Tra le tante storie del nostro Paese c’è anche quella, estremamente suggestiva, del lago di Resia.

Parliamo di un bacino che si trova in Val Venosta, Alto Adige, caratterizzato dalla presenza di un campanile che emerge dalle sue acque, e che rende il luogo davvero affascinante.

Il motivo per cui il campanile svetta proprio in mezzo al lago, però, è invece decisamente più drammatico; il lago di Resia, che si trova nel comune di Curon, è il più grande dell’Alto Adige, e un tempo nella zona c’erano altri due laghi naturali, il Curon, appunto, e il San Valentino alla Muta. Nel 1950
si decise di realizzare una grande diga per la produzione dell’energia idroelettrica, unendo proprio due dei tre bacini naturali del Passo Resia, sommergendo il vecchio centro abitato di Curon e parte del comune di Resia.

Gli abitanti furono costretti a lasciare tutto, case, campi, possedimenti, e a trasferirsi altrove, causando un forte malcontento, tanto che scrissero persino al Papa per evitare la costruzione della diga, che costò circa 25 miliardi delle vecchie lire.

Tutti i tentativi di salvare la vecchia Curon, però, furono vani, e nella costruzione dell’opera andò perduta anche la chiesa romanica di Santa Caterina d’Alessandria, risalente al 1357, la stessa il cui campanile svetta ora emergendo dal lago e che, di fatto, resta l’unica sopravvissuta degli edifici, circa 160, che invece vennero fatti esplodere.

La vecchia Curon oggi riposa a 22 metri di profondità, e d’inverno, quando il lago è completamente ghiacciato, il campanile può essere raggiunto a piedi, rappresentando senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi di tutto l’Alto Adige; c’è anche una leggenda che aleggia sulla sua storia, che vuole che, nelle notti invernali, si sentano ancora le sue campane suonare. In realtà, però, le campane sono state rimosse il 18 luglio 1959, ancor prima della creazione del bacino artificiale.

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