Māhina Toki (nome di fantasia attribuitole), una bambina di 13 mesi, è annegata venerdì 28 luglio dopo essere caduta da un catamarano attraccato a Musket Cove, nelle Fiji occidentali, mentre i suoi genitori cucinavano la cena.

Il New Zealand Herald ha citato un portavoce della polizia delle Fiji, che ha spiegato che la piccola era legata a un’imbracatura sul ponte e stava guardando un film mentre i suoi genitori, Mark e Kiri, stavano preparando la cena nella cucina del catamarano.

Quando i genitori sono tornati sul ponte e non hanno trovato la bambina, hanno subito iniziato a cercarla. Si ritiene che la piccola sia riuscita a liberarsi e che sia caduta in acqua.

Il corpo della piccola è stato trovato che galleggiava in mare, e i tentativi di rianimarla non hanno potuto salvarla. “Quando siamo riusciti a trovarla, era troppo tardi”, si legge su Givealittle, la raccolta fondi per la famiglia. La polizia delle Fiji sta attualmente indagando sul decesso di Māhina Toki.

Sono stati raccolti più di 18.000 dollari, nella raccolta fondi pubblicata su Givealittle, ora chiusa, per aiutare la famiglia a coprire i costi dei voli di ritorno e delle spese funerarie.

Non è insolito, che di fronte a tragedie come questa, si aprano raccolte fondi in sostegno delle famiglie, ma non sempre le cose sono trasparenti come ci si aspetterebbbe.

Sull’argomento si è espressa Selvaggia Lucarelli che ha più volte ricordato che è importante, quando le persone donano per aiutare, fare chiarezza ed essere trasparenti, anziché “sfruttare” la tragedia.

La solidarietà è una cosa bellissima e io credo che i soldi risolvano moltissime cose ma, come dico sempre, le raccolte fondi serie sono prima di tutto burocrazia”, ha scritto la giornalista in una storia Instagram, “spiegare, motivare, rendicontare. Solo a patto che esistano queste condizioni di trasparenza si può donare. Il resto è empatia ignorante e fa solo danni”.

Parlando di una raccolta fondi per i genitori di una ragazza deceduta, Melissa, per cui sono stati donati 2 milioni di euro e per cui non c’è mai stata una rendicontazione dettagliata, Lucarelli ha ricordato che fare beneficienza consapevole è la cosa più importante, in questi casi.

I soldi sono stati chiesti a milioni di sconosciuti, i quali hanno il diritto di sapere come sia stata gestita la loro generosità. Questa, in teoria, è la regola base di tutte le raccolte fondi fatte come si deve”, ricorda Lucarelli, che ha ribadito la questione anche per la raccolta fondi per Giulia Tramontano voluta dalla sorella Chiara Tramontano, la cui somma era stata aumentata da 10mila a 15mila euro in due giorni.

L’obiettivo della raccolta per Tramontano, all’inizio, era devolvere il ricavato in “minor parte all’Associazione Penelope, che ha curato il caso, e il rimanente sarà destinato alla famiglia di Giulia” e poi cambiato: “Il ricavato verrà destinato alla famiglia di Giulia per coprire le ingenti spese causate da questa tragedia”.

Si è trasformata solo in una raccolta destinata alla famiglia di Giulia per coprire le ingenti spese. E chi aveva già donato?”, aveva scritto sui social Lucarelli, sottolineando che molti avevano donato non solo per dare sostegno alla famiglia, ma anche perché venissero promosse iniziative antiviolenza.

Visto che la raccolta va bene, è stato cambiato anche l’obiettivo economico da 10.000 a 15.000. Le ingenti spese della famiglia? La famiglia spieghi quali sono queste sue esigenze economiche perché questa raccolta promossa dalla sorella della vittima è di pessimo gusto”, aveva aggiunto la giornalista.

Occorre quindi fare attenzione ad affidarsi a raccolte fondi che siano trasparenti e affidabili, in modo tale che la propria generosità vada a buon fine.

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