I documenti che provano come la Danimarca abbia impiantato, tra gli anni ’60 e ’70, spirali contraccettive (IUD) senza consenso a circa 4.500 donne inuit sono stati resi pubblici in una serie di podcast dell’emittente pubblica danese Spiralkampagnen. Ora 67 donne inuit hanno chiesto al governo danese un risarcimento.

Nel podcast sono stati riportati alcuni documenti degli archivi nazionali secondo cui, fra il 1966 e il 1970, la spirale contraccettiva è stata impiantata a circa 4.500 donne inuit, alcune delle quali minori di 12 anni: si tratta di un numero più o meno equivalente alla metà delle donne fertili in Groenlandia. Il piano di Copenaghen, chiamato ‘Danish coil campaign’, è poi continuato negli anni Settanta, non solo in Groenlandia, ma anche in Danimarca.

Ora 67 donne hanno chiesto al governo un risarcimento di 300mila corone danesi, pari a circa 40mila euro, e hanno dichiarato di essere pronte a citare in giudizio il governo, se questo non accetterà di pagare il risarcimento.

L’obiettivo del governo della Danimarca, con il Danish coil Campaign, era di dimezzare la popolazione in Groenlandia per risparmiare sul welfare, finché nel 1970 non si è raggiunto il raddoppio della popolazione dell’isola, dovuto alla modernizzazione del sistema sanitario groenlandese, che ha ridotto malattie e mortalità infantile.

Sebbene il piano di controllo delle nascite danese abbia avuto una grande risonanza solo dopo che i documenti del governo sono stati resi pubblici nel podcast, l’argomento era già stato portato alla luce nel 2017, quando la psicologa e attivista Naja Lyberth, una delle 67 donne che ora ha chiesto il risarcimento, ha raccontato la sua storia.

L’attivista ha dichiarato che nel 1976, quando aveva appena 13 anni, le è stato impiantato un dispositivo contraccettivo dopo una visita medica a scuola, senza che nessuno le spiegasse cosa stesse succedendo e senza chiedere il suo consenso o quello dei suoi genitori. Lo stesso è accaduto ad altre sue compagne di classe.

I nostri avvocati sono certi che i nostri diritti umani e la legge siano stati violati. È stato come sterilizzare le ragazze fin dall’inizio”, ha dichiarato la donna, che è riuscita ad avere un figlio rispetto ad altre che non sono più riuscite a concepire.

Lyberth è tra le più fortunate: molte delle donne inuit che hanno subito la contraccezione forzata, nel corso degli anni, hanno avuto emorragie interne, infezioni addominali e altre hanno anche dovuto fare ricorso all’esportazione dell’utero.

Dopo l’uscita del podcast, il governo danese e il Naalakkersuisut, il governo autonomo della Groenlandia, hanno istituito una commissione di indagine indipendente per approfondire le pratiche contraccettive praticate nell’isola dal 1960 al 1991. La commissione ha iniziato a indagare nel maggio del 2023, e le conclusioni dovrebbero arrivare nella primavera del 2025.

Non vogliamo aspettare i risultati dell’indagine”, ha dichiarato alla stampa Naja Lyberth. “Stiamo invecchiando: le più anziane tra noi, che avevano la spirale negli anni Sessanta, sono nate negli anni Quaranta e si avvicinano agli 80 anni. Vogliamo agire ora”.

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