Cosa dice il post di Hananya Naftali, consulente di Netanyahu, poi rimosso

Il post di Hananya Naftali, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è diventato virale. Il post, poi rimosso e sostituito, confermava l'attacco di Israele su un ospedale di Gaza. Al momento, però, ci sono varie ipotesi ma nessuna conferma sulle cause dell'esplosione.

A distanza di diverse ore dall’esplosione all’ospedale di Al Ahli, a Gaza, cominciano a circolare le prime ipotesi su cosa o chi sia alla sua base.

Hamas ha accusato Israele, sostenendo che l’ospedale sia stato colpito dalle bombe israeliane, mentre Israele imputa la responsabilità dell’attentato al gruppo radicale operativo nella striscia di Gaza Jihad Islamico. Se la maggior parte dei Paesi a maggioranza musulmana sostiene la posizione di Hamas, gli USA, principali alleati internazionali di Israele, hanno invece riferito che le informazioni in loro possesso escludono la responsabilità israeliana.

Eppure, nella giornata di ieri un post di Hananya Naftali, portavoce del premier israeliano Benjamin Netanyahu, confermava che proprio Israele avesse bombardato l’ospedale di Gaza, uccidendo almeno 500 persone, come hanno riferito i funzionari palestinesi.

Israele ha appena attaccato una base di Hamas all’interno dell’ospedale di Gaza… Un alto numero di terroristi sono morti…”, è stato scritto nel tweet di Hananya Naftali, prima che il tweet venisse rimosso e sostituito con una versione totalmente opposta, dove è stato scritto che a far esplodere l’ospedale è stato un razzo di Hamas.

hananya naftali
Fonte: Twitter @HananyaNaftali

L’ospedale battista di Al-Ahli ospitava migliaia di sfollati quando è stato bombardato martedì, ha dichiarato il ministero della Sanità palestinese in un comunicato, e molte vittime sono ancora sotto le macerie.

Dopo aver sostituito il clamoroso tweet di Hananya Naftali le Forze di Difesa Israeliane hanno “categoricamente” negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco all’ospedale, incolpando invece un “fallito lancio di razzi”.

Non colpiamo intenzionalmente nessuna struttura sensibile, e sicuramente non gli ospedali”, ha dichiarato alla CNN il tenente colonnello Jonathan Conricus.

Va specificato che Naftali è un consulente per la comunicazione uso a pubblicare diversi tweet sopra le righe, ma senza un reale rapporto di lavoro stretto con Netanyahu; risulta quindi improbabile che fosse a conoscenza di una eventuale responsabilità di Israele nell’attacco già pochi minuti dopo.

Le ipotesi più accreditate, al momento, sembrano quindi essere tre: la prima riguarda il malfunzionamento di uno dei razzi lanciati da Hamas o dal Jihad Islamico che, non avendo una tecnologia molto sviluppata, possono essere lanciati ma non guidati, e quindi atterrano dove capita.

Questa, in sostanza, è la tesi sostenuta da Israele, corroborata da alcuni dettagli forniti dall’esercito israeliano mercoledì mattina, che sostiene che il razzo sia stato lanciato da un cimitero vicino all’ospedale, e che a causa del malfunzionamento sia caduto nel parcheggio della struttura; l’esercito ha anche aggiunto che il cratere causato dall’esplosione non è compatibile con le bombe sganciate dall’aeronautica israeliana.

La seconda ipotesi sostiene invece che l’esplosione sia stata causata da un errore di Iron Dome, il sistema di difesa anti-missile che Israele usa dal 2011 per individuare e intercettare i razzi che partono dalla striscia di Gaza, aggiustando in tempo reale la traiettoria dei missili che partono invece da Israele. Secondo questa ipotesi, Iron Dome avrebbe compiuto un errore nel sistema di rilevazione del calore, scambiando l’ospedale per il motore di un razzo.

La terza ipotesi sostiene che dopo l’esplosione di un razzo siano caduti dei detriti che hanno colpito l’ospedale, ma nessuno finora ha argomentato meglio questa pista.

Nessuna della ipotesi, comunque, è considerata fino a questo momento attendibile oltre ogni dubbio, ma quel che c’è di certo è che l’ospedale abbia subito numerosi danni. “Stavamo lavorando nell’ospedale quando abbiamo sentito una forte esplosione e il soffitto è crollato in sala operatoria – ha ad esempio raccontato Ghassan Abu Sittah, medico di Medici Senza Frontiere a Gaza. Ha aggiunto un altro medico, Fadl Naeem: “All’inizio pensavamo che fosse un’esplosione di quelle che sentiamo sempre, non pensavamo fosse avvenuta nell’ospedale. Poi le persone hanno iniziato ad arrivare nel reparto di chirurgia gridando di salvarle, e dicendoci che c’erano feriti e morti. L’ospedale era pieno di cadaveri, feriti e parti di corpi”.

Non c’è tuttavia uniformità neppure sul numero delle vittime: alcune testimonianze parlano di moltissimi corpi ritrovati nei pressi dell’ospedale, ma non è chiaro se i morti siano effettivamente 471, come riportato dal Ministero della Salute della striscia di Gaza, o 500, come riferito da Hamas (tesi, quest’ultima, smentita dall’analista militare Nathan Ruser dell’Australian Strategic Policy Institute, che ha affermato che quella stima non sia compatibile con i danni provocati dall’esplosione).

 

 

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