Malata di anoressia, i medici e i giudici: "Giusto interrompere trattamenti salvavita"

Il caso di una ragazza inglese malata di anoressia nervosa sta facendo discutere per la scelta dei giudici, in accordo al parere dei medici, di interrompere i trattamenti salvavita. Ma il suo non è il primo caso in UK.

I giudici inglesi sono di nuovo al centro di una controversia che mette sul tavolo diritti umani, scienza ed etica; dopo il caso di Indi Gregory, che nei mesi scorsi ha tenuto banco anche in Italia, a finire al centro dell’attenzione è, ancora una volta, la decisione di un tribunale britannico che ha autorizzato una ventiquattrenne inglese malata di anoressia a interrompere i trattamenti salvavita, dopo che la stessa ha chiesto di essere dimessa dall’ospedale, contro il parere dei genitori, che invece la ritengono incapace di prendere decisioni in maniera autonoma.

La storia di Patricia – di cui si ignora il cognome – risale in realtà all’inverno del 2022, ma è emersa solo in questi giorni, raccontata dal Telegraph e dal Daily Mail: la ragazza, malata di anoressia nervosa dal 2010, è stata ricoverata più volte per il suo disturbo alimentare, spesso in condizioni critiche, priva di coscienza, ed è stata intubata con un sondino nasogastrico per essere nutrita. Non tutti questi interventi sono stati eseguiti con il suo consenso, ma dal personale medico d’accordo con la famiglia.

Arriviamo al 15 novembre 2022, quando Patricia viene trasferita di nuovo in ospedale e i medici convocano una riunione per stabilire quale fosse il “migliore interesse” nel suo caso, decidendo che ogni altro intervento sul suo corpo, con un BMI compreso tra 8 e 10 (le persone normopeso hanno un indice di massa corporea che oscilla tra  18.5 e 24.99), sarebbe stato “controproducente”, e che quindi la ragazza avrebbe dovuto essere dimessa e, per così dire, “lasciata al suo destino”.

I giudici entrano in gioco quando la famiglia della ventiquattrenne contesta la decisione dei medici, fino alla sentenza, giunta alla fine del 2023, del giudice Philip Moor che ha ribadito che l’alimentazione forzata sarebbe stata inutile per una ragazza che ha espressamente detto di “non voler essere salvata per sempre”. Sul caso non si hanno al momento altre informazioni perché tutti i dati e le persone coinvolte sono coperti da un ordine di protezione emesso dalla Court of Protection.

Secondo quanto riporta il Telegraph in realtà quello di Patricia non è il primo caso in cui i giudici sono chiamati a decidere nei casi che coinvolgono persone anoressiche ma, dal 2020 a oggi, ce ne sarebbero stati ben sei, seguendo anche quel filone inaugurato dal recente protocollo del Sistema sanitario nazionale (non obbligatorio) che prescrive a pazienti maggiorenni affetti da disturbi alimentare supporto motivazionale, monitoraggio e terapie del dolore ma non trattamenti che abbiano come obiettivi il recupero completo o l’aumento di peso. Anzi, secondo il documento “Il ricovero [in ospedale] dovrebbe essere evitato quando possibile”.

I professionisti hanno spiegato che dall’inizio della pandemia di Covid il numero di adolescenti a cui sono stati diagnosticati dei disturbi alimentari è salito del 42%: da marzo del 2020 le diagnosi di disturbi alimentari come anoressia nervosa o bulimia erano del 42% più alte del previsto tra le ragazze adolescenti dai 13 ai 16 anni, e del 32% più alte per quelle dai 17 ai 19 anni.

Ad agosto, il Mail on Sunday ha riportato testimonianze di pazienti a cui è stato detto che la loro condizione è in uno stato “troppo avanzato” per ricevere dei trattamenti, e che sono stati indirizzati alle cure palliative. Hope Virgo, attivista e ex paziente con disturbi alimentari, ha dichiarato: “Sono stata contattata da persone che sono state dimesse perché troppo malate o incapaci di riprendersi velocemente e a cui viene detto che non c’è più nulla da fare. È straziante. Alcuni sono stati indirizzati alle cure palliative. Perché non stiamo dando alle persone la possibilità di riprendersi? Invece, se il trattamento non funziona, i servizi si disinteressano di loro”.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!