Lo scorso 18 dicembre, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza davvero straordinaria che segna una grande rivoluzione sul tema del contributo economico divorzile, secondo gli esperti del settore. In un pronunciamento senza precedenti, è stato definito che, per la prima volta, il periodo di convivenza prematrimoniale sarà un fattore significativo nella determinazione dell’importo dell’assegno di divorzio.

I giudici della Cassazione sostengono che la convivenza prematrimoniale dovrebbe essere presa in considerazione solo se presenta “connotati di stabilità e continuità, derivanti da un chiaro progetto di vita comune”. Questo diventa particolarmente rilevante in situazioni in cui si verificano rinunce personali e/o professionali da parte del coniuge considerato economicamente più vulnerabile.

La sentenza è stata emessa in risposta al ricorso di una donna a cui, dopo una convivenza prematrimoniale che si è protratta dal 1996 al 2003 durante la quale aveva anche dato alla luce un bambino – era stato negato il riconoscimento di quei sette anni nel calcolo finale per l’assegno.

Secondo la Corte di Cassazione, si legge su Ansa, “la convivenza prematrimoniale è un fenomeno di costume che è sempre più radicato nei comportamenti della nostra società cui si affianca un accresciuto riconoscimento – nei dati statistici e nella percezione delle persone – dei legami di fatto intesi come formazioni familiari e sociali di tendenziale pari dignità rispetto a quelle matrimoniali”.

Alla luce di questo, il periodo della convivenza non può essere esclusa se si prolunga nel tempo e ha visto il consolidarsi di una chiara divisione dei compiti domestici.

“Parificare matrimonio e convivenza è sempre pericoloso perché si annulla la libertà di scelta”, ha dichiarato l’Avvocata Valeria De Vellis. “Se uno vuole la tutela dello Stato si sposa e acquista diritti e doveri del matrimonio. Ma va salvaguardata anche la libertà di chi sceglie consapevolmente di convivere senza avere obblighi giuridici. Io sono assolutamente aperta verso tutti i modelli di “famiglia”, ma ci vuole chiarezza sulle conseguenze che la scelta di un certo modello di famiglia comporta sul piano dei diritti e dei doveri. La soluzione è fare i patti prematrimoniali o di convivenza”.

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