“Se una ragazza ingrassa si incolpa la madre per non averla educata”: le parole di Charo Lagares

Nel suo romanzo d'esordio la giornalista spagnola affronta molti temi che toccano, come spesso accade, le donne, giudicate rispetto al loro aspetto fisico. E dice "Per non ingrassare vivo contando le calorie", ammettendo quanto i discorsi sui corpi femminili siano tossici e disfunzionali.

Charo Lagares, nel suo romanzo d’esordio, Sevillana (per ora disponibile solo nella versione originale in spagnolo) affronta molti temi, tutti focalizzati, però, sugli stereotipi socioculturali della società sivigliana, che per la gran parte – cosa poco sorprendente – riguardano in particolar modo le donne.

La scrittrice trentenne, attraverso le figure di tre donne appartenenti alla stessa famiglia, nonna, madre e figlia, dipinge con ironia talvolta feroce, ma evidentemente anche molta cognizione di causa, un ritratto dell’alta borghesia di Siviglia che è spesso opprimente e soffocante nei confronti del femminile, un po’ per le tradizioni cui le donne continuano a essere legate, un po’ per quell’attitudine costantemente giudicante travestita da paternalismo che tende a mettere sotto la lente d’ingrandimento qualsivoglia aspetto della vita delle donne.

Tanto che emerge chiaro e lampante un punto, cruciale ai fini della comprensione del tipo di pressione cui ragazze e donne sono sottoposte, riguardante, ça va sans dire, il loro aspetto fisico.

Vivo calcolando le calorie e se mangio tanto mi dico, beh non puoi più cenare, mangia una mela e uno yogurt e la giornata è finita – ammette senza fronzoli la giornalista di Marie ClaireS.moda, supplemento di El Pais – Pensavo di essere l’unica, ma ora faccio fatica a pensare a qualsiasi donna che non abbia quel tipo di rapporto con il cibo ed è tremendo. Ho visto nelle mamme della mia generazione questo genere di aspettativa, ‘Voglio vedere che ti diverti e sei felice perché sei mia figlia e quindi voglio quella felicità per te, ma solo nella misura in cui tutto ciò non intacchi in qualche modo il tuo girocoscia, il tuo sedere, la tua vita o le braccia, perché in quel caso significa che sto sbagliando qualcosa, e me lo faranno notare’. Se una ragazza ingrassa, c’è chi rimprovera alla madre di non aver educato bene la figlia, di non averle insegnato a mangiare come Dio comanda, ad essere una persona con misura e quindi con la virtù della moderazione e del saper essere.

E aggiunge quanto la concezione grassofobica del corpo femminile (perché rispetto a quello maschile, inutile dirlo, vige il solito, classico doppio standard) abbia influenzato anche la sé adolescente:

Quando avevo 16 anni, smisi di mangiare per una ragione estremamente brutale: ‘Altrimenti quel ​​vestito non mi starebbe bene’. Ogni anno compri un vestito nuovo, ma se quello dell’anno scorso ti sta bene invece è un trionfo.

L’ossessione per il conseguimento di un ipotetico “corpo perfetto”, quindi, non solo appartiene a quel genere di pretese che si hanno nei confronti delle donne, da seguire quasi come un dogma, in maniera acritica e cieca per non sentirsi “tagliate fuori”, ma il discostarsi dallo standard rappresenta un motivo di colpa “generazionale”, da imputare alle madri come scarsa educazione, una devianza rispetto al modello accettabile e accettato.

E per far capire quanto questo spietato meccanismo di critica costante non risparmi nessuna, Lagares specifica:

Tutto quello che racconto nel libro potrebbe essere successo a me.

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