Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere”: sono queste le ultime parole di Anna, la donna triestina di 55 anni affetta da sclerosi multipla secondaria progressiva che ha scelto di morire tramite suicidio assistito. A renderlo noto è l’Associazione Luca Coscioni, che l’ha seguita nella pratica.

Anna, nome di fantasia, è la prima persona, in Italia, ad aver avuto accesso al fine vita a carico del servizio sanitario nazionale, la terza seguita dall’associazione e la quinta ad aver avuto il via libera. La donna, che è morta tramite autosomministrazione del farmaco letale nella sua casa di Trieste martedì 28 novembre 2023, ha rilasciato la seguente dichiarazione, come riportato dall’Associazione Luca Coscioni sul suo profilo Instagram:

Ho amato con tutta me stessa la vita, i miei cari e con la stessa intensità ho resistito in un corpo non più mio. Ho però deciso di porre fine alle sofferenze che provo perché oramai sono davvero intollerabili. Voglio ringraziare chi mi ha aiutata a fare rispettare la mia volontà, la mia famiglia che mi è stata vicina fino all’ultimo. Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere.

Come denunciato dall’associazione stessa, “Anna” ha dovuto aspettare oltre un anno per avere l’approvazione del Tribunale di Trieste, ottenuta il 4 luglio 2023. La richiesta era stata fatta sulla base della sentenza 242/19 sul caso Cappato, che, nel 2019, aveva legalizzato l’accesso alla procedura.

Il diritto di scelta alla fine della vita si sta faticosamente affermando, nonostante ostruzionismi e resistenze ideologiche che sono sempre più lontane dal sentire popolare, come dimostra anche il recente sondaggio Osservatorio sul Nord Est pubblicato dal Gazzettino, secondo cui oltre otto persone su dieci (82%) si dichiarano d’accordo (…) Ora occorre lavorare sui tempi. Non deve più essere consentito di far attendere quasi un anno fra sofferenze intollerabili e condizioni che peggiorano con il rischio di perdere le ultime forze necessarie per l’autosomministrazione del farmaco letale”, dichiara Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, come si legge sul sito dell’organizzazione stessa.

Anna è la prima persona malata che ha visto riconoscere, da parte dei medici incaricati di effettuare le verifiche sulle condizioni, che l’assistenza continua alla persona è assistenza vitale, così anche la dipendenza meccanica non esclusiva garantita attraverso l’impiego di supporto ventilatorio (CPAP) nelle ore di sonno notturno. Emerge che, rispetto alla procedura eseguita di riscontro delle condizioni di una persona malata in Friuli Venezia Giulia, risulta non fondato e paradossale il diniego ricevuto invece nel Lazio da Sibilla Barbieri, anche lei dipendente da trattamenti vitali ma costretta a morire in Svizzera”, denuncia invece Filomena Gallo, avvocata e Segretaria dell’associazione.

Prima di lei, ad aver ricevuto il via libera al suicidio assistito erano stati Federico Carboni, nelle Marche, e la signora Gloria, in Veneto, che avevano in seguito confermato le proprie volontà. Oltre a loro, anche Stefano Gheller, sempre in Veneto, e Antonio, nelle Marche, hanno avuto l’approvazione del Comitato etico alla morte volontaria, e potranno ora scegliere se e quando ricorrervi.

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