Una condottiera audace, coraggiosa, generosa e, purtroppo, dimenticata dalla storia. La vita di Inés de Suárez, l’unica donna spagnola che ha partecipato alla conquista del Cile, viene raccontata nella serie tv Inés dell’anima mia, ispirata all’omonimo romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende. Su Canale 5, divisa in otto episodi che andranno in onda in quattro prime serate, la miniserie sarà trasmessa da venerdì 30 luglio. Nel cast Elena Rivera di Le verità nascoste, Eduardo Noriega ed Enrique Arce conosciuto grazie a La casa di carta.

Inés de Suárez nacque a Plasencia, in Spagna, nel 1507. Sbarcò in America nel 1537 con l’intento di ritrovare il marito, Juan de Málaga, che era partito per il Nuovo Mondo in cerca di fortuna. Dopo una lunga e infruttuosa ricerca in vari Paesi del Sud America, nel 1538 Inés raggiunse Lima dove scoprì che il marito era deceduto in mare poco tempo prima del suo arrivo in Perù. Come risarcimento per essere la vedova di un soldato spagnolo, le venne concesso un piccolo appezzamento di terra a Cuzco dove decise di stabilirsi.

Fu proprio lì che Inés conobbe Pedro de Valdivia, futuro conquistatore del Cile di cui si innamorò follemente. Quando quest’ultimo chiese a Francisco Pizarro, al cui comando serviva come maresciallo di campo, di poter aggregare Inés alla spedizione verso il Cile, gli fu accordato il permesso, alla condizione che la donna figurasse come domestica. Fu così che entrambi, insieme a un manipolo di 150 uomini, partirono e affrontarono le difficoltà imposte dalla geografia del luogo e dalla resistenza delle popolazioni indigene.

Inés si dimostrò forte, valorosa e intraprendente e si distinse nella cura di malati e feriti. Salvò anche de Valdivia da una congiura ordita da un suo rivale. Dopo mesi nei quali il contingente aveva fondato la città di Santiago, attuale Capitale del Cile, e trovato un punto di incontro con gli indios per una convivenza pacifica, scoppiò un’improvvisa ribellione della popolazione locale dei Mapuche. Gli insorti rasero al suolo Santiago e stavano per prevalere sugli spagnoli, quando Inés prese in mano la situazione.

Ordinò che sette capi degli indigeni, tenuti prigionieri dal contingente ispanico, venissero decapitati. Le loro teste furono gettate tra la folla e il caos che si generò permise alla cavalleria di disperdere i ribelli e di vincere la battaglia. Dopo questo episodio, de Valdivia conferì un encomio a Ines e i due continuarono a vivere insieme come una coppia. La cosa, però, destò i malumori di alcune fazioni di conquistadores e i due furono costretti a separarsi definitivamente quando Pedro fu processato dall’Inquisizione.

Nelle ricerche condotte per la stesura del libro, Isabel Allende ha ammesso in un’intervista di aver avuto molte difficoltà: “C’è molto poco, di scritto, su di lei. Gli storici, cileni e spagnoli, l’hanno praticamente ignorata. Quello che si sa arriva dal processo dell’Inquisizione contro Pedro de Valdivia e dalle accuse mosse contro Inés, nate dalla gelosia di altri capitani, che la vedevano più potente e fortunata di loro. Questa donna ha attraversato il mondo e vissuto come nessun’altra. Dopo di lei, in molte hanno dato la propria vita per raggiungere traguardi importanti”.

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