Il caso di Mona Heidari, la sposa bambina di 17 anni, uccisa dal marito (con cui era imparentata) nel febbraio 2022 ad Ahvaz, aveva sconvolto l’Iran. L’uomo, di nome Sajjad Heidarnava, aveva decapitato la giovane ragazza e, subito dopo, era uscito in strada ridendo, con in mano la testa di lei. Heidarnava passerà in carcere solo 8 anni, nello stesso Paese in cui chi sta protestando contro il regime sta ricevendo pene ben più pesanti, quasi culminanti in esecuzioni e impiccagioni. 

Quando si era sposata, Mona Heidari aveva 12 anni. A 14 aveva avuto un figlio. Dopo l’omicidio,  ne era stato diffuso il video sui social. Il clamore che aveva sollevato il cas, aveva fatto chiedere alle associazioni per i diritti umani una stretta sui matrimoni per alzare l’età minima per le nozze, ora fissata a 13 anni per le ragazze.

L’omicidio della sposa bambina è avvenuto da parte del marito, con l’aiuto del fratello. Uccidere la moglie era per Sajjad Heidarnava una riparazione del proprio onore, leso nel momento in cui Mona Heidari era scappata in Turchia.

I genitori l’avevano convinta a tornare in Iran, dove aveva trovato la morte. Ma, dopo un processo di 11 mesi, la famiglia della ragazza ha concesso il perdono e ha rinunciato a chiedere una pena più severa. Per entrambi i colpevoli, si tratta quindi di una condanna senza appello.

Una sorte diversa tocca invece ai manifestati che scendono in piazza a protestare da quando è stata uccisa Mahsa Amini, la 22enne curda arrestata per aver indossato il velo in modo sbagliato secondo la polizia morale del governo. Da settembre sono state arrestate 19mila persone e ci sono state quattro esecuzioni capitali. 20 sono invece condannati in attesa di essere impiccati. I processi che riguardano queste misure avvengono sempre in modo sommario e senza le legali tutele di base.

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