Probabilmente per qualcuno/a di voi il termine geek non sarà del tutto sconosciuto; c’è chi, erroneamente, lo interpreta come un sinonimo di nerd, ma in realtà il o la geek è soprattutto quella persona che ha una grande passione per Internet e in generale per le nuove tecnologie (vedremo comunque le differenze con il termine nerd più avanti).

Per tutti e tutte loro Netflix ha in serbo una piacevolissima sorpresa, la prima Geeked Week, un colossale evento completamente digitale in programma dal 7 all’11 giugno, in cui verranno raccolti trailer, foto, interviste e spoiler di titoli vari tra film e serie tv. Il profilo Twitter di Netflix Geeked Week presenta così l’evento:

Tra le anticipazioni che ci si potrebbe aspettare dalla Geekend Week le più “succulente” potrebbero riguardare Masters of the Universe: Revelation, Lucifer, The Umbrella Academy, The Witcher, The Sandman, The Cuphead Show, Resident Evil, Sweet Tooth e Cowboy Bebop.
Nel comunicato ufficiale diffuso da Netflix si legge:

Negli anni, Netflix ha avuto la fortuna di attirare grandi schiere di fan verso serie e film come Stranger Things, Castlevania, The Old Guard e non solo. Questi appassionati non si limitano a fare GIF, comprare gadget o teorizzare sui colpi di scena che li aspettano, ma condividono il loro entusiasmo entrando in contatto con le persone di tutto il mondo che amano gli stessi personaggi e le stesse storie.

Scopo della Geekled Week sarà quindi di riunire questa comunità, seppur digitalmente, per cinque giorni di spettacoli totalmente gratuiti.

Chi sono i geek

Chi è geek, come detto, ha una passione smodata per la tecnologia, ma da dove arriva questo termine? La sua origine pare risalire al termine dialettale inglese geck (sciocco), che si ritrova anche nel tedesco Geck o Jeck, o nell’olandese gek; per un certo periodo la parola passò di moda, per poi tornare in auge alla fine del XX secolo per acquisire il significato con cui si usa oggi.

Il contrario di geek è Kegg, che designa chi è totalmente inabile o intollerante a qualsiasi tipo di tecnologia; per quanto riguarda le differenze con la parola nerd, a contare è l’accezione che se ne vuole dare: “nerd” è spesso usato in senso lievemente dispregiativo infatti, mentre geek rappresenta la “versione cool”: una persona appassionata di tecnologia, ma non ossessionata, libera dallo stigma di essere sfigata.

Essere geek non è una prerogativa maschile

Spesso si tende a pensare che le donne siano poco interessate o poco capaci nelle questioni tecnologiche; tutta colpa dei soliti stereotipi di genere, che storicamente “assegnano” agli uomini lavori manuali, pratici, e appunto di tecnologia. Niente di più sbagliato.

Esattamente come per il mondo dei videogame, che è tutt’altro che essere appannaggio della sola componente maschile, il mondo di scienza, matematica, computer e robotica è pieno di donne geek, anche in epoche non sospette.

Alcuni esempi? Già nel XIX secolo nientemeno che la figlia di Lord Byron, Ada Lovelace Byron, “previde” l’invenzione del computer, lavorando accanto a Charles Babbage, conosciuto appena diciassettenne, al difference engine, un marchingegno meccanico simile a un orologio in grado di fare calcoli automaticamente.

Ma anche una diva del cinema come Hedy Lamarr, oltre a essere talentuosa sullo schermo e bellissima, è stata una promettente scienziata, tanto da inventare, negli anni ’30, di un sistema di modulazione per codifica d’informazioni da trasmettere su frequenze radio, che avrebbe consentito di comandare a distanza siluri e mezzi navali.

Fra le varie Katherine Johnson, Mary Jackson o Margaret Hamilton, poi, c’è davvero l’imbarazzo della scelta per capire che essere geek non significa necessariamente essere uomini brillanti: è sufficiente avere una mente vivace, e una passione per la tecnologia e lo studio.

Anzi, lo studio di materie scientifiche e matematiche è tanto incoraggiato che anche in Italia è da poco arrivato il progetto europeo Wild code School, un campus di coding che offre cinque borse a studentesse particolarmente meritevoli; il progetto, nato nel 2014 da un’idea di Anna Stépanoff, CEO di Wild Code School, mira a compensare il gender digital divide che esiste proprio a causa di quegli stereotipi di cui parlavamo poc’anzi offrendo alle giovanissime l’opportunità di acquisire importanti skill digitali.

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