L'Azerbaijan non vuole nessuna donna nel comitato sul clima per la Cop29

Il prossimo dicembre la Cop29 si terrà in Azerbaijan, ma fa discutere la scelta di non aver inserito neanche una donna nel comitato. Lo scorso dicembre, negli Emirati Arabi, la componente femminile era al 63%.

Anche se l’anno è appena iniziato gli appuntamenti più importanti per discutere dell’emergenza climatica sono già tutti in agenda, e fra questi spicca la Cop29, la conferenza delle Nazioni Unite sul contrasto al cambiamento climatico, che avrà luogo il prossimo dicembre in Azerbaijan.

A far discutere, tuttavia, è la scelta, annunciata dal presidente azero, Ilham Aliyev, di non inserire nessuna donna nel comitato organizzatore, che include quindi soli 28 uomini.
Per fare un paragone recente, la Cop28 svoltosi negli Emirati Arabi a dicembre 2023 era composto, nel suo comitato organizzatore, al 63% da donne; la scelta azera è stata definitiva “regressiva” dalla campagna She Changes Climate, che ha ricordato che l’emergenza climatica “interessa tutta la popolazione mondiale, non solo la metà”.

Da notare  anche che, per il secondo anno consecutivo, i più importanti colloqui sul clima delle Nazioni Unite saranno ospitati da uno stato petrolifero fortemente dipendente dalla produzione di combustibili fossili. Il presidente designato della Cop29, che avrà il compito di riunire i Paesi per guidare l’azione per il clima, è Mukhtar Babayev, ministro dell’ecologia e delle risorse naturali, che per 26 anni ha lavorato per la Compagnia petrolifera statale della Repubblica dell’Azerbaijan (Socar).

Il Paese euroasiatico, peraltro, prevede di aumentare la produzione di combustibili fossili di un terzo nel prossimo decennio, altro aspetto che preoccupa She Changes Climate: “Chiediamo ancora una volta un firewall tra l’industria dei combustibili fossili e la presidenza della Cop poiché l’integrità ambientale rimane una preoccupazione per noi e per molte organizzazioni della società civile”.

Benché ci sia qualcuno che smentisca il ruolo dei combustibili fossili nell’aumento del riscaldamento globale – come Sultan Al Jaber, scelto come presidente della Cop28 e amministratore delegato della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, Adnoc, che proprio all’evento dello scorso dicembre ebbe un duro scontro con la presidente del gruppo di statisti Elders Mary Robinson – gli scienziati sono invece concordi nel sostenere che un rapido calo del consumo di combustibili fossili sia vitale per evitare i peggiori impatti della crisi climatica e che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato.

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