"Poter lavorare gratis per anni": Emerald Fennell e la ricetta (ingiusta) del successo

La regista, attrice e sceneggiatrice Emerald Fennell ha ammesso che il fatto di essere una donna privilegiata appartenente a una famiglia importante le ha spianato la strada nel suo lavoro.

Emerald Fennell, sceneggiatrice, attrice, regista e produttrice britannica, ha dichiarato che è stato il nepotismo a lanciare la sua carriera e che questo le ha dato un vantaggio “profondamente ingiusto“.

Fennell ha offerto uno sguardo intrigante sulla sua carriera, intrecciandola con la presentazione del suo secondo film da regista, Saltburn, uscito il mese scorso. Emergendo come attrice di rilievo, ha catturato l’attenzione del pubblico grazie a interpretazioni memorabili in film d’epoca quali Anna Karenina e The Danish Girl (2015). Ha anche lavorato come autrice alla seconda stagione di Killing Eve.

Saltburn si focalizza principalmente sul tema del privilegio, che Fennell ha avuto modo di conoscere a fondo. Durante un’intervista con NME incentrata sul suo recente progetto, ha dichiarato: “In questo settore in particolare, ma anche nel tuo [giornalismo], uno degli unici modi per riuscire a realizzare qualcosa è che i tuoi genitori vivano a Londra e tu possa lavorare praticamente gratis per anni“.

Emerald Fennell è la figlia del rinomato designer di gioielli, Theo Fennell, e dell’autrice Louise Fennell. Cresciuta in una famiglia amorevole e benestante a Chelsea, un quartiere ora celebre per essere il cuore pulsante delle star dei reality di lusso, Emerald ha goduto di un solido sostegno finanziario. Tuttavia, nonostante il suo privilegiato background, ha aperto il dialogo sulle presunzioni legate al suo ruolo di regista donna nel settore cinematografico.

Fennell ha ammesso come il suo background influente l’abbia aiutata molto a ottenere il successo nel suo lavoro. “Ciò ti dà un vantaggio profondamente ingiusto e ne sono costantemente consapevole”, ha ammesso candidamente.

Nel corso della stessa intervista, Fennell ha asserito che il lavoro di una regista donna è frequentemente etichettato come una “memoria” o un “diario”, anziché essere riconosciuto come un “esercizio di immaginazione”. “La crisi del costo della vita è un dannato incubo. Il modo in cui gli uomini trattano le donne è un incubo. Come viviamo in un mondo in cui esistono queste cose? Non lo so. E quindi creo cose perché voglio parlarne e perché voglio che altre persone ne parlino”, ha dichiarato.

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