Siamo sempre stati abituati a pensare che i fiori siano “roba da femmine”, in qualche modo strettamente legati all’essere donne. In realtà le cose sono ben diverse da come sembrano, tanto che potremmo definire i fiori veri e propri simboli del femminismo.

L’associazione tra donne e piante può essere fatta risalire al ruolo delle donne guaritrici nelle comunità medievali e della prima età moderna. Lo studio e la classificazione delle piante era solo una parte di ciò a cui queste donne si dedicavano quotidianamente, e per questo conoscevano i fiori e tutte le loro caratteristiche molto bene.

“Durante il tardo XVIII secolo le donne avevano un libero accesso alla botanica, più che a qualsiasi altra scienza: raccoglievano piante, le disegnavano, le studiavano, le nominavano, insegnavano ai loro figli le piante e scrivevano libri divulgativi sulla botanica. Per questo la botanica è stata ampiamente associata alle donne”, ha scritto la storica Ann B. Shteir nel 1997.

Con il passare del tempo, questa ampia e approfondita conoscenza delle piante e dei fiori ha permesso alle donne di emanciparsi anche dal punto di vista professionale. Tale era la libertà delle donne all’interno di questa disciplina che nel corso degli anni furono pubblicati diversi libri popolari, scritti e illustrati da donne.

Elizabeth Blackwell fuse la tradizione erboristica con l’abilità artistica in A Curious Herbal (1737-1739), che presentava 500 illustrazioni incise e colorate a mano di piante. Ognuna di esse aveva la sua descrizione, con il nome tradotto in diverse lingue. Blackwell fornì anche diverse informazioni sugli usi medici di queste piante.

Nel 1796, Priscilla Wakefield pubblicò invece Introduzione alla botanica, un testo scritto appositamente per le donne che volevano prendere sul serio la loro educazione scientifica. La passione per la natura, le piante e i fiori fece esplodere la fantasia delle donne anche nel campo della moda. Intorno alla metà del Settecento crebbe una vera e propria mania per gli abiti con stampe floreali.

Una delle designer più di successo di questo periodo fu Anna Maria Garthwaite, che ha creato centinaia di disegni in seta raffiguranti fiori in forme e colori realistici, molti dei quali mostravano persino le radici delle piante.

Moltissime donne seppero unire la loro passione per i fiori alla decorazione degli interni della casa, diventando vere e proprie interior designer ante litteram. E iniziarono anche a fare giardinaggio. Quando una passeggiata in campagna non era un piacere accessibile, il giardino di casa poteva fornire un mondo botanico privato. Questo rappresentava uno sbocco raro e riconosciuto per lo sviluppo intellettuale, scientifico e artistico delle donne di qualsiasi classe sociale.

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