Fin da piccoli ci dicono di non farlo, ma è più forte di noi: perché diciamo bugie?

Si può dire che sia impossibile non dire mai bugie. Ci capita spesso di dire le cosiddette bugie bianche, quelle che non fanno male a nessuno ma che ci permettono di evitare problemi inutili nella vita quotidiana e di ferire chi ci sta accanto.

Gli adulti, in generale, tendono a mentire principalmente per coprire errori commessi, impressionare gli altri, ottenere benefici economici ed evitare di offendere qualcuno. Ma quale meccanismo mentale ci spinge a mentire?

Per capire il motivo che ci spinge a dire bugie dobbiamo fare riferimento alla biologia evolutiva. In quest’ambito è facile comprendere come la menzogna è, in effetti, uno strumento prezioso nel kit di sopravvivenza di qualsiasi specie sociale.

Basti pensare (come rileva Seth Slater, un addestratore esperto del comportamento animale) ad alcune specie di uccelli, che per proteggere le loro uova dai predatori fingono di essere ferito trascinando a terra una delle loro ali, come se fossero feriti. Questo per attirare le volpi o gli altri predatori affamati lontano dal nido. Solo quando il predatore è abbastanza lontano dai piccoli questi uccelli riprendono a volare normalmente.

I bambini e le bugie

Gli studi hanno dimostrato che i bambini iniziano a dire bugie già all’età di sei mesi attraverso mosse che attirano l’ attenzione dei genitori o chi sta loro accanto, come il pianto falso o la risata. Solo dopo il compimento del settimo anno di età, però la loro capacità di mentire si affina. Capiranno quali sono le bigie che “funzionano” e sono credibili e quali invece non lo sono.

Mentire è un atto del tutto naturale (entro certi limiti e se non sfocia in un atteggiamento patologico), che i genitori non dovrebbero temere, purché i loro figli siano onesti sulle cose importanti. Sebbene, infatti, la maggior parte dei genitori a volte tenda a preoccuparsi che il proprio figlio stia mentendo, in realtà dovrebbero fare l’esatto contrario. Dovrebbero essere felici del fatto che il loro bambino sia un bambino sano, in grado quindi comprendere e distinguere le emozioni delle persone ed elaborare il modo migliore per comunicare con loro.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!