Giuseppe Lopresti, impiegato nell’amministrazione è un padre malata che ha raccontato la propria esperienza a Repubblica, spiegando che ora è molto più sereno nel vedere la vita, e la malattia, da quando in soli 4 mesi il tribunale di Trento ha concesso a suo marito, Antonio Ortone, un’adozione lampo per suo figlio.

Sulle pagine di Repubblica Lopresti ricorda la paura provata durante il primo ricovero, durato 10 giorni. “Mentre si capiva via via quanto grave fosse… pensavo a mio figlio, per l’Italia soltanto figlio mio, che se fossi morto sarebbe rimasto orfano perché lo Stato non aveva voluto riconoscere Antonio, l’altro papà. Giorni terribili in cui sentivo con violenza la discriminazione verso i nostri bambini”, ha ricordato, chiarendo che se lui non ce l’avesse fatta il loro bambino sarebbe rimasto senza una famiglia. 

L’avvocato della coppia, Michele Giarratano, ha presentato la domanda di adozione di Antonio Ortone per il figlio biologico di Lopresti, mostrando le cartelle cliniche del padre biologico per sottolineare la gravità della sua condizione. “Tenerne conto, nel nostro caso, è stata la scelta giusta di un collegio che ha pensato al migliore interesse del minore. Non era scontato”, ha spiegato Lopresti, ricordando che molti tribunali, anche di fronte a situazioni gravissime, impiegano 3 o 4 anni per una sentenza di adozione.

Giuseppe Lopresti e il marito Antonio Ortone sono innamorati da 20 anni, si sono sposati negli Stati Uniti e in Italia hanno fatto ricorso all’unione civile.

Il figlio della coppia è nato con gestazione di supporto negli Stati Uniti quattro anni fa, e tornati in Italia Lopresti e Ortone hanno chiesto al comune di Trento di trascrivere il certificato, dove entrambi sono indicati come padri, “ma siamo stati respinti. Abbiamo fatto ricorso in tribunale, ma a quel punto mi sono ammalato”, ha spiegato Lopresti.

Lopresti ha chiarito che loro sono stati solo fortunati, perché senza una legge in Italia i figli di coppie LGBT non sono tutelati. “Quando la Giustizia funziona diventa un caso. Ma non può essere questione di fortuna incontrare giudici che fanno gli interessi dei bambini. Ci vuole una legge che tuteli tutti i nostri figli”, ha sottolineato.

Nel loro caso, Lopresti ha spiegato che hanno fatto ricorso sia alla stepchild adoption, perché avevano capito di non avere tempo in quanto “sarei potuto morire anche all’improvviso”, sia all’adozione tradizionale con l’aiuto di un notaio.

Fortunatamente il tribunale, viste le cartelle cliniche di Lopresti, ha attuato subito le procedure e in 4 mesi ha concesso un’adozione lampo ad Antonio Ortone. “Abbiamo incontrato i servizi sociali, sono state ascoltate le maestre di mio figlio. Tutto con estrema delicatezza”, ha spiegato Lopresti.

Nonostante questa vittoria, Lopresti ha dichiarato che adesso inizieranno una nuova battaglia per far dare a suo figlio entrambi i cognomi, il suo e quello del marito. “Nessun sofware della pubblica amministrazione è organizzato per registrare certificati con i nomi di due uomini… il sistema, due codici fiscali maschili li rifiuta. Il vero cambiamento è ancora lontano”, ha chiarito Lopresti.

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