"Pro life nei consultori": il nuovo (ennesimo) attacco del governo al diritto d'aborto

La proposta è contenuta come emendamento al decreto Pnrr, e ha sollevato le proteste di M5S e PD, che parlano di "attacco alla libertà delle donne". I suoi sostenitori, invece, chiariscono che si tratti di una semplice attuazione dell'art. 2 della legge 194.

Nuova stoccata del governo Meloni al diritto all’aborto: un emendamento al “decreto Pnrr” su cui è stata messa la fiducia nella giornata di ieri prevede infatti che nei consultori siano presenti associazioni Pro Life. Una decisione che M5S e PD hanno definito “atto vergognoso” ed “ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione”.

Il testo dell’emendamento, a prima firma di Lorenzo Malagola di Fdi e passato in commissione Bilancio, afferma che i consultori, nell’organizzazione dei servizi, “possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

Gli esponenti del governo spiegano che il testo non è altro che un’attuazione dell’articolo 2 della legge 194, o, come affermato dal coordinatore del network cattolico Sui tetti Domenico Menorello, una “mera trasposizione di una facoltà nota all’ordinamento […]  auspicabile alla luce del principio di sussidiarietà orizzontale”. Il citato articolo recita:

I consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975, n. 405, fermo restando quanto stabilito dalla stessa legge, assistono la donna in stato di gravidanza:

a) informandola sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio;
b) informandola sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante;
c) attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a);
d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.

I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.
La somministrazione su prescrizione medica, nelle strutture sanitarie e nei consultori, dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione responsabile è consentita anche ai minori.

Scritta così la legge appare chiara la possibilità di interpretare quella menzione a “formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato” come un’estensione a favore anche delle associazioni Pro Life, e questo fa capire, una volta di più, quanto una legge datata ormai 46 anni fa da sola non sia più sufficiente a tutelare il diritto all’interruzione di gravidanza.

“Viviamo in un Paese in cui il diritto all’aborto, all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco – dichiarano i rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari sociali di Camera e Senato – in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’aborto in Costituzione – il riferimento alla Francia appare chiaro – l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni”.

Questo governo continua nella sua battaglia contro i diritti delle donne e contro il diritto all’interruzione di gravidanza – fanno eco Silvia Roggiani e Marco Furfaro, responsabile welfare PD – Ci batteremo in Parlamento e fuori, a fianco alle associazioni femministe”. Francesco Boccia, capogruppo PD in Senato, ha invece parlato dell’ennesimo tentativo della destra di “assestare un altro colpo alla libertà delle donne. Invece di garantire loro servizi e stabilità, scegli d’indebolire luoghi fondamentali con figure appartenenti ad associazioni senza specifiche competenze”.

Si prospetta quindi una giornata decisamente intensa a Montecitorio, dove sono previste le dichiarazioni per il voto di fiducia sul decreto per il completamento dell’attuazione del Pnrr.

Non è il primo tentativo degli esponenti di Fratelli d’Italia e coalizione di far vacillare il diritto all’aborto nel nostro Paese: qualche mese la giunta del Municipio VI di Roma, guidata da Nicola Franco di Fdi, aveva suscitato scalpore per la proposta di far ascoltare il battito del feto alle donne che desiderano interrompere la gravidanza. Tutto questo mentre l’Europa, sulla scia dell’esempio francese, sta discutendo sulla possibilità di inserire il diritto all’aborto nella propria Carta fondamentale, e mentre dai Paesi che hanno proibito del tutto o quasi l’interruzione di gravidanza arrivano notizie tutt’altro che confortanti: solo negli Usa 65 mila gravidanze legate a stupri dopo le nuove leggi iper restrittive approvate in alcuni Stati, come vi abbiamo raccontato in questo articolo.

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