Davide Fontana, condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio, lo smembramento e l’occultamento di cadavere ai danni di Carol Maltesi, sarà ammesso alla giustizia riparativa. La Corte d’Assise di Busto Arsizio ha accolto la richiesta dell’uomo, per la prima volta nella storia italiana, il 20 settembre 2023.

Il percorso consentirà a Fontana di lavorare e di avere un supporto psicologico riabilitativo, ma non è alternativo all’iter penale né incide sul piano civilistico. La giustizia riparativa, infatti, è una forma di risoluzione del conflitto che prevede che il colpevole rimedi alle conseguenze della propria condotta, coinvolgendo quindi nel processo anche la parte lesa, alla presenza di un mediatore.

Ora, stando a quanto dichiarato dall’avvocato di Fontana Stefano Paloschi, il caso “È stato trasmesso al centro per la giustizia riparativa e la mediazione penale di Milano. Non c’è una tempistica che possa fissare la mediazione, questo potrebbe essere un caso pilota”, si legge su Repubblica. Questo perché la norma è nuova, essendo stata introdotta dalla riforma Cartabia solo di recente: “Di certo si crea un precedente”, conclude l’uomo.

I genitori e l’ex marito di Carol Maltesi, però, si sono opposti alla decisione del giudice Giuseppe Fazio: “Il mio assistito e tutti i famigliari di Carol Maltesi non vogliono in alcun modo incontrare Davide Fontana”, dichiara Manuel Scalia, avvocato di Fabio Maltesi, padre della vittima, come riportato da Repubblica.

Ho avvisato il mio assistito, che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte”, ha proseguito Scalia. “Si è detto sconvolto e schifato da una giustizia che ammette un assassino reo confesso, che ha ucciso, fatto a pezzi ed eviscerato una ragazza, di accedere ad un percorso simile”.

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