Lidia Poët, la prima avvocata d'Italia interpretata da Matilda De Angelis su Netflix

Lunga, faticosa, tutt'altro che battuta la strada che ha portato le donne a iscriversi all'università, laurearsi e poter svolgere la libera professione: un cammino che però è tutt'altro che terminato.

Nel 1881, quando Lidia Poët si laurea a Torino in giurisprudenza (con una tesi sul diritto di voto alle donne) e due anni dopo quando, prima in Italia, supera l’esame di abilitazione e presenta la domanda per essere iscritta all’albo degli Avvocati e dei procuratori legali, la condizione femminile era ben lontano da essere paritaria a quella maschile.

Se dio ti voleva avvocato, ti faceva uomo“: sentenzia senza appello la cognata della giovane protagonista nella serie che Netflix le ha dedicato, La legge di Lidia Poët: 6 episodi prodotti da Matteo Rovere con Matilda De Angelis, in onda dal 15 febbraio.

E sì che era stata proprio un’italiana, la pugliese Giustina Rocca a esercitare la professione al Tribunale di Trani, nella seconda meta del Quattrocento, sotto dominio veneziano; personalità così in vista da ispirare a Shakespeare il personaggio di Porzia nel Mercante di Venezia.

A differenza della sua lontana antenata, Lidia Poët malgrado i pieni voti si vede revocare l’abilitazione per “ragioni d’indole morale e sociale“. La corte d’appello di Torino teme che le silhouette della moda femminile possano far perdere dignità alla toga, che le seduzioni femminili possano inquinare l’imparzialità della corte, che le stesse donne, considerate incostanti, possano arrivare anche a fare i giudici (solo dal 1877 le donne erano state ammesse come testimoni negli atti civili). Il Procuratore Generale del Re giudica che le donne “avranno pure a riflettere se sarebbe veramente un progresso e una conquista per loro quello di poter mettersi in concorrenza con gli uomini, di andarsene confuse fra essi, di divenir ne le uguali anziché le compagne, siccome la provvidenza le ha destinate“.

Costretta a lavorare con il fratello avvocato per una vita, riesce a cambiare il suo e il destino delle donne dopo di lei, solo nel 1920, quando, a 65 anni diventa la prima avvocata d’Italia, dopo che una legge del 1919 ha ammesso anche le donne all’esercizio delle libere professioni.

Più fortunata di lei – almeno in parte – era stata Ernestina Paper, proveniente da una agiata famiglia borghese ebrea, di origine russa, che prima in Italia si era laureata nel 1877 in medicina. Non esistendo allora un ordine professionale, potè praticare la professione almeno privatamente, anche se non in maniera regolare e spesso a titolo gratuito. Nel 1886, ottenne però il primo incarico pubblico: le visite mediche alle dipendenti della direzione compartimentale dei telegrafi di Firenze.

Se alle donne di ceto popolare, ancora a fine secolo, era permesso lavorare in fabbrica, per le borghesi e le nobildonne era considerato deplorevole: non solo non era concesso loro votare (il suffragio femminile in Italia è datato al 1946), ma solo nel 1874 vengono ammesse nei licei e alle università del Regno d’Italia (nel 1900 le donne iscritte nelle Università furono 250, mentre nei licei 287).

Oggi, secondo i dati del Miur, le donne rappresentano in Italia oltre il 50% della popolazione di riferimento: sono il 55,5% degli iscritti ai corsi di laurea; il 57,6% del totale dei laureati; il 50,0% degli iscritti ai corsi di dottorato e il 51,8% del totale dei dottori di ricerca.

Tuttavia, ancora nel 2021, come riportava un articolo de Il sole 24 ore, a fronte di 12.303 professori ordinari, le professoresse ordinarie erano 2.952; 19.676 professori associati contro 7.575 colleghe.

I soffitti di cristallo, insomma, sono sempre più vicini, anche grazie a donne come a Lidia Poët, ma tutti da sfondare.

La legge di Lidia Poët
Eduardo Scarpetta e Matilda De Angelis in La legge di Lidia Poët (Photo by Lucia Iuorio/Netflix © 2023)

Perché vedere La legge di Lidia Poët

Dopo i tanti biopic su personaggi storici femminili più o meno noti, dalla regina Elisabetta II di The Crown alla poeta Emily Dickinson, fino – per guardare in casa nostra – a Fernanda Wittgens, prima donna direttrice della Pinacoteca di Brera, e Oriana Fallaci (è di prossima uscita su Paramount+ Miss Fallaci con Miriam Leone), la Groenlandia di Mattia Rovere (a cui si deve il successo de Il primo re e poi della serie tv Romulus) non poteva farsi scappare un personaggio succulento come Lidia Poët, prima avvocata nell’Italia maschilista e misogina di fine Ottocento (quasi quanto quella di oggi, of course…).

Messa in scena sfavillante, con grande cura nella scenografia e nelle location torinesi di fine secolo, e una regia dal piglio internazionale, lontana dal piattume a cui ci ha abituato molta della fiction televisiva italica, la serie tv è un prodotto più che godibile, recitato in modo dignitoso dai suoi protagonisti.

Dialoghi meno forzati avrebbero sicuramente aiutato la sua protagonista, una Matilda De Angelis sempre più sulla cresta dell’onda dopo il piccolo ruolo nella serie di Susan Bier The Undoing – Le verità non dette, accanto a Nicole Kidman e Hugh Grant, e il David di Donatello come non protagonista in L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, di Sydney Sibilla (sempre produzione Groenlandia). Non da meno, Eduardo Scarpetta, ultimo discendente della gloriosa famiglia Scarpetta-De Filippo, tra i giovani più ricercati del nostro cinema, con all’attivo un David (per Qui rido io, di Mario Martone) e tre serie tv di grande successo di pubblico: L’amica geniale, Carosello Carosone e Le fate ignoranti.

Tra i punti di forza, il guardaroba variegato e ricco di dettagli (e qualche licenza poetica) che Stefano Ciammitti ha fatto confezionare per Lidia Poët, una sorta di Emily in Paris ante-litteram, tra tailleur in pelle con cul de Paris, bijoux tripudio di api, libellule e scarabei, e colori più che audaci. Costumi che si sono già guadagnati una mostra, dal 15 al 20 febbraio 2023, al Museo Nazionale del Cinema di Torino, e che non mancheranno di deliziare il pubblico coi loro merletti, velluti e tournure, quelle stesse imbottiture che, ahimè, tanto avrebbero potuto nuocere alle toghe e alla loro fiera autorevolezza.

La legge di Lidia Poët
Una scena del quinto episodio de La legge di Lidia Poët (Photo by Lucia Iuorio/Netflix © 2023)

Scheda della serie tv Netflix

La legge di Lidia Poët, serie tv Netflix in 6 episodi, è disponibile dal 15 febbraio.
Prodotta da Matteo Rovere, che ha diretto le puntate insieme a Letizia Lamartire, ha come protagonista Matilda De Angelis nei panni di Lidia Poët, la prima donna in Italia ad entrare nell’Ordine degli Avvocati.

Nel cast, anche Eduardo Scarpetta, il giornalista Jacopo Barberis, e Pier Luigi Pasino è Enrico Poët, fratello di Lidia.

Scritta da Guido Iuculano, Davide Orsini, Elisa Dondi, Daniela Gambaro e Paolo Piccirillo, la serie conta della scenografia di Laura Iemma e i costumi di Stefano Ciammitti.

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