento scontro tra due bande rivali almeno 41 donne sono state uccise, alcune di queste bruciate a morte.

Yuri Mora, portavoce dell’agenzia investigativa della polizia nazionale, ha divulgato la notizia alla stampa, dichiarando che le autorità hanno trovato decine e decine di corpi dopo le violenze, avvenute nella giornata di ieri.

Alcune delle vittime sono state uccise a colpi di arma da fuoco e almeno 7 detenute sono state curate in un ospedale di Tegucigalpa per ferite da arma da fuoco e da coltello, come hanno detto i dipendenti.

La presidente Xiomara Castro si è detta scioccata da quello che ha definito un “mostruoso omicidio” delle donne, attribuito a potenti bande di strada. “Solidarietà alle famiglie”, ha scritto in un tweet, aggiungendo che avrebbe risposto con “misure drastiche”.

Lo scoppio delle violenze, come ha riportato a Reuters Delma Ordonez, presidentessa di un’associazione di famiglie di detenuti, è iniziato dopo una rissa tra le appartenenti alle bande rivali Barrio 18 e Mara Salvatrucha (MS-13).

I parenti delle vittime si sono radunati da subito fuori dal carcere, tentando di capire cosa stava succedendo e attendendo notizie delle loro care.

Julissa Villanueva, responsabile del sistema carcerario in Honduras, ha ipotizzato che la rivolta sia iniziata a causa dei recenti tentativi delle autorità di reprimere le attività illecite all’interno delle carceri e ha definito la violenza di martedì il risultato delle “azioni che stiamo intraprendendo contro il crimine organizzato”, anche dentro le carceri.

Non ci tireremo indietro”, ha sottolineato Villanueva in un discorso in diretta tv, dopo la rivolta.

In Honduras le bande esercitano un ampio controllo nelle carceri, dove stabiliscono le proprie regole e vendono beni di contrabbando.

La peggiore tragedia all’interno delle carceri dell’ultimo secolo si è verificata proprio in Honduras, nel 2012, nel penitenziario di Comayagua, dove 361 detenuti sono morti in un incendio. La maggior parte delle vittime non era mai stata accusata o condannata per un reato.

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