Femminicidi 2022: la lunga scia di sangue non si ferma
Anche nel 2022 i femminicidi continuano a rappresentare un cancro sociale endemico, di cui non riusciamo a liberarci. 52 le vittime in poco meno di un anno, più di una a settimana.
Anche nel 2022 i femminicidi continuano a rappresentare un cancro sociale endemico, di cui non riusciamo a liberarci. 52 le vittime in poco meno di un anno, più di una a settimana.
Il 2021 è stato un altro anno nero per quanto riguarda la violenza sulle donne: 76 i femminicidi di cui vi abbiamo raccontato, in aumento del 10%, nel periodo compreso tra gennaio e ottobre, le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e dei divieti di avvicinamento, e i casi di revenge porn (+45%). Insomma, nonostante l’entrata in vigore, nel 2019, del Codice rosso, la piaga non accenna ad arginarsi in alcun modo.
Siamo quasi alla fine del 2022 e la cronaca racconta più di un femminicidio a settimana; numeri agghiaccianti che fanno comprendere quanto le leggi e i provvedimenti attuati finora non siano comunque sufficienti per limitare una situazione che, anno dopo anno, sembra solo peggiorare.
Nella stragrande maggioranza dei casi, come spesso accade, le vittime sono ex, compagne o mogli che volevano separarsi o con cui la situazione casalinga si era fatta complicata; ma anche figlie, come nel caso di Giulia Maja, assassinata dal padre assieme alla madre, oppure donne la cui unica “colpa” era esercitare la prostituzione, o aver rifiutato delle avances.
Tra i femminicidi più inquietanti dobbiamo raccontare quello della giovane mamma Carol Maltesi, uccisa a martellate, sgozzata, e il cui cadavere è stato poi fatto a pezzi dall’assassino, che lo ha abbandonato in alcuni sacchi neri in un paesino della provincia bresciana.
Una piaga che purtroppo non accenna ad arrestarsi, in cui patriarcato e misoginia continuano a rivestire un ruolo fondamentale, e che spinge necessariamente a riflettere su un’educazione culturale, di uomini e donne, che giocoforza deve cambiare per arginare quello che a tutti gli effetti è un cancro sociale endemico.
Abbiamo messo un punto interrogativo accanto al suo nome, perché non si sa ancora né se sia un femminicidio o addirittura che si tratti di un omicidio. La procura di Trieste ha infatti aperto due fascicoli di indagine: uno per suicidio e uno per sequestro di persona. Liliana Resinovich era scomparsa il 14 dicembre 2021 ed è stata ritrovata cadavere il successivo 5 dicembre: secondo inquirenti e autopsia sarebbe morta a ridosso di quella data. Nessuno è stato mai indagato, ma furono trovate sul suo corpo tracce di Dna maschile, poi rivelatesi da contaminazione.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Nadia, 70enne residente a Latina, sarebbe stata percossa dal genero, Antonio Salvatore Zappalà, cui aveva chiesto un favore. L’uomo l’avrebbe lasciata agonizzante sulla sedia a rotelle dove poi la figlia (moglie di Zappalà) l’avrebbe trovata per poi chiamare immediatamente i soccorsi. Ma non c’è stato niente da fare, Nadia Debora Bergamini è morta. Zappalà è stato rinviato a giudizio per omicidio.
Al momento non si conoscono ancora i nomi dei protagonisti della vicenda; sappiamo solo che un quarantanovenne E.N. avrebbe ucciso, soffocandola, la moglie in camera da letto, nella loro abitazione nel borgo di Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro.
Dopo il femminicidio l’uomo, un operaio, avrebbe confidato tutto al datore di lavoro, e in seguito a questa confessione la Procura di Lamezia Terme ha emesso un provvedimento di fermo nei suoi confronti.
La quarantunenne Simona Michelangeli è stata trovata senza vita nella sua abitazione in zona Marconi a Roma, nei pressi del Ponte di Ferro, tra i quartieri Ostiense e Gianicolese. Ad allertare i soccorsi il suo convivente, il cui racconto non ha però convinto gli inquirenti. I lividi sospetti segnalati dai medici sul corpo della vittima, e una precedente denuncia per maltrattamenti di Michelangeli hanno spinto la polizia del commissariato di San Paolo ad arrestare l’uomo il 26 gennaio, su ordine del Gip, che ha disposto la misura restrittiva in carcere su richiesta della locale Procura della Repubblica.
La ventritreenne è stata trovata morta nel tardo pomeriggio in un condominio di Grumo Nevano, in provincia di Napoli. A trovare il corpo di Rosa Alfieri suo padre, un imprenditore locale.
Alfieri aveva da poco terminato il turno nel tabacchino del fidanzato in cui era impiegata, ma mentre rincasava è stata attirata con un pretesto nell’appartamento di Elpidio D’Ambra, che si era trasferito da circa un paio di settimane in una delle abitazioni di proprietà del padre della ragazza.
Allertati non vedendo Rosa Alfieri fare ritorno a casa, i parenti si sono messi sulle sue tracce, chiamando anche quel vicino che, tuttavia, ha negato di averla vista e si è allontanato da casa, consegnando le chiavi dell’appartamento a un parente che, giunto sul posto, ha aperto la porta con i familiari della vittima, trovandola, riversa sul pavimento del bagno.
Probabilmente Rosa Alfieri si è difesa da un tentativo di stupro, e D’Ambra l’ha strangolata.
L’uomo è stato ritrovato il 2 febbraio all’ospedale San Paolo, nel quartiere Fuorigrotta di Napoli, dove si era recato per un malore occorsogli durante la fuga. Arrestato, ha confessato il femminicidio.
La cinquantunenne è stata uccisa dal marito Giorgio Meneghel, 53 anni, all’interno della loro abitiazione a a Zeddiani, in provincia di Oristano.
È stato lo stesso femminicida a telefonare ai carabinieri, spiegando di aver ucciso la compagna. Dopo la confessione l’uomo è stato arrestato e condotto in carcere per omicidio volontario.
La trentenne è stata uccisa all’interno del salone estetico dove lavorava a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno, dall’ex compagno, il quarantenne Alfredo Erra, che ha sparato con un’arma non regolarmente detenuta. Nell’agguato Erra ha ferito anche altre persone, fra cui l’uomo che riteneva essere il nuovo compagno di Anna Borsa, con cui si era lasciato da circa 8 mesi.
Erra ha poi rivolto l’arma contro se stesso, senza riuscire nel suo intento; ferito e cosciente, con un proiettile conficcato nel cranio, è fuggito a bordo dell’auto con cui era arrivato, ed è stato bloccato solo nelle ore seguenti, mentre vagava in stato confusionale nell’area di servizio di San Mango Piemonte, sull’autostrada A2. È stato trasportato all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona e sottoposto a un intervento chirurgico.
È accusato di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, tentato omicidio di altre due persone nel locale e porto abusivo d’arma da fuoco.
La sessantenne è stata trovata senza vita nella casa dove risiedeva a San Leonardo, frazione del comune di Cutro in provincia di Crotone.
A scoprire il corpo, riverso sul pavimento della casa, uno dei figli non conviventi della donna, che ha poi allertato i soccorsi, i quali hanno rilevato un colpo d’arma da fuoco nel petto.
Nelle ore seguenti i Carabinieri hanno interrogato Alfonso Diletto, ex marito della vittima, poi sottoposto a fermo di indiziato di delitto con le accuse di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, e porto d’arma abusivo.
Secondo le prime ricostruzioni l’uomo avrebbe raggiunto Vincenza Ribecco nel tardo pomeriggio per discutere di alcune questioni relative alla separazione, avvenuta un anno prima, e dopo un diverbio sarebbe partito un colpo accidentale dalla pistola che Diletto si era portato con sé.
La versione dell’incidente non avrebbe però convinto gli inquirenti, messi in allarme anche dalle parole del medico che seguiva Ribecco, il quale ha affermato che la sua paziente manifestava stati d’ansia dovuti proprio alla persecuzione che l’ex marito avrebbe portato avanti nei suoi confronti.
La ventritreenne è morta dopo che un incendio è scoppiato nell’abitazione in cui risiedeva a Napoli. Originaria dell’Ucraina, Bondarenko si era trasferita a settembre in Italia in cerca di lavoro, per poi tornare nel suo Paese e scappare allo scoppio della guerra, portando in Italia anche la figlia di 5 anni, con cui si era stabilita in un alloggio del rione di Borgo Sant’Antonio Abate, nel quartiere di San Lorenzo, a pochi passi dall’Orto Botanico di Napoli. La ragazza condivideva l’appartamento con altri inquilini, tra cui un connazionale Dmytro Trembach.
Proprio l’uomo è stato accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi: avrebbe cercato di sviare le indagini indirizzandole su un connazionale, tentando addirittura una fuga, ma i Carabinieri lo hanno rintracciato e bloccato ad Acerra. Per la polizia Trembach avrebbe picchiato la giovane fino a ucciderla, poi avrebbe appiccato l’incendio intenzionalmente per depistare le indagini. Secondo le ricostruzioni i due avrebbero avuto una relazione, ma Bondarenko avrebbe poi manifestato l’intenzione di chiudere.
A incastrare il ventiseienne anche i messaggi inviati alla madre di Anastasiia Bondarenko, nei quali avrebbe confessato il delitto. Il 22 marzo il Gip del Tribunale di Nola ha convalidato la custodia cautelare in carcere nei confronti di Trembach.
La donna di 45 anni è stata trovata morta nell’abitazione dove risiedeva nel quartiere di Santa Mara Vecchia, a Lentini, comune della provincia di Siracusa. Originaria di Casablanca, era sposata da circa 25 anni con un tappezziere del posto, Massimo Cannone, 45 anni. Con loro conviveva anche il figlio di 19 anni.
A chiamare i soccorsi un parente della coppia, avvertito dallo stesso Cannone che gli aveva riferito di aver trovato Zahir senza vita nell’abitazione; l’uomo avrebbe prima parlato di incidente, poi di suicidio e, seppur indagato, dopo 24 ore è stato rilasciato a piede libero e si è presentato in tv per un’intervista per il programma di Rai 2 Ore 14, dove ha fornito la propria ricostruzuione dei fatti, spiegando di aver trovato la coniuge esanime sul letto con un coltello conficcato in gola.
Questa versione non ha tuttavia convinto gli inquirenti, che il giorno dopo, il 15 marzo, lo hanno condotto in commissariato per essere sottoposto a un nuovo interrogatorio, dove ha reso infine una piena confessione davanti al magistrato.
Il cadavere della venticinquenne Carol Maltesi è stato rinvenuto, smembrato in più parti, a Borno, comune della Val Camonica in provincia di Brescia. È stato riconosciuto solo grazie ai tatuaggi che la ragazza aveva.
Era madre di un bimbo di 5 anni che però viveva a Verona col padre. A scoprire i suoi resti un sessantenne che, passeggiando, ha notato la presenza di quattro sacchi neri gettati in un dirupo nella frazione di Paline, accanto alla strada che conduce da Borno alla Val di Scalve. Aprendone uno, l’uomo ha trovato resti umani, e ha subito allertato i Carabinieri.
Nella giornata del 28 marzo un uomo si è presentato di sua spontanea volontà alla stazione dei Carabinieri per fornire informazioni relative alla scomparsa di Maltesi, contraddicendosi durante il racconto, al punto che i militari lo hanno riconvocato in caserma la sera stessa.
Durante il nuovo colloquio Davide Fontana, conoscente e vicino di casa di Carol, ha confessato il delitto. Nei suoi confronti è stato emesso il decreto di fermo per omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere.
Uccisa sotto gli occhi dei nipotini. Così è morta Tiziana Gatti, 62enne di Castelnovo di Sotto. La donna è stata aggredita dall’ex genero Osborne Tukpeh Antwi, che tuttavia viveva ancora con la figlia di Tiziana, anche se la loro coppia di fatto era in fase di separazione. Le ferite inferte erano da arma da taglio, ma Antwi, sebbene abbia ammesso di aver aggredito Tiziana, ha negato di averla ferita con la katana che era in casa, eventualità invece affermata dalla figlia della donna. L’assassino si è impiccato in carcere nel giugno successivo.
Rientra nei femminicidi l’omicidio di Giada, 13enne di Mesenzana, uccisa dal padre Andrea Rossin, nel sonno con fendenti di coltello. Con lei è stato ucciso anche il fratellino Alessio di 7 anni, mentre subito dopo Rossin si è suicidato. È un femminicidio per via del movente: Rossin era contrario alla separazione dalla moglie.
Viviana Micheluzzi, 50 anni, e suo marito Mauro Moser, 56 anni, sono stati trovati morti nel corso del pomeriggio a Castello-Molina di Fiemme, comune sparso della Val di Fiemme in provincia di Trento. A fare la scoperta due dei tre figli della coppia, ricoverati poi in stato di shock all’ospedale di Cavalese.
Secondo le ricostruzioni, l’uomo avrebbe ucciso la moglie a colpi di pistola, prima di togliersi la vita utilizzando la stessa arma da fuoco. Il cinquantaseienne avrebbe acquistato la pistola proprio in mattinata, poche ore prima del delitto, in un’armeria di Ora, un comune della provincia di Bolzano.
Un’altra nonna uccisa da un ex genero. Liliana Caterina Mancusa è morta in ospedale un mese dopo l’aggressione subita da Fulvio Baule, che dopo aver riportato i due figli, due gemelli di un anno, dalla ex moglie, avrebbe iniziato a litigare con lei. Poi, presa un’ascia dal bagagliaio dell’auto, Baule ha colpito la ex moglie e i genitori di lei. Il padre della donna è morto subito, mentre lei e la madre sono state ricoverate in coma farmacologico, ma Liliana ha poi perso la vita. Baule è stato rinviato a giudizio.
Il corpo della quarantaquattrnne è stato ritrovato a Fara Gera d’Adda, nelle acque del fiume Adda passante nelle vicinanze dove l’auto su cui viaggiava si è inabissata. Sulle prime l’ipotesi è risultata essere quella dell’incidente: mentre Vento è morta per annegamento, il marito, Carlo Fumagalli, è risultato disperso per tre ore e in seguito rintracciato mentre vagaga nel territorio di Vaprio d’Adda.
Grazie alle ricostruzioni degli inquirenti si è profilata, più avanti, un’altra ipotesi, secondo cui Fumagalli avrebbe inscenato l’incidente con il preciso intento di uccidere la compagna; alcuni testimoni hanno riferito di aver sentito alcune urla provenire dall’abitacolo dell’auto poco prima che questa si inabissasse nelle acque dell’Adda.
Il quarantanovenne sarebbe inoltre stato visto nuotare per poi scomparire nella fitta vegetazione, senza provare a salvare la compagna. Dopo l’interrogatorio cui è stato sottoposto è stato fermato e condotto in carcere, con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
La sessantaduenne è stata uccisa dal marito, coetaneo, Raffaele Fogliamanzillo nella casa della figlia, a Rimini, dove si trovavano per occuparsi dei nipotini (che per fortuna non avrebbero assistito al femminicidio). Sposati da circa 40 anni, negli ultimi tempi Avitabile si era rivolta più volte ai carabinieri per denunciare gli atteggiamenti violenti del marito.
Fogliamanzillo si è presentato di sua spontanea volontà alla Questura di Rimini ammettendo di aver ucciso la moglie a coltellate. L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato di per omicidio volontario aggravato dall’aver commesso il fatto ai danni della moglie.
La quarantanovenne è stata trovata morta nella sua abitazione a Dormelletto, comune sulla riviera piemontese del Lago Maggiore, in provincia di Novara. A scoprire il corpo la madre, avvertita dal datore di lavoro, insospettitosi perché non riusciva a mettersi in contatto con Solinas.
Gli inquirenti sono subito partiti con le ricerche del convivente della donna, Filippo Ferrari, resosi irreperibile. Il cadavere dell’uomo è stato trovato poco dopo a San Bernardino Verbano, sotto il ponte Casletto nella frazione di Rovegro, da alcuni operai del canale dell’Enel.
Secondo le ricostruzioni Ferrari avrebbe ucciso la compagna, con cui conviveva da 15 anni, e poi sarebbe uscito da casa con l’intenzione di suicidarsi.
La trentaseienne è stata ritrovata senza vita nella sua casa in via Plebiscito, nel centro di Frosinone, uccisa con dieci coltellate all’addome.
I sospetti si sono concentrati subito su P.I., ex compagno della donna, ritrovato in stato confusionale dai carabinieri sulla spiaggia di Sabaudia, con tracce che lo collegherebbero a De Cesare. Piantonato all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, è in stato di fermo in attesa di essere interrogato dagli inquirenti.
A dare l’allarme l’attuale compagno di Romina De Cesare, una guardia giurata che da diverse ore non riusciva a mettersi in contatto con la fidanzata.
La cinquantaseienne è stata uccisa assieme a sua figlia, Giulia Maja, di 16 anni, dal marito e padre Alessandro Maja. Sono state ritrovate nella loro abitazione di Samarate, in provincia di Varese, dai soccorsi allertati dia vicini di casa che hanno sentito delle forti urla provenire dall’appartamento.
Giunti sul posto, hanno trovato Maja ferito ma ancora vivo, così come l’altro figlio Nicolò, di 23 anni.
Le vittime sarebbero state sorprese nel sonno e colpite a martellate, poi l’uomo avrebbe provato a togliersi la vita dandosi fuoco. Adesso è accusato di duplice omicidio.
La sedicenne è stata uccisa assieme alla madre, Stefania Pivetta, dal padre, Alessandro Maja, che ha ferito gravemente anche il fratello maggiore e ha poi tentato di darsi fuoco.
La quarantaseienee peruviana è stata uccisa nel primo pomeriggio all’interno di un’abitazione dell’ex quartiere popolare “Ina Casa” di Rimini, dove si trovava per far visita ad alcuni parenti connazionali.
A ucciderla l’ex compagno Maximo Aldana De La Cruz, 54 anni, che ha ferito anche la figlia ventisettenne, intervenuta per difendere la vittima.
I poliziotti intervenuti dopo la chiamata di una delle persone presenti in casa hanno sottoposto a fermo De La Cruz, con l’accusa di omicidio volontario.
Il corpo senza vita della trentacinquenne è stato trovato nel corso della notte tra il 4 e il 5 giugno nei pressi del greto del torrente Parmignola a Marinella, nel comune di Sarzana, in provincia di La Spezia.
Originaria dell’Albania, Pjetri viveva con il marito connazionale ad Alteta, in provincia di Massa; l’uomo non sarebbe stato a conoscenza del fatto che la moglie facesse la prostituta.
A segnalalre il cadavere della donna alcuni passanti, che avrebbero anche visto un uomo trascinare il corpo. Pjetri è stata ucciso con una calibro 22. Per il suo omicidio è indagato l’artigiano trentaduenne Daniele Bedini.
Due giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Nevila Pjetri un altro corpo è stato trovato a Bozi, sempre a Sarzana; si tratta di quello di Camilla Bertolotti, quarantatreenne transessuale, che secondo gli inquirenti potrebbe essere stata uccisa, proprio come Pjetri, da Bedini.
Bertolotti si era trasferita da poco ad Albiano Magra e, come Nevila Pjetri, faceva la prostituta; gli inquirenti stanno cercando di capire se la pistola che l’ha uccisa è la stessa usata per Pjetri due giorni prima.
La quarantaduenne Lijdia Miljkovic è stata uccisa in strada la mattina dell’8 giugno nel quartiere Gogna di Vicenza, mentre, dopo aver accompagnato i figli a scuola, si recava al lavoro.
Quella mattina si era data appuntamento con l’ex compagno, Zlatan Vasiljevic, coetaneo originario della Bosnia-Erzegovina, che però, quando è arrivato, ha aperto il fuoco contro di lei, con un’arma illegalmente detenuta.
Vasiljevic subito dopo si è dato alla fuga, rendendosi irreperibile, mentre la vittima, raggiunta da diversi colpi, avrebbe fatto in tempo a scendere dalla macchina prima di stramazzare al suolo, mentre i passanti allertavano i soccorsi.
Vasiljevic si è poi reso autore di un altro femminicidio quel giorno.
Dopo aver ucciso la ex moglie Vasiljevic ha infatti tolto la vita all’attuale compagna, Jenny Gabriela Serrano, 36 anni, originaria del Venezuela, trovata nel pomeriggio in un veicolo parcheggiato in una piazzola di sosta della tangenziale di Vicenza.
Accanto a lei c’era anche il corpo dell’uomo, che prima avrebbe esploso un colpo di pistola alla nuca della donna per poi togliersi la vita.
Si tratta di un presunto femminicidio, poiché è stato riferito di una “gelosia ingiustificata” nei confronti della vittima da parte del suo aggressore. Lorena Puppo, 50enne di Fossalta di Portogruaro, è stata soffocata con un cuscino dal marito Giuseppe Santarosa, che poi si è suicidato con un taglierino.
La quarantasettenne è stata uccisa con la figlia, Renata Alexandra Trandafir nella loro abitazione a Cavazzona, frazione del comune di Castelfranco Emilia in provincia di Modena.
Ad allertare i carabinieri il marito della donna, Salvatore Montefusco, che ha freddato la moglie e la figlia di lei a colpi d’arma da fuoco, prima di recarsi in un bar per chiamare le forze dell’ordine.
Le amiche di Renata Alexandra Trandafir hanno affermato che la ragazza aveva paura dell’uomo, già denunciato in passato dalla moglie.
La ventiduenne è stata freddata, assieme alla madre, nella sua casa di Castelfranco Emilia. A sparare il patrigno di lei, Salvatore Montefusco, di cui Trandafir aveva paura.
La quarantenne è stata uccisa nel sonno nella sua casa di Codroipo, comune in provincia di Udine, dal marito, Paolo Castellani, 45 anni, che dopo aver compiuto il femminicidio ha chiamato la suocera per dirle di venire a prendere le bambine, che dormivano nella stanza accanto, e ha allertato i soccorsi, prima di allontanarsi da casa.
Molaro è stata uccisa a coltellate da Castellani, che avrebbe poi tentato di suicidarsi. È stato ritrovato mentre vagava in stato confusionale lungo un campo nel territorio di Codroipo, nei pressi di Villa Manin. Ha confessato l’omicidio della moglie e ora è in stato di fermo.
La trentottenne è stata trovata morta all’interno della sua abitazione a Novoli, comune Salentino della provincia di Lecce, nella notte tra il18 e il 19 giugno; a ucciderla il marito coetaneo, Matteo Verdesca, che dopo il femminicidio si è dato alla fuga, avvertendo prima i genitori di andare a prendere i figli a casa.
A lanciare l’allarme i vicini, che hanno sentito delle forti urla provenire dall’abitazione di Miccoli e Verdesca.
L’uomo è stato ritrovato morto, suicida: si è dato fuoco all’interno della sua auto nelle campagne tra Novoli e Campi Salentina (Lecce).
La trentatreenne è stata ritrovata morta in un’abitazione di Bellariva, frazione della città di Rimini, grazie alle segnalazioni dei vicini di casa, allertati dalle urla provenienti dall’appartamento dove la donna risiedeva con il compagno, Benedetto Simone Vultaggio, 47 anni, e il figlio di 5 mesi.
Vultaggio non ha opposto resistenza e si è consegnato ai poliziotti; ha ucciso la compagna con un mattarello, ma sul corpo di Peroni sono state trovate anche ferite corrispondenti a un’arma da taglio.
Illeso il bambino, presente in casa al momento dell’aggressione.
La settantunenne è stata trovata morta nel corso del primo pomeriggio nella sua casa a Marina di Mandatoriccio, comune sulla costa jonica calabrese in provincia di Cosenza. A chiamare i soccorsi i parenti della donna, preoccupati perché non riuscivano a mettersi in contatto con lei.
Per il suo omicidio è stato fermato il marito, il settantatreenne Luigi Carlino, rintracciato in un bar in paese. Fermato dai carabinieri e condotto in caserma, l’uomo ha confessato di aver ucciso la moglie con un’arma da taglio.
La cinquantasettenne è stata trovata accanto al corpo del marito, Antonino Santangelo, di 64 anni, che secondo gli inquirenti avrebbe ucciso la moglie prima di togliersi la vita.
Ad allertare i soccorsi alcuni vicini di casa, che avevano notato l’uomo esanime nel cortile antistante l’abitazione.
Zanatta è stata accoltellata con due fendenti nel corso della notte precedente, poi Santangelo avrebbe trascorso alcune ore con il cadavere della moglie in casa, prima di uccidersi lanciandosi nel vuoto dalla finestra dell’appartamento, al quinto piano del condominio in cui risiedevano a Savona.
Il corpo della trentaduenne, chiamata anche Debora, è stato rinvenuto nel tardo pomeriggio di domenica 10 luglio 2022 nell’abitazione del centro storico di Macchia, frazione del comune siciliano di Giarre, in provincia di Catania.
A dare l’allarme il marito della donna, Leonardo Fresta, 40 anni, che avrebbe trovato la moglie senza vita già l’8 luglio. La sua versione, piena di contraddizioni, non ha tuttavia convinto appieno gli inquirenti, che lo hanno sottoposto a fermo valutando il decesso di Pagano come violento, a causa di alcune ecchimosi rinvenute sul corpo e per la presenza di tracce ematiche rilevate con il Luminol.
Fresta si è dichiarato innocente e si è avvalso della facoltà di non rispondere; il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo e disposto la permanenza in carcere nei suoi confronti.
La trentatreenne è stato ritrovata senza vita nella casa in cui risiedeva a Cadorago, comune in provincia di Como, dopo che i vicini di casa, svegliati dalle urla, hanno allertato i soccorsi.
Il corpo di Di Mauro presentava diverse ferite da arma da taglio, mentre il compagno, Marco Campanaro, è stato ritrovato nell’appartamento con mani e vestiti sporchi di sangue. Arrestato in flagranza dai Carabinieri, non ha opposto resistenza e si è consegnato. In caserma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La cinquantottenne è stata uccisa dal marito, Sebastiano Cannella, coetaneo, nella sua abitazione, sulle alture della località di San Biagio, fra Bolzaneto e Pontedecimo in Valpolcevera, a Genova. La coppia aveva due figli di 25 e 30 anni ed era in fase di separazione.
Cannella, dopo il delitto, si è allontanato dalla casa vagando nei dintorni, ma si è poi costituito dai Carabinieri confessando il femminicidio.
La settantaquattrenne è stata uccisa dal marito Giovenale Aragno, 73 anni, nella loro casa nel quartiere La Rigola di Venaria, comune alle porte di Torino. A lanciare l’allarme i vicini di casa, preoccupati per le urla provenienti dall’abitazione.
In seguito anche Aragno ha chiamato i Carabinieri, dicendo di aver “aggredito la moglie”. Giunti sul posto i militari non hanno potuto che constatare il decesso della donna, colpita ripetutamente con un bastone al capo.
La cinquantaseienne è stata uccisa nella serata del 23 agosto dall’ex compagno, il ventisettenne Giovanni Padovani, già denunciato per stalking dalla vittima. In Procura era aperto un fascicolo su di lui, con le indagini affidate ai Carabinieri, anche se nei confronti di Padovani non sembrava essere stato ancora emesso alcun provvedimento restrittivo.
L’assassino ha aspettato Matteuzzi sotto casa sua, un condominio alla periferia di Bologna nella zona dell’Arcoveggio, portando con sé un martello. Dopo un alterco, Padovani ha cominciato a colpire la sua vittima, mentre i vicini hanno allertato soccorsi e forze dell’ordine.
La polizia, al suo arrivo, ha arrestato l’uomo, contestandogli poi il reato di omicidio volontario aggravato dallo stalking. La vittima, agonizzante, era ancora viva all’arrivo del personale sanitario, ma è deceduta dopo il trasporto in ospedale.
La quarantasettenne è stata uccisa dall’ex compagno Vito Sussa, 52 anni, a Villa Castelli, comune della provincia di Brindisi dove entrambi risiedevano.
Sussa ha aspettato l’arrivo della donna, che andava al lavoro in un’azienda tessile, e le ha esploso contro alcuni colpi di fucile, prima di andare a impiccarsi nel garage di casa sua.
Ad allertare i soccorsi colleghi e colleghe di Fumarola, rimasti sotto shock. All’arrivo dei sanitari, purtroppo la donna era già morta. Poco dopo i carabinieri hanno scoperto anche il corpo del suo assassino.
La quarantunenne è stata trovata morta nelle prime ore del mattino del 23 settembre 2022 all’interno dell’abitazione in cui risiedeva a Spinea, comune alle porte di Venezia, grazie all’allarme lanciato dal convivente trentacinquenne Alexandru Ianosi Andreeva Dimitrova.
Proprio l’uomo, però, è da subito risultato il principale indiziato per l’omicidio della compagna; avrebbe colpito Patranjel durante la notte con diversi fendenti, e al telefono con i soccorsi avrebbe riferito di averla uccisa. Tuttavia, con i militari si sarebbe trincerato nel silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Patranjel qualche settimana prima lo aveva denunciato in Questura, prima di ritirare la denuncia.
Ilaria Sollazzo, 31 anni, è stata uccisa dall’ex compagno Antonio Russo, 25 anni, nel corso della notte tra sabato 1 e domenica 2 ottobre 2022 a Scalea in provincia di Cosenza.
Secondo una prima ricostruzione, i due, genitori di una bambina, avrebbero deciso di incontrarsi per un ultimo chiarimento, probabilmente per parlare di alcuni dettagli legati alla separazione. Nel corso della discussione, però, sarebbe scoppiato un litigio.
Da una ricostruzione successiva, è emerso che l’incontro non era concordato e che lui avrebbe atteso sul posto il ritorno della donna, uscita per trascorrere una serata fuori casa con amici ed amiche. Mentre lei rincasava, l’avrebbe seguita per un breve tratto in auto, poi si è avvicinato all’abitacolo, prima di sparare 6 colpi di pistola con l’arma d’ordinanza, legalmente detenuta in quanto guardia giurata.
Naomi Cabral, 47 anni, è stata trovata morta nel corso del pomeriggio del 5 ottobre 2022 in un hotel di Tor San Lorenzo Lido, frazione di Ardea in provincia di Roma.
All’anagrafe Alejandro Daniel Cabral, secondo le ricostruzioni, la donna era solita affittare una camera della struttura alberghiera, dove si prostituiva. A ucciderla, secondo gli inquirenti, proprio un cliente: Mirko Angeloni, 35 anni, originario di Ardea. Nell’ordinanza di custodia cautelare del GIP si legge che Angeloni mostra «una enorme aggressività e un vero spregio della vita umana, privo di qualunque resipiscenza»; «lungi dal mostrare una qualche forma di dispiacere, si limita a giustificare il suo operato».
La donna sarebbe stata prima colpita alla testa con un posacenere, come rivelerebbero alcuni frammenti di vetro rinvenuti tra i capelli, e infine soffocata: l’autopsia a rivelato un’asfissia meccanica violenta dovuta ad un meccanismo misto di soffocamento e strozzamento.
Ilaria Maiorano, 41 anni, è stata trovata morta la mattina dell’11 ottobre 2022 all’interno dell’abitazione in cui risiedeva con la famiglia a Padiglione, in provincia di Ancona.
Sposata con El Gheddassi Tariq, 41 anni, originario del Marocco, aveva avuto due figlie con l’uomo, a cui era legata da dieci anni.
Allertati dalla madre, che dopo aver udito un litigio non riusciva a mettersi in contatto con lei, carabinieri e paramedici hanno rinvenuto il corpo senza vita della donna. Il marito avrebbe raccontato di un malore della moglie in seguito ad una caduta accidentale: al momento della caduta le figlie della coppia, di 8 e 5 anni, erano in casa, ma non avrebbero assistito all’incidente.
Una ricostruzione smentita dall’autopsia, che ha rilevato molteplici lesioni alla testa, probabilmente causate da un pestaggio a mani nude o con un oggetto contundente, e ferite lungo gli arti che indicherebbero un estremo tentativo di difesa da parte della donna.
Il corpo senza vita della trentacinquenne Elena Mocanu è stato ritrovato avvolto in una coperta nella sua abitazione di Bolzano, dove viveva con il compagno Avni Mecje, 27 anni.
Secondo la prima ispezione del medico legale, il risaliva probabilmente al giorno precedente; la vittima sarebbe stata colpita più volte alla testa con un martello. Ad avvisare le forze dell’ordine erano stati i familiari, che erano stati contattati da Mecje per annunciare di doversi “allontanare dalla città perché ricercato”.
Nel 2019 e nel 2020, quando la coppia viveva a Verona, lei aveva denunciato il compagno per maltrattamenti. La querela era stata ritirata, ma il procedimento era andato avanti d’ufficio e Mecja aveva ricevuto l’obbligo di dimora presso l’abitazione dei suoi genitori. Successivamente, la coppia si era ricongiunta proprio a Bolzano.
Slobodanka Metusev, 48 anni, è stata uccisa la mattina del 6 novembre 2022 a Capoterra in provincia di Cagliari. A compiere il delitto è stato il compagno, Stevan Sajn, 50 anni.
La coppia, originaria della Serbia, era ospite di una struttura di accoglienza per migranti e rifugiati politici gestita dalla Prefettura e dalla Onlus “Pueblos Unidos”, situata a poca distanza dalla Chiesa di Sant’Efisio nel centro storico del paese.
Il corpo della donna è stato ritrovato nell’alloggio condiviso dai due: a ucciderla 18 colpi di pistola. L’uomo è stato ritrovato dai Carabinieri mentre vagava in stato confusionale con le mani ancora sporche di sangue; secondo le testimonianze, le liti erano molto frequenti.
Il 13 novembre Anastasiia Alashri, 23 anni, è scomparsa da Fano, dove risiedeva insieme al figlioletto di 2 anni e al marito Amrallah Moustafa Mahjoub Alashrj, 42 anni, dal quale si stava per separare. Il giorno dopo, la giovane è stata trovata morta in un’area rurale della stessa città.
La ventitreenne, originaria dell’Ucraina, si era trasferita da Kiev a Fano nel marzo del 2022, dopo lo scoppio della guerra nel suo paese. L’11 novembre aveva denunciato l ‘ex compagno per maltrattamenti e violenze domestiche; l’uomo è stato fermato il 13 mentre era in procinto di allontanarsi dall’Italia per recarsi all’estero.
È stato lui a indicare la posizione del corpo: dopo averla uccisa a coltellate, a rinchiuso il corpo di Anastasiaa in un trolley e lo ha abbandonato.
Paola Larocca, 55 anni, è morta all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno la mattina del 16 novembre 2022. Poche ore prima, nella sua abitazione a San Mango Piemonte il marito Rodolfo Anastasio, 56 anni, l’aveva aggredita a coltellate.
Il figlio aveva provato a proteggere la madre, ricevendo qualche colpo di coltello, ma era stato inutile. Quattro giorni prima del delitto, la donna si era presentata in Questura per denunciare il comportamento persecutorio e ossessivo del coniuge e chiedere un provvedimento restrittivo che gli impedisse di avere contatti con lei.
Dopo il delitto, l’uomo si è tolto la vita impiccandosi a un cavalcavia dell’autostrada; secondo gli inquirenti, l’omicidio-suicidio era premeditato.
Martha Castano Torres, 65 anni, originaria della Colombia è stata uccisa a Roma il 17 novembre, terza vittima di quello che i media hanno indicato per ore come “il killer delle prostitute”. Per i delitti è stato fermato un cliente della donna, Giandavide De Pau, 51 anni.
Martha condivideva l’appartamento di Via Durazzo con la sorella; si prostituiva per aiutare la figlia.
Oltre a Martha Castano Torres, il 17 novembre hanno perso la vita – per mano dello stesso assassino, ipotizzano gli inquirenti – due donne di origini cinesi, di circa 45 e 25 anni, uccise in un’abitazione di via Augusto Riboty.
Una delle vittime è stata trovata uccisa a colpi di coltello sul pianerottolo; a dare l’allarme il portiere del palazzo, allertato da una residente. Una volta arrivata nell’appartamento, la polizia a scoperto il corpo della seconda donna, anche lei uccisa a coltellate.
Il corpo carbonizzato di Alice Neri è stato trovato all’interno della sua auto a Fossa di Concordia. La donna aveva trascorso del tempo con un collega e si accingeva a tornare a casa. Per il suo omicidio è stato accusato Mohammed Bedoui Gaaloul, estradato in Italia poiché rifugiato all’estero nei giorni successivi al ritrovamento del cadavere: sul suo capo pendono delle incongruenze relative all’alibi. Ancora però le indagini sono in corso quindi non si sa se si si trattato in effetti di un femminicidio, né se Gaaloul sia effettivamente colpevole.
Solo 3 giorni dopo il triplice femminicidio di Roma, Vera Myrtaj, 37 anni, è stata trovata morta insieme al nuovo compagno Flonino Merkuri, 24 anni.
A dare l’allarme le figlie della donna; in un primo momento gli inquirenti hanno pensato a un omicidio-suicidio, ma in seguito i rilievi degli investigatori hanno indirizzato le indagini sulla pista del duplice omicidio.
Le ricerche si sono concentrare sull’ex marito della donna Viron Karabollaj, 40 anni, in quel momento risultava irreperibile. La caccia all’uomo si è conclusa in un capannone di Chirignago, frazione di Venezia, in cui è stato ritrovato il corpo senza vita dell’uomo, che si è tolto la vita.
Wafaa Chrakoua è stata uccisa a Milano da Bouachib Sidki. Pare che in altre occasioni l’avesse percossa, ma lei non aveva presentato denuncia e quindi non esiste traccia ufficiale dei presunti abusi subiti. Il giorno del femminicidio Wafaa avrebbe litigato con il marito poiché disoccupato: l’uomo, stando alla ricostruzione, l’avrebbe colpita a letto con un coltello, fuggendo dal luogo del delitto e allertando uno dei figli della morte della madre.
Cinzia Luison è stata uccisa nella sua casa a Stino di Livenza dal marito Giuseppe Pitteri. L’uomo l’avrebbe colpita con un oggetto contundente, probabilmente una bottiglia di spumante, si ipotizza al culmine di un litigio di natura economica. Pitteri era stato infatti di recente affiancato da un amministratore di sostegno: la situazione l’avrebbe spinto a maturare rancori e risentimenti nei confronti della moglie.
Giovanna Bonsignore è stata uccisa a Villabate dall’ex compagno, Salvatore Patinella. L’uomo si era recato a casa della vittima probabilmente con l’intenzione di farle già del male. Giovanna è stata colpita più volte con un bisturi e, sebbene abbia cercato di difendersi, non ce l’ha fatta. Patinella, dopo aver ucciso Giovanna, si è tagliato la gola.
Giovanna Frino, di Apricena, è stata uccisa dal marito Antonio Di Lella. I due erano sposati da 20 anni, tuttavia litigavano spesso e la donna avrebbe voluto lasciarlo per tornare a Cerignola. Di Lella ha sparato all’indirizzo della moglie, uccidendola, e asserragliandosi nell’abitazione, dove successivamente si è consegnato alle forze dell’ordine.
Un colpo di pistola al volto ha ucciso Eliana Maiori Caratella, di Miglianico. A confessare il femminicidio il compagno Giovanni Carbone, con cui la vittima conviveva insieme ai figli nati da precedente unione. L’uomo si è costituito: pochi giorni più tardi si è suicidato in carcere. Carbone ha raccontato alle forze dell’ordine di litigi scaturiti a seguito di presunte problematiche legate al divorzio di Eliana dall’ex marito.
Maria Amatuzzo è morta dopo essere stata raggiunta da 12 coltellate vibrate dal marito Ernesto Favara, nella casa in cui la coppia aveva abitato, a Marinella Selinunte di Castelvetrano. La donna aveva infatti lasciato l’abitazione, con l’intenzione di separarsi dal marito, il quale, stando al racconto del nuovo compagno della vittima, l’avrebbe attirata in casa con un tranello.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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