Gianna Nannini canta "Sono nata senza genere" e risponde a chi le chiede cosa significa

L’artista ha parlato del significato della canzone ‘1983’, contenuta nel suo nuovo album 'Sei nell'anima': “Non appartengo a una categoria, quando sei bambino non capisci le differenze”.

Gianna Nannini si è raccontata in occasione dell’uscita del suo nuovo album: pubblicato il 22 marzo 2024, Sei nell’anima è una raccolta di inediti nei quali l’artista canta la sua rinascita, musicale ma anche personale. In una serie di interviste, la cantante senese ha spiegato in particolare il significato del brano 1983, nel quale afferma: “Sono nata senza genere”.

È proprio in quell’anno, infatti, che Gianna Nannini sarebbe rinata dopo un periodo difficile: “Era il periodo di ‘Fotoromanza’: ho perso me stessa”, ha spiegato ad Andrea Laffranchi del Corriere della Sera. “Ho sperimentato la vera follia, il non capire chi sei, il capire che se non esci da lì è finita… È stato difficile ma ci sono riuscita: la mia mente ha fatto tutto. Quindi sono nata nel 1983 e se qualcuno non ci crede peggio per lui”.

Alla domanda su che cosa intenda con la parola ‘genere’ nel testo della canzone, la cantante ha specificato: “(…) lì intendo senza genere sessuale, non appartengo a una categoria. Quando sei bambino non capisci le differenze — bianco-nero, uomo-donna — che la società amplifica per creare divari. Nell’adolescenza ho vissuto altre difficoltà, non mi sono mai identificata”.

In un’altra intervista, questa volta a Fanpage, la cantante è tornata a parlare del brano, spiegando cosa significhi per lei nascere senza genere: “(…) Vuol dire uscire dai conflitti e dalle divisioni sociali di bianco, nero, bianco, femmina, della colpevolezza e tutto il resto. Nascere senza genere per me è eliminare questa conflittualità maschio femmina, che è sempre più preponderante in questo momento”.

Pioniera nel mondo della musica leggera italiana, Nannini ha poi raccontato i suoi primi anni nell’ambiente come cantautrice: “Sì, all’epoca c’erano poche donne, per anni la donna era stata interprete. Io quando ero piccola scrivevo già le canzoni, era una cosa naturale, mi veniva da scrivere, benché non ascolti tanto le altre canzoni, le scrivo su quello che sento dentro. Non ho mai avuto miti, a parte Janis Joplin che mi serviva come riferimento vocale, invece di avere un coach avevo lei”.

Sul movimento femminista, invece, la cantante ha dichiarato: “Io ero una di quelle che faceva concerti all’interno delle Feste dell’Unità, organizzati per il femminismo, e sono stata anche contestata un paio di volte. Ricordo che al Teatro Uomo – che paradosso, eh! – di Milano, una si alzò dicendomi che non erano canzoni femministe e io le dissi che aveva ragione, e partì il dibattito, anche perché all’epoca non è che cantavi e poi partivano gli applausi, dopo o ti mandavano a fanculo o c’era un dibattito, però non mi sono fermata per questo: cantavo cose molto intime, mie, dell’adolescenza, non pensavo di inquadrarle politicamente”. Infine, Gianna Nannini ha concluso rivelando la sua idea su musica e politica: “Per me la musica deve essere lontana dalla politica, perché questa la fai nel tuo modo di muoverti e vivere, sei rock o non lo sei, è già una scelta politica, come lo è nascere senza genere”.

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