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No, Barbara Palombelli, le donne non vengono uccise perché sono "esasperanti"
Se non riusciamo a comprendere la responsabilità che chi, per mestiere, si occupa di raccontare, ha nel parlare della questione con il giusto linguaggio, se non capiamo che, diversamente, può indurre anche gli altri a normalizzare questa narrazione, saremo destinati a sentir parlare per sempre di "donne traditrici", che si separano dai mariti, rifiutano le avances dei corteggiatori, o di "giganti buoni" che d'un tratto, in preda al "raptus", perdono la testa.
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