Il problema di diventare prime donne ufficiali ed essere definite "quarantenni e madri"

Michela De Santis, Sara Scala e Monica Segat sono le prime tre donne nominate tenenti colonnelle al comando di un battaglione in Italia. Non sono la loro età, né le loro maternità

L’Italia mette le stellette alle prime tre donne nominate tenenti colonnelle al comando di un battaglione.
Sono Michela De Santis, Sara Scala e Monica Segat, le tre donne ufficiali dell’esercito – saranno sette entro la fine dell’anno – già insediate alla guida delle loro squadre, composte per oltre il 90% da uomini.

Opereranno in uno degli ambienti di lavoro per tradizione e cultura più maschilisti e machisti, e con i loro nomi si scrive la Storia di un momento epocale che, per i principali quotidiani italiani, si sintetizza in questi titoli:

De Santis, Scala e Segat sono un’età e la loro maternità.
“Quarantenni e papà”, “Io, colonnello e papà”: bastano le basi del role play per comprendere quanto la mammizzazione delle professioniste sia sessista, e miri a ricondurle al ruolo sociale di mogli e di madri che la società pretende dalle donne.

La normalizzazione di un discorso paritario, che celebri le tappe dell’emancipazione salutandole come qualcosa di equo – e di terribilmente in ritardo – manca qui, e altrove, ogni volta che una donna raggiunge un ruolo finora precluso al suo genere. La narrazione delle donne che rompono il soffitto di cristallo è sempre quella di un di più: guardate l’eccezionalità di questa super eroina, sembrano dire i media; perché sia chiaro alle altre che non è normale, e che essere lì è concesso solo a patto di aver assolto prima ai propri doveri, coniugali e riproduttivi.

“La donna potente, se è madre, sembra fare meno paura a chi il potere lo ha visto fino a quel momento solo in mano agli uomini […], scrive Michela Murgia in Stai zitta (Einaudi, 2021).
Raccontare queste donne attraverso la determinazione, lo studio, di certo anche la diffidenza quando va bene, o il sessismo bieco per cui sono passate da quando nel 2001 sono entrare all’Accademia di Modena, sarebbe un racconto più onesto e propedeutico a un cambio culturale. Vorrebbe dire tracciare la strada che permetta alle bambine e alle ragazze di pensarsi davvero come desiderano, senza porre limiti persino alle possibilità dell’immaginazione. Vorrebbe dire rinunciare a passare loro sotto banco il messaggio che ok le ambizioni, ma ci sono cose più importanti, per prepararle alle quali sin da piccole abbiamo messo nelle loro mani pentolini e bambolotti adorabili persino quando fanno cacca e pipì che non puzzano, ma sembrano vere. 

Cos’hai pensato quando ti hanno detto che era impossibile, e che era una professione solo da maschi?
Sai cosa significa vedere queste stellette sulla tua uniforme per una bambina?
Quali sono le linee guida e i valori che darai ai tuoi uomini e alle tue donne?
Qual è il tuo obiettivo ora?
Quante domande si potrebbero rivolgere a Michela De Santis, Sara Scala e Monica Segat che hanno scritto la Storia? Tocca invece sorbirci il paternalismo di chi le celebra come fortunate per avere al loro fianco mariti che hanno fatto un passo indietro, o a lato. Il merito pare sia quello dei loro uomini, che hanno permesso il successo delle loro mogli, come se fosse stato loro diritto negarlo in ossequio a una lunga tradizione di pater familias non così compiacenti. Perché invece non archiviare il discorso, consegnandolo alla normalità di quello che accade in ogni famiglia sana quando entrambi i genitori lavorano; per denunciare semmai la problematicità di quando così non va?  

De Santis, Scala e Segat sono le prime tenenti colonnelle al comando di un battaglione (il femminile nella lingua italiana è sempre esistito, e finalmente possiamo usarlo): questa è la notizia. Chissenefrega dei figli avuti o che non ci sono, di anelli alle dita loro o di quelle che verranno: non ne abbiamo mai chiesto conto ai loro colleghi, non chiediamolo più a loro. 

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