Culle per la vita e parto in anonimato: i dati aggiornati sui neonati non riconosciuti

In questi giorni si è molto discusso online in merito alle culle per la vita, ma spesso i dati diffusi non corrispondevano alla realtà. Ecco l'aggiornamento (assolutamente necessario) da parte della Società Italiana di Neonatologia

Si è molto parlato, in questi giorni, delle culle per la vita, in seguito alla diffusione della storia del piccolo Enea, lasciato dalla madre alla Clinica Mangiagalli di Milano, proprio in uno di quei dispositivi un tempo conosciuti come “ruota degli esposti”. Da quel momento, si sono rincorse online informazioni più o meno esatte relative alle culle per la vita, e la Società Italiana di Neonatologia ha voluto intervenire nel dibattito per fare un po’ di chiarezza.

Per prima cosa, il dato relativo ai “3000 neonati abbandonati ogni anno”, citato da molti, è in realtà risalente al 2005 e andrebbe quindi aggiornato. L’indagine più recente in merito è stata eseguita nel corso di un anno, tra il luglio del 2013 e il giugno del 2014.

La ricerca è stata condotta su un campione di 100 Centri nascita italiani ed è stata portata avanti proprio dalla Società con la preziosa collaborazione di “ninna ho“, progetto volto a tutelare i bambini abbandonati.

La suddetta ricerca riporta che 56 neonati non sono stati riconosciuti dalle mamme, su un totale di 80.060 bambini nati. I bambini non riconosciuti di madri straniere rappresentavano circa il 62,5% dei casi, mentre nel 37,5% dei casi le madri erano italiane, la cui età era compresa tra i 18 e i 30 anni.

Alla luce di quanto emerso, il fenomeno dei bambini “abbandonati” (o, per meglio dire, affidati) dalle madri ad altre persone rappresenta circa lo 0,07% del totale dei bambini nati vivi. Dietro questa dolorosa scelta da parte delle madri, c’è la consapevolezza di non poter dare al proprio figlio una vita serena, per i motivi più disparati: da problematiche di natura economica a quelle di natura sociale o psicologica. Queste madri dimostrano il loro amore nel lasciare i propri bambini nelle mani sicure di coloro che faranno di tutto per farli crescere sani e felici.

“Lasciare un bambino alle cure degli ospedali è sicuramente una decisione estrema e dolorosa”, ha dichiarato il dottor Luigi Orfeo, Presidente della Società Italiana di Neonatologia. “Dobbiamo però considerare che la possibilità di affidare i neonati a queste strutture, dà loro la possibilità di essere assistiti al meglio ed immediatamente. Ciò garantisce a questi bambini una migliore prospettiva di vita, rispetto a quelli che ancora, purtroppo, vengono lasciati in altri luoghi, in situazioni non protette e rischiose”.

Orfeo ha poi specificato che le madri possono scegliere di effettuare il parto in anonimato. “Dopo aver partorito, la mamma ha la possibilità di lasciare il piccolo nella struttura ospedaliera che lo ospita, senza riconoscerlo e restando anonima […] In questo modo, il parto, pur nel rispetto della riservatezza e della privacy della donna, avviene in condizioni di sicurezza ed in ambiente protetto, senza rischi per la mamma ed il neonato.”

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